
La Grecia ha annunciato l’invio di tre navi da guerra nel Mediterraneo orientale, tra la Turchia e la Libia, ufficialmente per monitorare e controllare il flusso migratorio proveniente dalle coste libiche. La notizia, riportata dal quotidiano turco Zaman, evidenzia una nuova fase di tensione geopolitica nella regione.
Durante il recente vertice dell’Unione Europea a Bruxelles, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis ha giustificato la decisione come parte di un piano per rafforzare la sicurezza delle frontiere marittime della Grecia e per contrastare il traffico di esseri umani. Le navi militari avranno il compito di monitorare e, se necessario, intercettare le imbarcazioni dei trafficanti, respingendole verso le coste libiche.
Il dispiegamento delle forze navali greche avviene in un contesto già delicato a causa delle crescenti frizioni tra Grecia e Turchia, in particolare in merito al controverso memorandum d’intesa marittimo firmato tra Turchia e Libia. Il Consiglio europeo ha dichiarato che tale accordo viola i diritti sovrani di terzi Paesi e non ha valore giuridico internazionale, alimentando ulteriormente le tensioni.
In questo quadro, Mohamed Al-Harari, capo del Comitato per i confini marittimi del Ministero degli Esteri libico (sotto il governo di Abdul Hamid Dbeibeh), ha visitato Atene per rilanciare il dialogo bilaterale. Ha accolto positivamente l’annuncio del ministro degli Esteri greco Giorgos Gerapetritis, intenzionato a visitare la Libia, ma ha anche sottolineato come la Grecia non riconosca ufficialmente l’accordo Libia-Turchia.
Nel frattempo, la Camera dei Rappresentanti libica si sta muovendo per ratificare l’accordo marittimo con Ankara, avendo già istituito un comitato tecnico in tal senso. Questa decisione appare in aperto contrasto con l’accordo sulla delimitazione dei confini marittimi tra Egitto e Grecia, aumentando le tensioni tra attori regionali.
Il 25 giugno, Mitsotakis ha pubblicato un messaggio su X (ex Twitter) dichiarando che l’invio delle navi è un chiaro segnale ai trafficanti: “La Grecia non è un vigneto selvaggio.”
Questi sviluppi sottolineano le complesse dinamiche geopolitiche nel Mediterraneo orientale, dove questioni legate alla migrazione, alla sicurezza marittima e alla sovranità territoriale si intrecciano con alleanze regionali instabili e rivalità storiche.