
Nel contesto di una fase politica caratterizzata da alleanze incerte, compromessi elettorali e tensioni interne ai principali schieramenti, l’ex senatrice Marinella Pacifico – già eletta con il Movimento 5 Stelle, oggi indipendente – interviene con lucidità sul tema del “campo largo” e delle sue contraddizioni. In questa intervista esclusiva, rilasciata in vista delle elezioni regionali, l’onorevole Pacifico analizza le recenti mosse del M5S, le ambiguità emerse dopo le inchieste su Sala e Ricci, il compromesso in Campania con il PD e il ruolo del giustizialismo all’interno del Movimento. Un punto di vista critico ma costruttivo, che aiuta a comprendere le dinamiche in atto tra le forze del centrosinistra e i rischi di una deriva identitaria del M5S.
Domanda. Senatrice Pacifico, lei che ha conosciuto il M5S dall’interno, come interpreta la posizione ambigua del Movimento sul campo largo con il PD, specialmente dopo le inchieste su Beppe Sala e Matteo Ricci?
Pacifico: Da indipendente, vedo il M5S in una fase di transizione difficile. La loro cautela su Sala e Ricci, con la sospensione degli incontri nelle Marche, riflette un riflesso condizionato del loro passato giustizialista, ma anche un calcolo politico per non alienarsi l’elettorato. Il campo largo è un progetto che richiede fiducia reciproca, e il M5S sembra oscillare tra il voler collaborare con il PD e il mantenere una facciata di purezza etica. Le inchieste mettono in evidenza questa fragilità: da un lato chiedono chiarezza, dall’altro non possono permettersi di rompere con il PD, che è un partner chiave per le Regionali. È una posizione pragmatica ma incoerente, tipica di un movimento che fatica a definirsi.
Domanda. In Campania, il M5S ha siglato un accordo con De Luca, sostenendo Roberto Fico e accettando un ruolo per Piero De Luca. Non è in contrasto con la loro retorica sull’etica?
Pacifico: L’accordo in Campania è un compromesso politico, punto. Il M5S ha dovuto ingoiare il rospo di collaborare con De Luca, che rappresenta tutto ciò che un tempo criticavano: un politico di lungo corso, con un sistema di potere consolidato. Fico è stato scelto per dare un volto “movimentista” all’intesa, ma l’inclusione di Piero De Luca dimostra che il M5S ha sacrificato parte della sua identità per pragmatismo. Da esterna, capisco la necessità di costruire alleanze per vincere, ma questo accordo evidenzia quanto il Movimento si sia allontanato dai suoi principi originari. È una mossa tattica, ma rischia di alienare la base storica.
Domanda. Sul tema giustizialismo e garantismo, il M5S sembra duro con Sala e Ricci, ma non ha preso le distanze da Chiara Appendino e Alessandra Todde, coinvolte in passato in vicende giudiziarie. Non è una contraddizione?
Pacifico: Assolutamente sì, è una contraddizione evidente. Quando ero nel M5S, il giustizialismo era un pilastro, ma applicato in modo selettivo. Appendino e Todde sono state difese perché figure di spicco del Movimento, con vicende giudiziarie affrontate in modo trasparente e senza condanne gravi. Sala e Ricci, invece, sono nel mirino perché esterni al M5S e perché il Movimento vuole marcare una differenza con il PD. È un doppio standard che riflette la loro difficoltà a bilanciare l’idealismo delle origini con il pragmatismo di oggi. Come indipendente, credo che il garantismo debba valere per tutti, senza distinzioni di bandiera.
Domanda. Il veto del M5S su Italia Viva in regioni come Emilia-Romagna e Umbria non rischia di frammentare il campo largo? Perché questa chiusura a Renzi?
Pacifico: Il veto su Italia Viva è una scelta comprensibile ma miope. Renzi è visto dal M5S come un simbolo di tradimento e opportunismo, e questa ostilità ha radici nella loro storia comune. Tuttavia, escludere Italia Viva riduce le possibilità di costruire un fronte ampio contro la destra. Il campo largo è un progetto inclusivo, che deve superare le ruggini personali. Il M5S, con questa chiusura, rischia di isolarsi e di indebolire l’intera coalizione. Serve più pragmatismo e meno vendette.
Domanda. Tornando alla Campania, come giudica l’intesa tra M5S e De Luca, considerando le perplessità del governatore su Fico?
Pacifico: L’intesa è un matrimonio di convenienza. De Luca è un politico scaltro, che sa di aver bisogno del M5S per consolidare il centrosinistra in Campania. Fico, d’altra parte, è una bandiera per il Movimento, ma non è il profilo che De Luca avrebbe scelto spontaneamente. Il fatto che l’accordo sia stato raggiunto dimostra che entrambi hanno fatto concessioni: De Luca ha accettato Fico, e il M5S ha chiuso un occhio su Piero De Luca. È politica, ma non è il trionfo della coerenza. Credo che il PD, con Schlein, abbia avuto un ruolo chiave nel mediare, ma il rischio è che l’alleanza appaia come un compromesso troppo lontano dai valori originari del M5S.
Domanda. Infine, Senatrice, come vede l’equilibrio del M5S tra il dialogo con il PD e la preservazione della propria identità? È sostenibile in vista delle Regionali?
Pacifico: Il M5S sta camminando su una corda sottile. Da un lato, il dialogo con il PD è necessario per essere competitivi, soprattutto in regioni come la Campania. Dall’altro, ogni compromesso erode la loro identità, che si basa su trasparenza e rottura con la vecchia politica. La mia esperienza nel Movimento mi ha insegnato che la base è sensibile a queste contraddizioni. Per le Regionali, il M5S dovrà scegliere: o si integra pienamente nel campo largo, accettando i compromessi, o torna a una linea più identitaria, rischiando l’isolamento. Credo che il futuro dei due partiti sia nella collaborazione, ma proprio questo legame che salverebbe il M5S paradossalmente rischia fortemente di fargli perdere credibilità identitaria.
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L’intervista alla senatrice Marinella Pacifico offre uno sguardo critico ma equilibrato sulle dinamiche interne al Movimento 5 Stelle e sul complesso rapporto con il Partito Democratico all’interno del progetto del “campo largo”. Da osservatrice indipendente ed ex esponente del M5S, Pacifico evidenzia le contraddizioni del Movimento, stretto tra la necessità di alleanze politiche per restare competitivo e il rischio di perdere la propria identità originaria fondata su trasparenza, coerenza e rifiuto dei compromessi.
L’accordo in Campania, le ambiguità sul garantismo, la selettività nel giudicare le inchieste giudiziarie e il veto a Italia Viva mostrano un Movimento in cerca di equilibrio tra idealismo e realpolitik. La senatrice invita il M5S a una scelta chiara: o integrarsi pienamente nel campo largo con tutte le sue implicazioni politiche, oppure recuperare una linea più identitaria, con il rischio dell’isolamento.
In un momento cruciale per le future alleanze e per l’assetto politico del centrosinistra, il contributo di Pacifico rappresenta una voce autorevole e lucida che pone interrogativi importanti non solo sul destino del M5S, ma sull’intera credibilità del progetto progressista italiano.
