
L’organismo datoriale evidenzia gli ultimi dati del CNEL: solo una persona con disabilità non grave su due lavora. Servono incentivi strutturali per operare un cambiamento culturale.
Tra il Giubileo della disabilità, celebrato il 28 e il 29 aprile, e il primo maggio c’è un incrocio importante: sono le persone con disabilità e l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro. Per Federterziario, l’organismo datoriale che rappresenta circa 90mila micro, piccole e medie imprese, è tempo di dare il giusto spazio nelle politiche del lavoro alle persone disabili che trovano scarse opportunità occupazionali: secondo dati Istat lavora il 57% delle persone con disabilità non gravi e il 33% di quelle con gravi limitazioni, a fronte del 62% della popolazione senza condizione di disabilità.
“Bisogna aiutare le imprese a prevedere una maggiore inclusione – spiega Emanuela D’Aversa, responsabile relazioni industriali FederTerziario – anche attraverso sistemi premianti perché consideriamo la questione delle assunzioni delle persone con disabilità un fattore strategico per far crescere il sistema produttivo nazionale delle micro, piccole e medie imprese. Un impegno per valorizzare le persone con disabilità, che sono una risorsa e non solo un obbligo di legge, da declinare su alcuni fronti essenziali: sistemi di monitoraggio e tutoraggio, formazione continua, incentivi per le imprese, così da agevolare gli ingressi ed evitare l’abbandono lavorativo ed il depauperamento di competenze e potenzialità utili allo sviluppo e alla competitività del paese”.
Il mondo del lavoro, soprattutto in un contesto di denatalità così preoccupante, deve riuscire a capitalizzare e valorizzare tutte le risorse professionali e produttive a sua disposizione, abbattendo pregiudizi culturali, generazionali, di genere o nei confronti dei lavoratori con disabilità, per superare definitivamente retaggi e preconcetti che erroneamente – in particolare in una fase in cui la concezione di prestazione lavorativa è fortemente mutata nei tempi e negli spazi – associano a queste categorie una presunta minore produttività o una più problematica gestione.
“L’inclusione genera varietà e ricchezza – prosegue D’Aversa – e, oltre che un valore morale, costituisce anche un vantaggio economico capace di determinare una maggiore produttività e una migliore reputazione dell’impresa, ma bisogna anche creare le condizioni perché si possa procedere in questa direzione, a partire dal supporto alla creazione di un ambiente di lavoro adeguato per accogliere le disabilità e all’adozione di misure di sicurezza che devono essere calibrate per consentire di rispettare le esigenze di tutti i lavoratori“.
Nel giorno della festa dei lavoratori e a fronte dei drammatici dati legati alle morti sul lavoro, FederTerziario chiede al governo azioni che puntino su prevenzione, formazione, sistemi premianti e semplificazioni. Nello specifico, per le mpmi, diventa intanto fondamentale allargare il raggio d’azione della formazione finanziata anche ai datori di lavoro per le imprese con meno di 15 dipendenti e permane l’urgenza di implementare i controlli ispettivi e l’attività formativa in materia di sicurezza già a partire dalle scuole.
“Anche in virtù di iniziative di legge già intraprese in materia – aggiunge D’Aversa –, che hanno reso obbligatoria la formazione anche per i titolari d’aziende, si propone di investire nello sviluppo e la messa a disposizione delle imprese, soprattutto le micro e piccole imprese che non avrebbero la possibilità di sviluppare autonomamente simili strumenti, di applicazioni ad hoc che, attraverso ‘un’autoanalisi’, verifichino lo stato di sicurezza di un’azienda, anche mediante la semplice compilazione di una check list, che indichi i rischi legati all’attività e gli adempimenti da ottemperare.”
Un’azione che si lega all’utilizzo dell’intelligenza artificiale che, nel campo della sicurezza, potrebbe essere determinante per la prevenzione dei rischi e per la tempestiva rilevazione di situazioni di pericolo. “Reputiamo fondamentale – conclude l’esponente FederTerziario – aiutare le imprese, soprattutto quelle meno strutturate, ad acquisire competenze digitali che consentano di sfruttare al meglio le nuove tecnologie, anche a vantaggio della salubrità degli ambienti di lavoro e della sicurezza dei dipendenti. Per questo chiediamo che strumenti come Fondo Nuove Competenze che supportano le imprese in questo percorso di transizione, diventino strutturali anche al fine di colmare il gap digitale che distanzia il nostro paese dai competitors internazionali“.
