La Camera dei deputati ha dato il suo primo consenso alla utopia che, con Silvio Berlusconi, hanno coltivato in molti: la netta scissione dei percorsi professionali tra i Giudici e i Pubblici Ministeri.
L’arbitro della partita non può mai confondersi con una delle squadre nel campo processuale.
Laddove la pubblica accusa (il Pubblico Ministero) è contrapposta alla difesa dell’imputato.
Il Giudice terzo dovrebbe essere l’arbitro della contesa tra queste parti: posto che il soggetto accusato è innocente fino a sentenza definitiva.
La separazione delle carriere che vi sarebbe tra i due tipi di Magistrati -se passasse la riforma- divide la stessa opposizione di sinistra: Italia Viva (Renzi) si è astenuta, mentre Azione (Calenda) ha votato a favore.
Questo è sempre stato “anche il mio (sogno) da 30 anni” -lo fece nel 1994 in piena Tangentopoli, ndr- ha sottolineato in Aula il Ministro della Giustizia, l’ex Magistrato veneziano Carlo Nordio. Ché la riforma ha targato.
“La separazione delle carriere determina l’isolamento del PM e ne mortifica la funzione di garanzia”, ha annotato l’Associazione Nazionale Magistrati: ché già fiuta il silenzio mediatico che vi sarà sulle nuove inchieste che si apriranno.
Una …”gallina dalle uova d’oro” per tutta quella stampa scandalistica e pure per gli infedeli dipendenti pubblici che -dietro lauti “arrotondamenti di stipendio”- fanno …finta di dimenticarsi la segreto sui materiali accusatori.
Un mercato che è indegno in un Paese civile.
È lecita a questo punto una domanda: se questa riforma fosse stata conclusa prima (perché solo di avvio ora si tratta) quante penose mortificazioni umane di innocenti si sarebbero evitate?
Perché non vi è alcun dubbio che essi siano stati di gran lunga di più delle giuste condanne comminate.