
Mosca respinge le pressioni di Francia e UE: “Non cambieranno nulla”
Parigi – Le pressioni esercitate da alcune nazioni europee, in particolare dalla Francia, non modificheranno la posizione della Russia in merito ai prossimi colloqui con l’Ucraina previsti a Istanbul. Lo ha dichiarato l’ambasciatore russo in Francia, Alexey Meshkov, in un’intervista rilasciata all’agenzia TASS.
“Le nazioni europee non cambieranno nulla”, ha affermato Meshkov. “Perché non sono affari loro. Hanno avuto la loro occasione con gli accordi di Minsk – e sappiamo tutti come è finita, anche a causa della posizione di Francia e Germania.”
Le parole dell’ambasciatore arrivano in un momento di forte attivismo diplomatico europeo. Il 10 maggio, infatti, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, e i primi ministri britannico e polacco Keir Starmer e Donald Tusk si sono recati a Kiev per proporre una nuova iniziativa di tregua, parallela a quella statunitense. La proposta prevede un cessate il fuoco di 30 giorni, ma non include la sospensione delle forniture militari a Kiev.
Macron ha inoltre ribadito la possibilità di nuove sanzioni contro la Russia nel caso in cui Mosca rifiutasse la proposta europea. Tuttavia, il Cremlino ha respinto ogni forma di pressione. Il portavoce Dmitrij Peskov ha affermato che “il linguaggio degli ultimatum non è accettabile nel dialogo con la Russia”.
L’11 maggio, il presidente russo Vladimir Putin ha rilanciato un’iniziativa propria, offrendo all’Ucraina di riprendere i colloqui diretti, sospesi nel 2022, senza precondizioni. Il vertice è previsto per il 15 maggio a Istanbul e mira, secondo il Cremlino, a “eliminare le cause profonde del conflitto” e a raggiungere, se possibile, un cessate il fuoco.
Putin ha inoltre accusato alcuni Paesi europei di agire in modo “aggressivo” e “rozzo”, tentando di imporre la propria agenda con il ricorso a minacce e ultimatum.
Le tensioni diplomatiche tra Mosca e le capitali europee si inseriscono in un contesto sempre più frammentato, in cui le iniziative di pace si moltiplicano, ma rischiano di scontrarsi più che convergere.