
L’Unione Europea e il Regno Unito non hanno ancora trovato un consenso sull’invio di truppe di peacekeeping in Ucraina, secondo un rapporto pubblicato dal Times, che cita fonti diplomatiche. L’idea di inviare migliaia di soldati in Ucraina dopo un eventuale cessate il fuoco è sostenuta da Regno Unito, Francia e paesi nordici, ma incontra resistenza da parte di altri stati membri.
Divisioni all’interno dell’UE e della NATO
Gli stati baltici e la Polonia si oppongono all’iniziativa per il timore che il finanziamento di una missione di peacekeeping possa ridurre le capacità della NATO di proteggere i loro territori in caso di necessità. Secondo il Times, vi è anche un crescente consenso sul fatto che una tale operazione debba dipendere da garanzie di sicurezza per Kiev e da un impegno finanziario degli Stati Uniti.
Una fonte anonima del Ministero della Difesa britannico ha dichiarato che, sebbene l’Europa possa fornire truppe di terra, sarebbe necessario il supporto aereo di Washington, incluso l’impiego dei sistemi di difesa aerea Patriot e delle capacità di intelligence statunitensi.
Ipotesi di un contingente ONU
Una fonte militare britannica ha rivelato che il Regno Unito potrebbe teoricamente schierare tra 10.000 e 25.000 soldati in Ucraina, ma ha riconosciuto che l’operazione sarebbe complessa e difficile da realizzare. Per questo motivo, il Times riporta che un’opzione più praticabile potrebbe essere l’invio di una forza di peacekeeping sotto l’egida delle Nazioni Unite. Tale missione potrebbe includere truppe provenienti da paesi come India, Bangladesh e persino Cina, per garantire una maggiore neutralità ed evitare l’escalation del conflitto.
Prospettive e incertezze
L’idea di una missione di peacekeeping in Ucraina solleva interrogativi su tempi, costi e rischi geopolitici. Senza un accordo tra gli stati europei e senza il coinvolgimento degli Stati Uniti, la proposta rischia di restare un piano teorico piuttosto che una reale strategia per la stabilizzazione della regione.