
L’attore è stato protagonista di “Un comico fatto di sangue”
Nostra intervista esclusiva
Domenica 16 marzo 2025 alle ore 18,00 presso il Teatro “Vittoria Colonna” di Marino è andato in scena lo spettacolo “Un comico fatto di sangue” di e con Alessandro Benvenuti, a cura della Compagnia Seven Cults srls
Ci ha tanto incuriosito questo titolo. Ne abbiamo parlato con il protagonista, l’attore Alessandro Benvenuti.
Perché questo titolo?
E’ ambivalente. Perché non si sa se il comico è fatto di sangue o se il fatto di sangue è comico. E’ un gioco di scrittura.
Quando parliamo di sangue parliamo di passione, quindi c’è anche tanto amore verso questo teatro.
La passione è fondamentale. Questo spettacolo fa parte della Trilogia del sangue che ha questo come primo capitolo, Panico manrosa e Lieto fine come finale della Trilogia. Ed è una ricerca sulla scrittura comica. E anche sul senso delle parole. Le parole più hanno senso più danno senso alla vita, o comunque la vita ha un senso maggiore se tu riesci a raccontarla con le parole giuste. E quindi io sono uno che da sempre lavora su questo tipo di ricerca che è una ricerca linguistica, per amore delle parole che sono la cosa che ci raccontano, che ci rappresentano, che ci dicono chi siamo.
Si percepisce anche molta filosofia, mi sbaglio?
Sì, si vive. Tanto vale farsi delle domande e cercare di darsi delle risposte. Tutti i miei spettacoli raccontano questo, raccontare delle storie che siano comiche però sempre attraverso l’analisi del dolore delle cose pesanti perchè la grande comicità nasce dalle cose dolorose, nasce dalla fame, nasce dalla paura, dalle cose che sembrano brutte ma che ti costringono a tirar fuori delle autodifese. La comicità per me è una sorta di racconto della realtà che ha delle vie di fuga.
Ci rimanda un po’ a Pirandello questo spettacolo?
No, ci rimanda a tutte quelle persone che fanno il mio lavoro, che amano la parola, che la rispettano, che non vogliono dirla a caso, che vogliono dare un senso a quello che dicono perché vogliono farsi intendere o perché vogliono capire qualcosa in più della vita. E non si lasciano abbindolare dagli slogan, dalle frasi fatte, vogliono cercare il senso di quello che dicono. Quindi io lavoro come uno scalpellino o come un orafo, cercando di dare forza, ricchezza alla parola e allo stesso tempo alla comicità, perché io rimango uno che vede la vita attraverso la lente comica, umoristica.
Le tue parole ci hanno affascinato. Leggendo qualcosa sul tuo spettacolo mi ha colpito questo : che il tuo è uno spettacolo per gli amanti del teatro.
Io amo tanto il teatro, è la cosa che più mi fa felice. E’ la ragione della vita in qualche modo. Io sono abbastanza disadattato. In teatro io riesco a trovare un senso a quella che è la mia vita. E’ una cosa serissima il teatro. Lo faccio da sempre, da quando ero bimbo. Ho cominciato a debuttare a 14 anni per cui sono uno follemente innamorato del teatro e allora lavoro con tanta passione. La storia è molto semplice: sono 15 anni di vita domestica di un marito, una moglie, due figlie e troppi animali. Una storia d’amore di due persone che si amano che viene indirizzata in un certo qual modo dalla presenza degli animali. Una storia domestica, fatta anche di linguaggi molto semplici dove però ci sono anche delle considerazioni un po’ più alte da un punto di vista della scrittura, è la storia di un uomo e di una donna, dove però, come in tutti gli spettacoli, c’è il colpetto finale. Il tutto rimane in questo desiderio di raccontare delle cose che spero riguardino chi viene a vederlo e che spero siano accettate perché a volte mi fa dolore quando vedo che l’accuratezza, la passione, la volontà che uno ci mette nel confezionare qualcosa di carino, giusto, equilibrato, divertente poi non viene apprezzato. E questo succede. E’ un umorismo che può piacere o non piacere. Non si sa mai cosa può succedere a teatro. Tu ci metti tutta la passione del mondo, poi quello che succede è un’incognita. Il bello di questo nostro lavoro, il fatto che non c’è una sicurezza mai.
Alessandro Benvenuti dà quindi appuntamento a fine marzo per la messa in scena di Lieto Fine presso il Teatro di Tor Bella Monaca, di cui è direttore artistico.

Ph.Giampiero Rinaldi