
La Massoneria è da sempre un argomento di grande fascino e dibattito, un’istituzione che ha attraversato i secoli mantenendo intatto il suo mistero e il suo significato esoterico. In questo contesto, Fabio Venzi, Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d’Italia, rappresenta una delle voci più autorevoli nel panorama massonico contemporaneo.
Autore di numerosi saggi e studi sulla Tradizione e sull’Iniziazione, Venzi si è distinto per una visione della Massoneria profondamente radicata nei princìpi tradizionali, opponendosi alle derive moderniste influenzate dall’Illuminismo e dal razionalismo. Secondo il Gran Maestro, la Libera Muratoria Tradizionale deve rimanere un percorso iniziatico e simbolico, preservando il legame con il Sacro e la dimensione esoterica che ne costituiscono l’essenza.
In questa intervista esploriamo con Fabio Venzi i punti cardine del suo pensiero e della sua visione della Massoneria. Dal confronto tra la Tradizione e le correnti moderniste alla sfida di mantenere viva la dimensione esoterica in un’epoca sempre più dominata dal materialismo, fino al ruolo della Gran Loggia Regolare d’Italia nel promuovere una corretta comprensione della Massoneria al di là degli stereotipi e delle mistificazioni.
Attraverso un’analisi lucida e approfondita, Venzi affronta temi cruciali quali l’influenza dell’Illuminismo, il rischio del “disincanto” della Massoneria contemporanea e l’importanza di un ritorno alla sacralità dell’Iniziazione. Il suo pensiero offre uno spunto di riflessione fondamentale per chiunque voglia comprendere il vero significato della Libera Muratoria e il suo ruolo nella società odierna.
Un’intervista che si propone non solo di chiarire alcuni aspetti fondamentali della Massoneria, ma anche di stimolare un dibattito più ampio sul valore della Tradizione in un mondo in continua trasformazione.
Domanda. Nel suo libro lei distingue tra la Libera Muratoria tradizionale e le correnti moderniste influenzate dall’Illuminismo. Quali sono, secondo lei, gli elementi fondamentali che definiscono la Massoneria tradizionale e come essa si distingue dalle altre correnti massoniche?
Venzi. La Tradizione rappresenta il lascito che le Scuole Sapienziali, nel loro processo gnostico, ci hanno trasmesso, ossia simboli, riti, allegorie, che tra le varie scuole spesso si ripetono, tornano, si contaminano. E’ la trasmissione di ciò che, in essenza, si conserva com’era in principio, sebbene non nella sua espressione esteriore. E’ proprio questa immutabilità, sotto le sue modificazioni storiche, che rende trasmissibile la Tradizione, diversamente da tutto ciò che nel mondo profano è soggetto a continuo cambiamento.
Julius Evola, come i pensatori ‘perennialisti’ (Guénon, Schuon, Coomaraswami e altri) ribadisce la particolare connotazione ‘metafisica’ della Tradizione, intesa come forza che agisce nel tempo, basata su princìpi aventi una ‘superiore legittimità’ in quanto provenienti ‘dall’alto’ e per questo incontestabili ed immodificabili. Questi princìpi hanno la caratteristica delle meta–storicità in quanto, pur manifestandosi storicamente in una specifica realtà sociale, da questa stessa realtà non potranno però essere mai pienamente svelati.
La Libera Muratoria può essere considerata una manifestazione, ossia una ‘forma’ storica (l’ultima in ordine temporale) della Tradizione. La Tradizione, pur essendo una, ha molte ramificazioni, potremmo paragonarla ad un albero, il cui tronco è la vita una della Tradizione mentre i rami rappresentano le varie manifestazioni spazio-temporali. La Libera Muratoria è appunto un ramo di questo albero della Tradizione, un ramo che nasce innestandosi e traendo linfa da altri precedenti rami tradizionali: le società misteriche, l’ermetismo, la gnosi, la Kabbalah e il neoplatonismo, il rosacrucianesimo e altri.
La Libera Muratoria ‘Tradizionale’ è la Libera Muratoria che, distante dalla ‘profanità’, segue tali princìpi, senza mai derogare.
Oggi, il lento allontanamento della Libera Muratoria dalla Tradizione la sta portando verso, direbbe Max Weber, il “disincanto”, alla perdita del contatto con il Sacro e il Trascendente, trasformandola sempre più in un mero ‘fenomeno associativo’ dagli evidenti connotati profani. L’appartenenza ad una ‘Società Iniziatica’ è riservata, per sua natura, ad un’élite, ma nei tempi moderni la Libera Muratoria si è sempre più ricorrentemente rivolta ai ‘numeri’, trasformando gli ‘iniziati’ in ‘membri quotizzanti’. E’ anche vero che Società Iniziatiche operano pur sempre ‘nel mondo’, ed è inevitabile che a volte taluni affiliati rimangano coinvolti in dinamiche essoteriche, profane. La crescita incontrollata di questi due fattori rischia di trascinare una ‘Società Iniziatica’ al “disincanto”, alla mortificazione dell’esoterismo, e conseguentemente alla sua scomparsa, almeno nella sua forma ‘originaria’. Compito dei veri Iniziati è invertire il processo e riportare nel Liberomuratore la consapevolezza della natura spirituale della sua esperienza iniziatica producendo il “re-incantamento”.
Domanda. Lei sottolinea l’importanza della dimensione iniziatica e simbolica della Libera Muratoria. In un’epoca dominata dal razionalismo e dal materialismo, quali sfide incontra la Massoneria tradizionale nel preservare il proprio carattere esoterico?
Venzi. Senza la sua imprescindibile dimensione iniziatica e simbolica la Libera Muratoria, con il suo pletorico apparato rituale, ma un radicale vuoto di significato e valori, diviene inevitabilmente quello che lo scrittore austriaco Hermann Broch, in riferimento all’impero Austro-Ungarico al tramonto, definì ‘Kitsch’, affermando che:“Un valore estetico che non si sviluppa su base etica è esattamente il proprio contrario e cioè artificio, paccottiglia, sofisticazione in una parola Kitsch.”
Purtroppo la Libera Muratoria attuale sta divenendo anch’essa, a poco a poco, una manifestazione del “Kitsch”, una mera rappresentazione estetica senza sostanza, questo soprattutto a causa del suo progressivo e costante coinvolgimento nelle dinamiche profane.
La Libera Muratoria deve tornare a collocarsi oltre il contingente, e soprattutto al di là di qualsiasi confine storico, in una dimensione atemporale, dove il “problema” prettamente attuale non trova soluzione. Ma non bisogna pensare che il Liberomuratore sia di conseguenza una figura passiva. Al contrario, egli deve avere il coraggio di ergersi in solitudine in mezzo alle rovine del mondo e reclamare la propria autenticità. Egli è colui che, per riprendere una definizione induista, potrebbe rappresentare lo Kshatriya, il guerriero che incarna il dominio di sé, il potere, l’ordine superiore, l’aristocrazia dello spirito. Essere fedeli alla Tradizione non vuol dire semplicemente rievocarne i riti ed i simboli, ma riuscirne a far rivivere l’essenza, il significato, incarnandola nelle nuove forme in cui essa chiede di manifestarsi oggi.
Domanda. Nel contesto attuale, in cui la Massoneria è spesso fraintesa o associata a stereotipi, come la Gran Loggia Regolare d’Italia può contribuire a una corretta comprensione del suo ruolo e della sua eredità spirituale?
Venzi. Sin dalla sua origine la Libera Muratoria ha dovuto confrontarsi con il problema dell’anti-massonismo, il primo episodio di tale fenomeno risale addirittura nel 1652, quindi molti anni prima della nascita ufficiale della Libera Muratoria, avvenuta nel 1717 con la fondazione della Gran Loggia di Londra e Westminster. Da allora sino ai nostri giorni, un atteggiamento critico e denigratorio è stata la costante che ha accompagnato la Libera Muratoria per tutta la sua storia.
Ho cercato una spiegazione d questo fenomeno che ho definito “teoria del capro espiatorio”, rifacendomi alla tesi dell’antropologo e filosofo francese René Girard, dimostrandone l’evidente attinenza con le dinamiche dell’anti-massonismo: ogni società o comunità in crisi sente il bisogno di identificare e stigmatizzare un certo numero di capri espiatori per far risalire a loro l’origine dei suoi mali.
Vi sono momenti storici nei quali la folla (che potremmo identificare anche nel potere in maniera generalizzata) sceglie arbitrariamente un individuo, o un gruppo di individui, ritenuti responsabili della ‘malattia’ che aggredisce la società, e lo annienta. Il termine “capro espiatorio” designa simultaneamente l’innocenza della vittima, la polarizzazione collettiva contro di essa e la finalità collettiva di questa polarizzazione.
E’ ciò che è avvenuto sin dalle sue origini alla Libera Muratoria in moltissime parti del mondo.
Sulla Libera Muratoria c’è molta ignoranza e disinformazione. L’errore marchiano, e purtroppo ricorrente, in quasi tutti gli scritti che hanno trattato il tema, è quello di rappresentare la Libera Muratoria come un fenomeno indifferenziato, omogeneo, uniforme e soprattutto coerente, dimenticando, o ignorando, che essa si sviluppò dall’Inghilterra in Europa e nel Mondo, con forme e ritualità molto differenti, frutto spesso dei contesti storici e sociali nei quali essa venne alla luce.
Per questi motivi i contenuti dei rituali liberomuratori (centinaia in tutto il mondo) possono a volte risultare molto diversi tra loro (soprattutto nella rappresentazione del rapporto tra il Liberomuratore e l’Essere Supremo, e conseguentemente con la Religione), così diversi da impedire qualsiasi generalizzazione. Da questa premessa ne consegue che ogni considerazione sulla Libera Muratoria che prescinda dal riferimento ad una sua specifica ritualità (o ancor meglio ad una specifica Gran Loggia) non ha, a mio parere, alcun valore, non essendovi alcuna base concreta su cui instaurare una discussione proficua sul tema.
L’intento dei miei scritti e del mio impegno nella Gran Loggia Regolare d’Italia è stato principalmente quello di promuovere lo studio della storia e delle componenti iniziatiche ed esoteriche della Libera Muratoria, e soprattutto dei suoi specifici rituali, al fine di evitare fraintendimenti sulle sue origini, sulla sua natura e ancor peggio sui suoi fini. Solo in tal modo la Libera Muratoria potrà riappropriarsi della propria reale identità ed essere compresa correttamente.
A tal proposito ribadisco che, a mio parere, la funzione della Libera Muratoria nella società può essere soltanto indiretta, una Società Iniziatica non può infatti mescolarsi a lotte estranee al suo dominio, non può essere trascinata nel profano, anche se, purtroppo, la Libera Muratoria ha a volte essa stessa contribuito con i suoi atteggiamenti errati ad innescare le dinamiche del ‘capro espiatorio’.
Per evitare ciò la Libera Muratoria è, e deve rimanere, una ‘Società Iniziatica’, che nulla ha a che fare con le basse tematiche del quotidiano, in quanto Essa, per sua natura, le supera e trascende. I Liberimuratori, come Diogene, cercano infatti l’Uomo, la sua essenza immortale, cercano l’unità dello Spirito, ‘non la contrapposizione delle idee del momento’. Una ‘Società Iniziatica’, la Libera Muratoria ‘Tradizionale’, ricerca l’Uno e non la molteplicità, l’ordine morale e non il caos dialettico, l’armonia dell’anima e non il conflitto delle menti.
Nella Gran Loggia Regolare d’Italia non si parla di politica, di profanità (principali cause della conflittualità), ma si persegue l’idea del perfezionamento dell’Uomo, attraverso la conoscenza, l’etica e l’estetica. Sì, anche l’estetica, perché in una ‘Società Iniziatica’ la forma diventa simbolo, ossia rappresentazione di una verità più profonda. Per tali motivi il nostro comportamento (e in particolare quello dei ‘vertici’ della Libera Muratoria) deve riflettere il decoro del ruolo che interpretiamo, e la dignità di ciò che siamo, in quanto attraverso la nostra espressione esteriore, il nostro modo di porci e di relazionarci, noi riveliamo i movimenti del nostro spirito.
Domanda. Nel libro lei critica l’influenza dell’Illuminismo sulla Massoneria. Tuttavia, alcuni sostengono che l’Illuminismo abbia contribuito alla diffusione di valori universali come la libertà e l’uguaglianza. Come risponde a questa visione?
Venzi. E’ vero, nei miei scritti critico la vulgata che la Libera Muratoria sia ‘figlia’ del pensiero illuminista, ravvedendone le origini più nella filosofia neoplatonica, e in particolare nel pensiero dei Neoplatonici di Cambridge (sarà il tema della mia prossima pubblicazione nella Loggia di Ricerca Quatuor Coronati n° 2076 di Londra).
Il progresso, la razionalizzazione tecnologica, il determinismo scientista (figli del pensiero illuminista) sono spiritualmente ciechi. Il pensiero liberomuratorio, al contrario, è antidoto e critica della degenerazione scientista e secolare della società occidentale. Esso è portatore, nei suoi rituali e nella componente esoterica della sua simbologia, di un’interpretazione metapolitica della realtà. Nel “metodo” liberomuratorio si rileva infatti il ricorso ad un linguaggio simbolico che esprime l’integrazione, negata da Cartesio in poi, tra materia e spirito, un linguaggio esoterico che si differenzia da quello filosofico e scientifico in quanto comunicato per immagini, che intendono suscitare una conoscenza per intuizione piuttosto che per processo logico-razionale.
Domanda. Nel suo libro affronta il tema della sacralità della Libera Muratoria. In che modo il legame con la tradizione esoterica e iniziatica può ancora oggi offrire un percorso di crescita spirituale in un mondo sempre più secolarizzato?
Venzi. La Libera Muratoria è tutt’altro che indifferente alla Religione. Infatti, pur senza interferire con la pratica religiosa, essa richiede che ciascun suo appartenente segua la propria fede e ponga i propri doveri verso Dio, qualunque sia il nome usato per identificarlo, al di sopra di tutti gli altri. Gli insegnamenti morali della Libera Muratoria sono accettabili da tutte le Religioni. La Libera Muratoria, pertanto, come è specificato nelle Costituzioni della United Grand Lodge of England, “sostiene la Religione”. Ma, lo ripetiamo, non è una religione.
Seguendo la dicotomia Sacro/profano, possiamo affermare che la Libera Muratoria, pur non essendo una Religione, opera secondo un Rituale sacrale (che ha carattere sacro). L’utilizzo della terminologia e del concetto di Sacro offre così lo strumento migliore per avvicinarci, senza equivoci, alla sostanza dei principi e del pensiero liberomuratorio.
I ‘Riti di Iniziazione’, e tra questi va ovviamente annoverato quello liberomuratorio, hanno come fine il passaggio dell’uomo ‘profano’ ad una nuova esistenza, segnata ora dal Sacro. Nel Rituale liberomuratorio troviamo i tre elementi del Sacro essenziali per determinare la presenza dell’homo religiosus, essi sono il simbolo, il rito e il mito. Tutti i gesti di consacrazione, di oggetti, uomini e spazi, dimostrano come l’umanità senta evidentemente il bisogno di vivere in un universo sacralizzato. Essendo quindi il Liberomuratore inserito a tutti gli effetti nel Sacro, la sua è necessariamente una “realizzazione spirituale”.
Conseguentemente, in una società dove l’assenza di valori etico-morali è evidente, la proposizione, tramite il veicolo esoterico, di un’etica liberomuratoria che abbia il suo fondamento nel trascendente, può divenire un punto di riferimento ideale non trascurabile. Nel percorso iniziatico liberomuratorio, infatti, attraverso l’Esoterismo è possibile realizzare una dilatazione ed un risveglio della coscienza dell’uomo, che sarà così in grado di captare la presenza del Sacro nel quotidiano e di forgiare la propria esistenza all’altezza di questa scoperta.
Come affronta il Liberomuratore questo mondo secolarizzato?
Dovremmo innanzitutto evitare che anche la Libera Muratoria, minoranza non-conformistica per antonomasia in quanto ‘Ordine Iniziatico’, si faccia lentamente fagocitare, come sta purtroppo accadendo, dalle dinamiche profane, la Loggia è (o dovrebbe essere) infatti l’hortus conclusus, un luogo riservato e soprattutto ‘isolato’, impermeabile ai condizionamenti esterni.
Conseguentemente, dobbiamo entrare nelle nostre Logge senza portare con noi condizionamenti esterni, e tantomeno le patologie da essi provocate (in proposito segnalo la mia ultima allocuzione ‘Le conseguenze della Tecnica: Demenza Digitale e Nomofobia’).
Il Tempio liberomuratorio diviene in questo modo non solo un luogo concreto, ma anche la metafora di un territorio vergine in cui distinguersi e distanziarsi da una civiltà ormai segnata dal disfacimento, un eremo in cui svincolarsi dagli imperativi della massa. Così la Loggia viene a rappresentare per il Liberomuratore soprattutto una dimensione interiore.
Dare una forma al mondo, e conseguentemente darsi una forma, è il compito precipuo dell’uomo, ma soprattutto dell’Iniziato. Il Liberomuratore, è colui che auspica una trasmutazione della propria coscienza, della propria anima, del proprio essere, processo che ha alla base il totale incondizionamento del suo pensiero e delle sue azioni, la libertà da qualsiasi tipo di sovrastruttura, ideologica, religiosa o sociale.
Nell’attuale contesto storico, in una società che René Guénon definì il “Regno della Quantità”, per la tendenza a ricondurre ogni fenomeno, in ogni ambito del sapere umano e lo stesso uomo al parametro quantitativo, è quindi necessario ed auspicabile il proseguimento del cammino esoterico ed individuale del Liberomuratore.

