Il recente guasto avvenuto tra le stazioni di Milano Centrale e Lambrate, causato dal pantografo di un treno ad alta velocità (AV), ha messo in luce una delle fragilità tecniche del nostro sistema ferroviario: la dipendenza di un’intera rete nazionale da una singola connessione critica. Il blocco ha comportato ritardi significativi, necessari per ripristinare la sicurezza e l’operatività. Tuttavia, anziché focalizzarsi su soluzioni e miglioramenti, alcune forze politiche hanno preferito approfittare dell’episodio per lanciare attacchi superficiali.
Di fronte a un evento che avrebbe dovuto suscitare riflessioni tecniche e investimenti mirati, le opposizioni di sinistra hanno adottato il solito approccio: chiedere le dimissioni. Obiettivo? Il CEO di Ferrovie dello Stato (FS), Luigi Ferraris Donnarumma, appena insediato, e il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che nulla ha a che fare con il pantografo in questione.
Non si parla di sicurezza, né di strategie per affrontare l’annoso problema dei ritardi ferroviari: oltre 10.000 interruzioni e 17.000 ore di ritardi registrati nel 2022, cresciuti a 22.000 ore nell’ultimo anno. Nulla viene detto su come migliorare la gestione di una rete che serve milioni di persone ogni giorno o sui necessari investimenti per potenziare le linee regionali. No: l’unica soluzione proposta è sostituire le figure di vertice, con la presunzione che questo basti a risolvere un sistema complesso.
Questa è politica delle scorciatoie: urlare slogan e proporre soluzioni semplicistiche per problemi strutturali. Un sistema ferroviario, soprattutto uno delle dimensioni e complessità di quello italiano, richiede pianificazione e investimenti a lungo termine, non magie legate ai cambi di poltrona.
- Le priorità reali: l’incidente dovrebbe stimolare una discussione seria su come migliorare la sicurezza e la manutenzione della rete. Servono fondi per infrastrutture obsolete e un’attenzione particolare alle linee regionali, spesso trascurate rispetto all’alta velocità.
- Responsabilità collettiva: il Parlamento dovrebbe impegnarsi in una riflessione collettiva e costruttiva sulla politica dei trasporti, anziché cadere nella tentazione di delegittimare figure di spicco senza un’analisi tecnica adeguata.
Invocare dimissioni come panacea è un esercizio sterile, che non solo non affronta i problemi, ma allontana i cittadini dall’impegno politico. Ripetere lo stesso mantra senza entrare nel merito delle questioni svilisce il dibattito e impoverisce la capacità della politica di agire in modo incisivo.
Invece di proporre soluzioni concrete, ci si rifugia nella logica del capro espiatorio, attribuendo responsabilità dirette a figure che, nel caso specifico, non hanno alcuna colpa diretta.
Il guasto del pantografo a Milano non è un incidente isolato, ma un sintomo di un sistema che necessita di interventi. Serve un piano strategico che metta al centro la sicurezza, la modernizzazione e la sostenibilità della rete ferroviaria.
Invito dunque tutte le forze politiche, maggioranza e opposizione, a fare della politica dei trasporti un terreno di confronto serio e costruttivo. Solo così possiamo restituire credibilità al Parlamento e offrire ai cittadini soluzioni reali ai problemi che vivono quotidianamente.