
Una nuova tecnologia mira a ridurre drasticamente i rifiuti nucleari altamente radioattivi. La procedura è complicata e gli esperti restano scettici.
Dove mettere i rifiuti nucleari radioattivi? Questa domanda ha impegnato politici e scienziati sin da quando è diventato possibile generare energia attraverso la fissione nucleare. Finora, tutti i paesi dotati di centrali nucleari hanno considerato l’immagazzinamento sotterraneo come l’unica opzione sicura per il materiale altamente radioattivo. Tuttavia, l’azienda svizzera Transmutex promette di risolvere il problema con una nuova tecnologia innovativa.
L’Agenzia federale per le innovazioni dirompenti (Sprind) ha commissionato uno studio per valutare la fattibilità di questa soluzione in Germania. Attualmente, il paese ha accumulato circa 27.000 metri cubi di scorie altamente radioattive, che secondo i piani esistenti dovrebbero essere immagazzinate sottoterra. Tuttavia, trovare un sito sicuro che possa durare centinaia di migliaia di anni è un’impresa ardua e la ricerca potrebbe durare decenni.
La proposta di Transmutex: riduzione del 90% dei rifiuti altamente radioattivi
“Offriamo una soluzione per gran parte delle scorie nucleari”, afferma Guido Houben, amministratore delegato della filiale tedesca di Transmutex. “Utilizziamo i rifiuti per produrre materie prime e farmaci contro il cancro”. Secondo l’azienda, il processo ridurrebbe del 90% i rifiuti altamente radioattivi, lasciando solo materiali di media radioattività che potrebbero essere smaltiti più facilmente. Inoltre, il periodo di irradiazione dei rifiuti residui si ridurrebbe da centinaia di migliaia di anni a circa 810 anni, garantendo un contenitore sicuro per lo stoccaggio.
Un impianto rivoluzionario, ma con sfide tecnologiche
Il progetto prevede la costruzione di un impianto presso un’ex centrale nucleare tedesca, riutilizzando parte delle strutture esistenti come recinzioni, edifici operativi e la cupola di sicurezza. La tecnologia si basa su un processo in due fasi: la separazione dei materiali riutilizzabili (metalli preziosi e materie prime per la medicina e l’aviazione) e la combustione dei componenti altamente radioattivi per generare energia.
L’impianto sarebbe in grado di fornire 600 megawatt (MW) di calore e 256 MW di elettricità, consumando solo 36 MW per il proprio funzionamento. Tuttavia, essendo il primo progetto di questo tipo su scala industriale, potrebbero sorgere difficoltà impreviste che potrebbero aumentare i costi e allungare i tempi di realizzazione. Secondo lo studio, la costruzione potrebbe iniziare nel 2030 e terminare nel 2035, con un investimento iniziale stimato di 2,5 miliardi di euro, riducibile a 1,5 miliardi se si utilizza un sito nucleare esistente.
Scetticismo tra gli esperti di sicurezza nucleare
Nonostante le promettenti previsioni, gli esperti dell’Ufficio federale per la sicurezza della gestione dei rifiuti nucleari (Base) restano scettici. “Accogliamo con favore la ricerca in questo settore, ma non ci sono prove scientifiche sufficienti per affermare che una tecnologia ipotetica possa rendere superfluo un deposito definitivo per i rifiuti altamente radioattivi”, afferma un portavoce dell’agenzia. Le esperienze accumulate in decenni di gestione nucleare non permettono di concludere che il problema possa essere risolto con questa tecnologia.
Un modello basato sulla trasmutazione
La tecnologia di Transmutex si basa sulla trasmutazione, un processo che utilizza un acceleratore di particelle per trasformare i materiali radioattivi in sostanze meno pericolose. A differenza delle centrali nucleari tradizionali, che si autoalimentano attraverso una reazione a catena, questo sistema funziona solo quando è attivato da una fonte esterna di energia. Sebbene l’Istituto Paul Scherrer in Svizzera utilizzi un modello simile da oltre 50 anni, la sua applicazione su scala industriale resta un’incognita.
Il ruolo dello Stato e il futuro del progetto
Anche se Transmutex sviluppa la tecnologia e progetta l’impianto, la costruzione e la gestione dovrebbero essere affidate allo Stato tedesco, proprietario delle scorie nucleari. L’azienda, fondata a Ginevra nel 2019, è sostenuta da fondi di venture capital dell’UE e degli Stati Uniti, con un investimento iniziale di circa 40 milioni di euro. Attualmente impiega 50 persone, con l’obiettivo di raddoppiare il personale entro la fine del 2025. Oltre alla Germania, Transmutex sta esplorando mercati potenziali in India e negli Stati Uniti.
Il progetto rappresenta una speranza concreta per la gestione dei rifiuti nucleari, ma restano numerose sfide tecnologiche e normative da superare. Sarà necessario attendere ulteriori sviluppi per capire se questa soluzione possa effettivamente rivoluzionare il settore dello smaltimento delle scorie radioattive.