
(AGENPARL) – mar 25 febbraio 2025 TLC, PELLEGRINI (M5S): PER FONDI ESTERI RETE UNICA E’ MUCCA DA MUNGERE, GOVERNO HA FALLITO
NOTA STAMPA
TLC, PELLEGRINI (M5S): PER FONDI ESTERI RETE UNICA E’ MUCCA DA MUNGERE, GOVERNO HA FALLITO
Roma, 25 febbraio. “Oggi FiberCop, la società della rete unica delle telecomunicazioni, prova a far emergere che al momento non ci sarebbero problemi sugli investimenti nell’infrastruttura ex Tim e sugli esuberi, da sempre nell’aria, tra i circa 20mila dipendenti della società. Ciò ha tutta l’aria di una messinscena, visto che negli ultimi mesi è prima saltata la testa dell’ad di FiberCop, Ferraris, a pochi mesi nella nomina; poi è giunta l’indiscrezione del Financial Times su un ‘buco’ di 450 milioni nel 2025, nell’attesa degli utili operativi. Ora, come da noi sempre denunciato, siamo di fronte a un enorme vulnus d’origine, ovvero aver lasciato andare la rete terrestre delle tlc a un consorzio guidato dal fondo speculativo americano Kkr, non proprio un esempio di investitori pazienti. Kkr, come emerso sulla stampa anche nel week end, ha coinvolto nell’investimento altri fondi esteri, come il fondo sovrano di Abu Dhabi e un fondo pensione canadese, promettendo loro rendimenti prodigiosi. Ora, aritmetica alla mano, questi tre fondi dominano incontrastati in FiberCop con il 73% del capitale, mentre il Mef dei sedicenti sovranisti si è messo in un irrilevante angolino, con il 16%. E dal basso di questa irrilevanza il Mef non ha nessuna forza per opporsi all’interpretazione che Kkr sta dando della rete unica, ovvero una mucca da mungere nel più breve tempo possibile. Come avevamo ampiamente previsto e denunciato. Non solo. In questi giorni, sempre sulla stampa, riemergono indiscrezioni su strategie speculative dei fondi esteri presenti nella società, alcuni dei quali intenzionati a vendere non appena sarà possibile conseguire una certa plusvalenza. Tutto questo non ha nulla a che vedere con la creazione di valore in un’infrastruttura strategica per il futuro tecnologico del Paese, ma riguarda solo una molto più cinica estrazione di valore. Il ministero di via XX Settembre prova a reagire a questo sgretolamento della situazione accelerando la fusione tra FiberCop e Open Fiber, l’altra società della rete dove al 60% c’è Cdp, ma con il restante 40% troviamo un altro fondo estero, l’australiano Macquarie. E si sa che la fretta, in questi casi, è una pessima consigliera. Lo stesso, purtroppo, sta accadendo in Sparkle, l’ancor più strategica società che gestisce 600mila chilometri di cavi sottomarini, che il Mef aveva promesso di rilevare al 100% e che, invece, si appresta a rilevare in compagnia del fondo spagnolo Asterion, per mancanza di fondi. Un clamoroso segnale di debolezza che fa presagire ogni possibile capovolgimento di fronte anche nella stessa Sparkle. Il sovranismo digitale di Giorgia Meloni è morto, o forse non è mai nato, come dimostra la penosa parabola della società della rete unica”. Lo comunica in una nota Marco Pellegrini (M5S), componente della Commissione difesa della Camera e del Copasir.
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Ufficio Stampa Parlamento
Movimento 5 Stelle