
Nonostante l’incidente diplomatico avvenuto la scorsa settimana a Bengasi, l’Unione Europea ha ribadito il proprio impegno nel mantenere relazioni costruttive con tutte le autorità libiche, confermando che le tensioni non influiranno negativamente sulla cooperazione in materia di migrazione, stabilità e sicurezza regionale.
Il caso ha riguardato l’espulsione di una delegazione di alto livello dell’UE, guidata dal Commissario europeo per gli Affari Interni e le Migrazioni, Magnus Brunner, insieme ai ministri degli Interni di Italia, Grecia e Malta, poco dopo l’atterraggio all’aeroporto di Benina, martedì 8 luglio. Il gruppo era diretto a Bengasi per colloqui con le autorità orientali sul crescente flusso di migranti irregolari verso l’Europa.
La delegazione aveva già fatto tappa a Tripoli, dove aveva incontrato il Primo Ministro Abdulhamid Dabaiba e altri membri del Governo di Unità Nazionale (GNU), definendo l’incontro “produttivo” e focalizzato sulla lotta al traffico di esseri umani.
Ma le autorità orientali, vicine al Primo Ministro Osama Hammad, hanno dichiarato Brunner “persona non grata” e annullato ogni incontro, segnalando profonde tensioni interne e divisioni istituzionali.
“Una questione di protocollo”, afferma Bruxelles
Fonti della Commissione europea hanno minimizzato l’episodio, definendolo una semplice “questione di protocollo”. Un portavoce ha spiegato che, pur non entrando nei dettagli, l’UE “non cerca colpevoli” e intende continuare a collaborare con tutti gli attori rilevanti in Libia.
Il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha inoltre confermato che la politica europea sulla Libia resta invariata, mantenendo il principio di una “Libia unita”, pur riconoscendo la leadership del GNU come espressione del processo politico guidato dalle Nazioni Unite.
Cresce l’urgenza migratoria
L’incidente avviene in un contesto di forte preoccupazione per il crescente numero di migranti irregolari in partenza dalla Libia. Solo nel 2025, oltre 7.300 migranti sono approdati sulle isole greche di Creta e Gavdos, rispetto ai 5.000 del 2024. L’assenza di strutture adeguate ha spinto la Grecia a sospendere per tre mesi le procedure di asilo per migranti provenienti dal Nord Africa, specialmente dalla Libia.
La Commissione europea ha promesso di valutare la misura una volta che sarà formalmente adottata, ricordando un precedente del 2020, quando la Grecia prese decisioni analoghe durante una crisi con la Turchia, attirando forti critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani.
Dubbi su fondi e diritti umani
L’espulsione della delegazione ha anche riacceso il dibattito sull’efficacia e l’etica della cooperazione dell’UE con la Libia, specie in relazione al Fondo fiduciario di emergenza per l’Africa (EUTF) da 5 miliardi di euro. Una relazione della Corte dei conti europea ha criticato il fondo per scarso monitoraggio dei diritti umani e limitato impatto sulle cause profonde della migrazione.
Parallelamente, un’indagine di Lighthouse Reports ha rivelato che Frontex avrebbe condiviso dati con gruppi armati nella Libia orientale, generando serie preoccupazioni legali e morali.
Nonostante tutto, l’UE intende proseguire la cooperazione con tutte le autorità libiche, sottolineando l’importanza di un approccio coerente e multilaterale alla gestione delle migrazioni, alla sicurezza e al sostegno del processo politico nazionale.
