
(AGENPARL) – Tue 18 March 2025 https://www.aduc.it/articolo/marchi+contraffatti+questione+stile+anche+politico_38953.php
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Marchi contraffatti, una questione di stile, anche politico
La merce contraffatta rappresenta un ottimo esempio per discutere di qualità e della sua costruzione. I marchi che sono copiati hanno un altro valore simbolico che influenza la valutazione della qualità. Chi ostenta merce contraffatta comunica ad altri lo stesso livello di qualità simbolica della merce autentica, anche perché la “qualità simbolica” è difficile da sottoporre a standard, meccanismi di monitoraggio o servizi di tutela per i consumatori. I simboli sono tali perché la gente crede che lo siano, dipendono da un accordo sociale. Chi compra merce contraffatta rischia una multa, raramente lo stigma sociale.
I produttori di merce con marchi contraffatti sfruttano la notorietà di un marchio famoso per fare profitti. La merce è di minore qualità (a volte) ma imita lo stile, il design e il packaging dei marchi d’élite e li offre a prezzi inferiori. Chi compra merce con marchi contraffatti lo fa per questioni di immagine, ma anche per risparmiare denaro, pare ovvio.
Andare in giro con un certo marchio indica uno stile di vita legato allo shopping, durante il quale una persona decide come gestire il denaro e impiegare il proprio tempo. In tal modo manifesta anche quali sono le sue opinioni e quali gli interessi, i gusti, lo stato sociale, perfino le idee politiche.
Oltre al prezzo, un altro fattore che influenza la decisione di comprare merce di lusso contraffatta è la percezione del rischio, cioè l’idea che il consumatore ha degli effetti negativi che potrebbero verificarsi durante o in seguito all’acquisto. Su quale sia il rischio di una scelta c’è sempre incertezza, perché è impossibile prevedere che cosa può succedere di negativo. Però vale questo: più è alta la percezione del rischio minore sarà la propensione all’acquisto. Questo vale anche per chi produce e vende.
Ma ai più sembra proprio che il rischio percepito di essere “beccati” a vendere e acquistare merce falsa tenda a zero e che la voglia di comprare l’apparenza a prezzi bassi sia un incentivo potentissimo.
Chi sostiene politiche di difesa della qualità del prodotti italiani fondate sul marchio Made in Italy, dovrebbe dare il buon esempio per non cadere nel ridicolo di dover mostrare lo scontrino per evitare il sospetto che abbia regalato merce contraffatta. Il massimo della coerenza politica di chi oggi ci governa è avere nello stesso Governo una Ministra accusata di regalare borse false e un Ministro che accusa quei fetenti degli Americani di produrre il formaggio Parmesan, imitando impunemente il nome del glorioso Parmigiano.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e Marketing Università di Macerata, consulente Aduc
COMUNICATO STAMPA DELL’ADUC
URL: http://www.aduc.it
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