
Il biologico è una scelta consapevole, ma anche un settore strategico che guarda al futuro dell’agricoltura, della salute e dell’ambiente. Proprio per approfondire lo stato attuale e le prospettive del comparto, l’Agenparl ha intervistato Nicoletta Maffini, Presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici e naturali.
A due anni dall’inizio del suo mandato, Maffini fa il punto sui risultati raggiunti, sulle sfide ancora aperte e sulle iniziative messe in campo per rafforzare la voce del biologico, sia a livello nazionale che europeo. Dal dialogo con le istituzioni alle azioni di comunicazione verso i consumatori, fino all’importanza di distinguere tra “biologico”, “naturale” e “sostenibile”, l’intervista è un’occasione per riflettere su un settore che vuole crescere unito, consapevole e competitivo, nel rispetto dell’ambiente e della salute collettiva.
Dopo due anni, quali sono, secondo Lei, i primi risultati raggiunti dall’Associazione e quali sono gli obiettivi ancora da raggiungere?
Dopo due anni, possiamo dire che i primi risultati raggiunti dall’Associazione sono frutto di un lavoro di squadra, che include sia il gruppo attuale che chi ci ha preceduto. Tra i traguardi più significativi ci sono le attività di promozione e visibilità del settore e il rafforzamento delle relazioni tra le diverse organizzazioni. Un passo importante è stato l’avvio della collaborazione con il Consorzio il Biologico, insieme al quale introdurremo attività di comunicazione più impattanti. Tra gli obiettivi da raggiungere c’è sicuramente quello di investire con decisione nella comunicazione verso il consumatore finale, per chiarire la differenza tra i green claims e il vero biologico. Vogliamo promuovere una maggiore consapevolezza sul fatto che solo l’agricoltura biologica rigenera i terreni e produce ingredienti sani, alla base di un’alimentazione che tutela la nostra salute.
Dall’inizio del Suo mandato ha sempre sostenuto l’importanza di unire le voci delle diverse associazioni del biologico e ne è una testimonianza anche l’ultima assemblea dei soci, organizzata con Consorzio Il Biologico. In che modo ha lavorato, e sta lavorando, per costruire questa unità?
Si, come ho detto sopra questa importante collaborazione ha preso il via e, durante la scorsa Assemblea, abbiamo organizzato e gestito insieme la parte pubblica di interesse comune. Uniti rappresentiamo circa 300 imprese di trasformazione e distribuzione – in piccola parte anche agricole – e abbiamo potuto approfondire i temi politici più recenti oltre a quelli di mercato. Ritengo fondamentale, per la crescita del settore, che si creino le opportune sinergie tra le singole imprese, ma anche tra le organizzazioni. Il lavoro, anche in questa circostanza, è fatto a tante mani, la volontà di costruire deve esserci da entrambe le parti e, nel nostro caso, c’è. Sia il CD di AssoBio, sia il CDA del Consorzio hanno con entusiasmo accolto questa collaborazione, siamo convinti che l’unione faccia la forza e in questo particolare momento storico possa anche fare la differenza! Siamo all’inizio, ci auguriamo tutti, di un lungo percorso.
Come giudica il dialogo attuale con le istituzioni italiane ed europee in materia di biologico?
Il dialogo è estremamente positivo e, per questo in particolare, ringrazio il Sottosegretario D’Eramo (che ha la delega per il nostro settore) per l’attenzione che ci dedica e la costante disponibilità al confronto. Anche in Europa facciamo ascoltare la nostra voce attraverso l’adesione a IFOAM Organics Europe che ha il compito di rappresentarci. Tuttavia, soprattutto in questo caso, ritengo che debba arrivare – da parte nostra e di altre organizzazioni come, per esempio, FederBio con la quale c’è un confronto costruttivo e proficuo – una nuova forte e chiara richiesta di attenzione al settore. È il caso dell’European Green Deal che nel 2020 dava decise indicazioni sull’obiettivo di trasformare il 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030. Oggi sembra si sia persa questa visione e noi chiederemo di riportare l’attenzione sull’agricoltura biologica, perché unica agricoltura sostenibile, rispettosa della natura, delle persone e degli allevamenti, oltre che estremamente innovativa.
AssoBio ha avuto un ruolo nel portare il biologico al centro di qualche misura politica o normativa recente?
Si, AssoBio ha avuto e continua ad avere un ruolo attivo nei processi decisionali che riguardano il settore biologico, soprattutto sul fronte normativo. In particolare, l’Associazione partecipa a quello che possiamo definire – per chiarezza – il “tavolo tecnico del biologico”. Si tratta di uno spazio di confronto partecipato, in cui siedono rappresentanti di diverse realtà associative e del mondo produttivo, per dialogare con il Ministero e contribuire a orientare le scelte normative in modo condiviso.
Questo tavolo si è rivelato particolarmente rilevante negli ultimi anni, con l’entrata in vigore e la progressiva applicazione del nuovo Regolamento europeo sull’agricoltura biologica (Reg. UE 2018/848) che ha ridefinito il quadro normativo comunitario in tema di produzione, etichettatura e controllo, lasciando però agli Stati membri il compito di adattare la normativa nazionale alle nuove disposizioni. AssoBio, in questo contesto, ha svolto un ruolo importante portando la voce dei suoi oltre 130 soci – attivi lungo tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione – per contribuire alla costruzione di una normativa coerente, efficace e capace di sostenere la crescita del settore.
Uno dei suoi obiettivi è anche facilitare il networking tra i soci per generare opportunità di crescita, ce ne può parlare?
Si, confermo: è un obiettivo oltre che una richiesta che arriva da parte dei soci. Siamo andati in questa direzione con il pranzo condiviso tra soci di AssoBio e del Consorzio il Biologico durante il quale ho visto con piacere vivaci confronti tra imprese storiche e imprese più giovani. Questa è stata la prima di una serie di iniziative che metteremo in atto per rafforzare scambi e confronti utili alla crescita del settore.
Lei ha spesso parlato della necessità di fare chiarezza nei termini usati nel mondo del bio. Perché è così importante oggi distinguere, ad esempio, tra “biologico”, “naturale” o “sostenibile”?
La parola “biologico” ha alle spalle regolamenti europei e indicazioni chiare di produzione, trasformazione e conservazione degli alimenti, a differenza delle parole “naturale” e “sostenibile” che dicono poco sulla natura del prodotto stesso. Come spesso affermo, l’agricoltura biologica è senz’altro sostenibile, mentre tutto il resto è opinabile. Proprio in questo scenario, AssoBio è impegnata a livello nazionale ed europeo affinché venga attuata in modo efficace la nuova normativa UE 2024/825 sui green claims, che regola le dichiarazioni ambientali dei prodotti. L’obiettivo è quello di tutelare i consumatori da comunicazioni ingannevoli e, al tempo stesso, di difendere chi – come il settore biologico – si impegna in un percorso serio, tracciabile e sottoposto a controlli rigorosi. Come Associazione sosteniamo questo impegno anche attraverso la nostra adesione a IFOAM Organics Europe, contribuendo così a dare voce al biologico italiano all’interno del dibattito europeo e a contrastare forme di concorrenza sleale che danneggiano il valore reale della certificazione biologica.
Qual è lo stato della comunicazione sul biologico verso i cittadini-consumatori? Secondo Lei perché la “fogliolina europea”, marchio ufficiale del biologico, è ancora così poco conosciuta?
Come ho detto sopra c’è molto da fare in questa direzione, siamo ancora lontani dalla piena consapevolezza del marchio europeo perché in etichetta troviamo spesso un “affollamento” di marchi (IGP, DOP, …) quindi, anche su questo aspetto, cercheremo di contribuire a fare chiarezza con le nostre azioni di comunicazione attraverso tutti i canali a disposizione, social inclusi. Un esempio concreto è la divulgazione della campana “Il Bio dentro di noi”, – promossa da AssoBio, FederBio e Consorzio il Biologico – che mostra i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Roma Tor Vergata sui benefici che porta alla nostra salute una dieta mediterranea 100% biologica. È necessario far capire che il biologico è molto più di un’etichetta: è una scelta di benessere collettivo.
Come immagina il biologico italiano nel 2030?
AssoBio è presente nei luoghi in cui si decide il futuro del biologico, con l’obiettivo di rappresentare le istanze del settore in modo costruttivo e trasparente. Lo fa per valorizzare un modello produttivo che tutela l’ambiente, promuove la salute e sostiene un’agricoltura più giusta e sostenibile, oltre che, naturalmente, per tutelare le legittime esigenze imprenditoriali dei propri soci. Nel prossimo futuro, mi auguro che le azioni che metteremo in campo in Italia e in Europa – insieme a tutte le organizzazioni coinvolte – possano contribuire a far crescere le superfici coltivate, ma anche i consumi e la consapevolezza dei cittadini. Per il 2030 mi aspetto sicuramente dei numeri in crescita rispetto a quelli attuali.
