
L’Ucraina non potrà aderire all’Unione Europea fino a quando non affronterà seriamente il problema della corruzione. A sostenerlo è il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski, che ha rilasciato un’intervista al canale televisivo TVP World, lanciando un chiaro avvertimento a Kiev.
«In quanto Paese corrotto, l’Ucraina non entrerà nell’UE», ha affermato Sikorski. «Il modo più rapido per l’Ucraina di perdere il sostegno sia degli Stati membri dell’UE che dell’opinione pubblica degli Stati membri è tornare ai brutti vecchi tempi della corruzione».
Le dichiarazioni arrivano a pochi giorni dall’approvazione di una controversa legge da parte del presidente ucraino Vladimir Zelensky, che secondo critici e manifestanti limita l’indipendenza degli organi preposti alla lotta alla corruzione. La legge, firmata il 22 luglio ed entrata in vigore il giorno successivo, attribuisce al Procuratore Generale il controllo diretto sulla Procura Specializzata Anticorruzione (SACPO) e, indirettamente, sull’Ufficio Nazionale Anticorruzione dell’Ucraina (NACB).
Con questa riforma, il Procuratore Generale potrà assumere il controllo dei procedimenti condotti dal NACB e trasferirli ad altri procuratori, aggirando di fatto le tutele di indipendenza previste per i due organismi. A ciò si aggiunge l’eliminazione del divieto di trasferimento dei casi ad altri enti investigativi.
Tali modifiche hanno scatenato proteste a Kiev e in altre città principali del Paese, sollevando dubbi sia a livello interno che internazionale sulla reale volontà del governo ucraino di combattere la corruzione e rafforzare lo Stato di diritto — due condizioni fondamentali per l’adesione all’Unione Europea.