
In una nuova e controversa mossa commerciale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato mercoledì 9 luglio 2025 l’imposizione di nuovi dazi doganali su importazioni provenienti da otto Paesi, tra cui Algeria, Iraq e Libia. La decisione, presentata come parte di una strategia per proteggere l’economia e la sicurezza nazionale americana, entrerà in vigore il 1° agosto 2025.
Le nuove tariffe prevedono:
- 30% di dazi sulle importazioni da Algeria, Iraq, Libia e Sri Lanka.
- 25% su Brunei e Moldavia.
- 20% sulle importazioni dalle Filippine.
- Un dazio record del 50% su tutti i prodotti brasiliani, una misura che riflette anche ragioni politiche legate alla posizione dell’amministrazione Trump nei confronti dell’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro e della sua successione contestata.
La decisione è stata annunciata direttamente tramite il profilo Truth Social di Trump, a pochi giorni da un precedente pacchetto di dazi annunciato contro 14 altri Paesi, tra cui Giappone, Corea del Sud e Tunisia.
Ma non è tutto. Il presidente ha inoltre proclamato un dazio del 50% sulle importazioni di rame, motivando la scelta con ragioni di sicurezza nazionale. Trump ha sottolineato che il rame è una risorsa strategica fondamentale per la produzione di semiconduttori, sistemi di difesa, armi ipersoniche, batterie e centri dati.
“Il rame è il secondo materiale più usato dal Dipartimento della Difesa. La nostra sicurezza e competitività dipendono da una produzione interna forte,” ha affermato Trump.
Secondo gli osservatori, il nuovo pacchetto di dazi potrebbe causare rilevanti turbolenze economiche nei Paesi colpiti, con impatti negativi sulle esportazioni, in particolare per le economie fortemente dipendenti dal commercio con gli Stati Uniti, come quelle di Libia, Iraq e Brasile.
Il Brasile, in particolare, è stato il Paese più colpito con dazi al 50% su tutti i beni esportati, giustificati da Trump in una lettera al presidente Luiz Inácio Lula da Silva, in cui accusa Brasilia di aver “attaccato le libere elezioni e i diritti di libertà di parola degli americani”.
Con questi provvedimenti, Trump lancia un chiaro messaggio: gli interessi strategici e politici degli Stati Uniti guideranno la nuova fase della politica commerciale, anche a costo di alimentare tensioni internazionali. L’effetto domino di queste misure resta tutto da valutare, ma è certo che il commercio globale entra ora in una fase di crescente incertezza e volatilità.