
(AGENPARL) – ven 07 marzo 2025 Saldi 2025: primo bilancio Federmoda-Confcommercio
Verso la conclusione della stagione dei saldi invernali 2025
Federmoda-Confcommercio Potenza in una nota a firma del referente Antonio
Sorrentino traccia un bilancio.
“Il trend delle vendite rispetto all’anno scorso risulta stabile, con una
lieve tendenza positiva, il clima freddo di febbraio ha favorito la vendita
di capi più pesanti, capaci di generare un maggiore fatturato: d’altronde
in questo periodo il clima gioca un ruolo determinante. Nonostante una
partenza leggermente sottotono, il bilancio è certamente positivo”.
Per Antonio Sorrentino “i saldi rappresentano ancora un’opportunità
importante, sia per la clientela che per i commercianti, in particolare per
i piccoli negozi, che grazie ai saldi ottengono una preziosa pubblicità
gratuita a livello nazionale. I saldi costituiscono un vero riferimento per
i consumatori, che possono acquistare capi di qualità a prezzi competitivi,
e per i commercianti che vedono in questo periodo una chance per recuperare
parte del fatturato perduto”.
In generale, nel 2024 l’andamento del mercato fashion ha registrato una
leggerissima crescita della spesa rispetto al 2023: +0,2%, quattro punti al
di sotto del valore del mercato pre pandemico.
I fatti più rilevanti del mercato sono stati: l’ulteriore crescita
degli acquisti
in promozione arrivata al 54%, lo spostamento del traffico dei consumatori
e quindi degli acquisti dai negozi di città a factory outlet center e
centri commerciali. L’online mostra una quota a valore stabile (17% circa).
Fra i settori si segnala la ripresa dell’Esterno Adulto, specie la donna,
ed il perdurare delle difficoltà del mondo bambino penalizzato dall’effetto
denatalità. In difficoltà anche intimo e calze e accessori/calzature.
La preoccupazione circa gli effetti della turbolenta situazione politica
internazionale sulla situazione economica generale orienta i consumatori
verso strategie di difesa del proprio potere di acquisto. In questo
contesto il sentiment nei confronti dell’abbigliamento segna il passo
scendendo di due punti rispetto all’autunno scorso con immediate
conseguenze sul mercato: -3% a gennaio 2025, un risultato su cui pesa
tantissimo l’andamento negativo dei saldi (-4,2%). Quest’ultimo dato
negativo è un chiaro indicatore di una certa insofferenza nei confronti di
questa storica forma di promozione e si specchia nel raddoppio dei non
acquirenti passati dal 7% del 2023 al 15% di quest’anno.
Le ragioni di questa disaffezione sono diverse: il timore di manovre “ad
arte” sui prezzi, l’assortimento povero e scadente, la possibilità di
usufruire di offerte in continuazione che rende i saldi sempre meno
“occasione unica”.
Per il Centro Studi Confcommercio, dopo i buoni risultati del mese
precedente, a gennaio le vendite al dettaglio hanno ripreso a “flirtare”
con il segno meno: *la variazione rispetto a dicembre 2024 è infatti
negativa sia in valore (-0,4%) che in volume (-0,6%)*, mentre *rispetto
allo stesso mese del 2024 c’è un aumento dello 0,4% in valore e un calo
dello 0,2% in volume*. Nel trimestre novembre 2024-gennaio 2025 le vendite
diminuiscono dello 0,1% in valore e dello 0,5% in volume in confronto al
periodo luglio-settembre.
*“Il 2025 si è aperto all’insegna di un calo dei volumi acquistati sia nel
confronto con il mese precedente che su base annua. La debolezza della
domanda coinvolge quasi tutte le merceologie e le tipologie distributive.
Il contenuto aumento registrato dall’abbigliamento è un segnale promettente
per l’andamento dei saldi, insufficiente, però, per determinare
un’inversione di tendenza al ridimensionamento della domanda in atto da
tempo. Solo per alcuni segmenti della grande distribuzione le vendite, al
netto della componente relativa al prezzo, mostrano qualche segno di
crescita. In sostanza, si conferma, ancora una volta, la contraddizione tra
i vari indicatori congiunturali, segno che la direzione di marcia
dell’economia è incerta, proprio perché è piuttosto nebulosa la percezione
di famiglie e imprese sul futuro a breve e medio termine. Come hanno
confermato i dati degli ultimi anni senza consumi non ci può essere
crescita, soprattutto in un momento di forte incertezza per gli scambi
internazionali, ed è quanto mai necessario che gli aumenti occupazionali e
reddituali delle famiglie comincino a tradursi in domanda. Un impulso
potrebbe derivare dalla riconsiderazione di proseguire nella riduzione
delle aliquote tributarie per il ceto produttivo, una prospettiva un po’
marginalizzata nel dibattito mediatico degli ultimi mesi. Ciò avrebbe tanto
più senso visto che i riscontri ufficiali indicano un marcato incremento
della pressione fiscale nel 2024”*: questo il commento dell’*Ufficio Studi *di
Confcommercio.