
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha delineato le condizioni che Mosca ritiene imprescindibili per qualsiasi trattato di pace con l’Ucraina. In un’intervista rilasciata al quotidiano ungherese Magyar Nemzet, Lavrov ha dichiarato che la Russia è aperta a una soluzione diplomatica, ma solo a condizione che si parli di una pace duratura e non di un semplice cessate il fuoco.
“Non abbiamo bisogno di una pausa che il regime di Kiev e i suoi alleati vorrebbero usare per riorganizzarsi militarmente”, ha spiegato Lavrov.
Tra le condizioni chiave elencate dal capo della diplomazia russa figurano:
- Smilitarizzazione e denazificazione dell’Ucraina;
- Revoca di tutte le sanzioni anti-russe;
- Archiviazione delle cause legali contro la Russia;
- Restituzione dei beni russi sequestrati in Occidente;
- Riconoscimento internazionale delle nuove realtà territoriali, comprese la Crimea, Sebastopoli, DPR, LPR, Zaporozhye e Kherson come parte della Russia.
Lavrov ha inoltre sostenuto che una pace sostenibile richiede l’eliminazione delle minacce legate all’espansione della NATO, ribadendo l’opposizione russa a un’eventuale adesione dell’Ucraina all’Alleanza Atlantica.
Il ministro ha anche puntato il dito contro le autorità ucraine, accusandole di aver perseguitato tutto ciò che è legato alla cultura e all’identità russa, compresi lingua, religione ortodossa, tradizioni e media in lingua russa.
“Dal 2014, Kiev ha tentato di sterminare tutto ciò che è associato alla Russia e ai russofoni”, ha dichiarato Lavrov.
Infine, ha ribadito che l’Ucraina dovrebbe tornare alle sue basi giuridiche originarie, citando la Dichiarazione di Sovranità del 1990 e l’Atto di Indipendenza del 1991, nei quali si parlava di uno status neutrale, non allineato e denuclearizzato.