
(AGENPARL) – Mon 07 April 2025 Carceri e pace: globalizzazione, circolazione delle persone ed internet, creano esigenza di individuare nell’ambito punitivo modelli, metodi e criteri comuni a tutti i paesi. È auspicabile la creazione di un consorzio universitario internazionale.
Un consorzio universitario può favorire clima di lealtà, collaborazione e fiducia che costituisce base per una prospettiva di pace internazionale.
Roma, 07 aprile 2025 – “Con il libro “il mondo della pena diario di un lungo viaggio alla ricerca di un equilibrio tra sicurezza e diritti dell’uomo” il problema della pena è stato portato direttamente dentro le Università italiane e nelle Università di diversi paesi esteri. È stato raggiunto un traguardo importante e difficilmente pensabile. Con il muro di indifferenza e sospetto che in linea generale circonda l’esecuzione della pena, era difficile ipotizzare la realizzazione di una diffusione così rilevante di questo testo nell’ambito di tante Università e di tanti luoghi di ricerca. Nell’ambito del diritto, vi era poi un ulteriore muro che riguardava sempre l’aspetto dell’esecuzione, ovvero il muro dell’esecuzione della pena intesa come questione di natura prettamente giuridica, il muro dell’esecuzione della pena intesa come questione che potesse essere oggetto di argomentazioni aventi una dignità di natura scientifica. Mentre nel diritto civile la
fase dell’esecuzione, ovvero dell’esplicazione nella realtà, dei provvedimenti contenuti nei titoli e nelle sentenze, è sempre stata considerata di rilievo giuridico allo stesso modo delle fasi antecedenti all’esecuzione, nel diritto penale, invece, era percezione diffusa che i confini del diritto in linea di massima andassero a coincidere con la fine della fase processuale. In linea generale, l’esecuzione della pena è stata sempre vista, quasi, come una fase extra giuridica, come se non facesse parte veramente del diritto, è stata sempre vista più che altro come un problema di sicurezza e come un problema di natura umana e sociale. Aver cagionato crepe profonde a questi muri, non potrà che far bene ai fini di una nitida comprensione e presa di coscienza di tutta la gravità del problema carceri, e quindi, ai fini dell’apporto di nuove energie e nuovi sforzi tecnici giuridici finalizzati al miglioramento della situazione. Inoltre, la diffusione del libro
contribuirà alla formazione di una nuova classe di giuristi capaci di guardare allo stesso tempo e con una visione di insieme, tanto all’aspetto della sicurezza quanto all’aspetto dei diritti umani, senza alcun imbarazzo e senza che un aspetto possa implicare minimamente l’esclusione dell’altro. Contribuirà alla formazione di una nuova classe di giuristi, attenti non solo al dato formale, attenti non solo a ciò che prevede la legge, ma attenti anche alla realtà, all’aspetto della concreta esecuzione, e quindi, alla formazione di una nuova classe di giuristi maggiormente desiderosi di adeguare la realtà alla normativa. Oltre a ciò la presenza del libro in molte Biblioteche di diritto di paesi esteri, contribuirà al rafforzamento degli aspetti di comparazione tra diversi sistemi penali, contribuirà alla comparazione tra le diverse criticità dei sistemi e tra le diverse soluzioni adottate o da adottare, stimolerà il confronto tra diverse metodologie di
rieducazione e di reinserimento. È, quindi, auspicabile che la citata diffusione del libro, oltre a provocare delle crepe nei muri, possa poi servire anche alla costruzione di ponti. Le carceri sono un problema che riguarda molte nazioni, allora perché non lavorare tutti insieme? Più in particolare è auspicabile che a seguito della diffusione del libro possano poi crearsi le premesse e le condizioni perché sia in grado di sorgere un vero e proprio consorzio tra diverse Università italiane ed estere avente quale oggetto proprio lo specifico problema della pena e della sua esecuzione. La creazione di questo consorzio risulterebbe essere estremamente importante specialmente alla luce del fatto che in una società globalizzata, caratterizzata dalla rilevante circolazione delle persone, debbono per forza individuarsi, sull’aspetto della pena e della sua concreta esecuzione, dei modelli, dei metodi, dei criteri che siano comuni a tutti i paesi. Non si tratta solo di individuare
dei livelli comuni per quanto concerne la salvaguardia dei diritti umani, si tratta anche di individuare dei livelli comuni per quanto concerne la giustizia e la sicurezza. Ormai, nessuno stato può fare tutto da solo, ogni stato ha bisogno degli altri paesi. Difatti, con internet sempre più condotte di reato vanno concretizzandosi nella rete, con la conseguenza che a parte la difficoltà di individuare il luogo di commissione del reato, vi è molto spesso una scissione tra il luogo di commissione del reato che può trovarsi in una nazione, e il luogo in cui è sito il bene protetto dalla norma giuridica, il luogo in cui è situata la persona offesa dal reato o comunque il soggetto danneggiato dal reato, che possono trovarsi, invece, in un’altra nazione. Tutto ciò implica che la mancata attuazione di un sistema penale comune produce conseguenze negative sotto il profilo della giustizia e della sicurezza, poiché ad esempio una condotta punita molto severamente nello stato in