
(AGENPARL) – gio 19 dicembre 2024 *Comunicato Stampa*
*Quando un trasferimento significa licenziamento, il caso di un lavoratore
alla Baap Bergamaschi di Caselle di Selvazzano. La denuncia della Filcams
Cgil Padova*
*Filcams Cgil Padova: “Molto spesso i trasferimenti aziendali sono dei
licenziamenti mascherati. Uno strumento lecito ma spesso usato in modo
pretestuoso attraverso cui avviene la violazione dei diritti di lavoratrici
e lavoratori”*
“Questo l’ultimo caso: a fine aprile di quest’anno intercettiamo un
lavoratore della Baap Bergamaschi di Caselle di Selvazzano, grande azienda
del settore dei sistemi di sicurezza e antincendio per imprese, che lamenta
disparità di trattamento con i colleghi e di aver subito contestazioni
disciplinari. Naturalmente chiediamo subito un incontro con l’azienda, le
cose sembrano andare meglio ma poi, come un fulmine a ciel sereno, il
lavoratore subisce un’altra contestazione disciplinare per un semplice
malinteso sulla concessione di alcuni giorni di ferie. Come Cgil Filcams
assistiamo il lavoratore nelle sue giustificazioni che però risultano
inutili e non gli evitano di subire una sanzione pesantissima: tre giorni
di sospensione dal lavoro. Il lavoratore, sempre attraverso il sindacato,
decide di ricorrere contro la sanzione ma l’azienda, informata della sua
volontà di non abbassare la testa, decide di trasferirlo a Milano
giustificando questo provvedimento con la necessità di utilizzare la sua
professionalità presso quella sede. Ecco: questo è un perfetto esempio di
quello che è un trasferimento ritorsivo, perché di questo si tratta, utile
solo a costringere il lavoratore a dare le sue dimissioni. E tanti saluti
ai suoi diritti.”
E’ arrabbiata Marquidas Moccia, Segretaria Generale della Filcams Cgil
Padova, nel raccontare quella che purtroppo sta diventando sempre più di
più una prassi tra tante aziende, in particolare quelle multilocalizzate,
quando vogliono sbarazzarsi dei dipendenti poco inclini a subire
passivamente le loro decisioni: “Naturalmente, noi impugneremo questo
trasferimento ma questo genere di decisioni, nei fatti, sono difficilmente
contestabili da parte del lavoratore perché le motivazioni che vengono
adottate sono di tipo tecnico-organizzativo e spettano, totalmente,
all’azienda. Se il datore di lavoro dice che le capacità di una lavoratrice
o di un lavoratore servono a centinaia di chilometri dal suo luogo di
residenza, è difficile dimostrare che ciò non sia vero e che il
trasferimento è determinato solo da una volontà punitiva nei confronti del
dipendente che magari contesta una sanzione disciplinare o l’atteggiamento
espulsivo che subisce da parte dell’azienda”.
“Purtroppo – prosegue Marquidas Moccia – non è solo la Baap Bergamaschi che
si comporta così, sono diverse le aziende che adottano le stesse modalità.
Proprio poco tempo fa, in un’altra azienda del territorio, abbiamo
assistito al trasferimento in altre sedi di lavoratrici e lavoratori che
avevano in comune solo il fatto di essere iscritti alla Cgil e questo non è
accettabile. Lo strumento dei trasferimenti è quindi molto importante per
le aziende ma è anche molto pericoloso per le lavoratrici e i lavoratori.
Per questo andrebbe imposto di utilizzarlo con cognizione e con motivazioni
oggettive. Si aggiunga poi, che quando si decide di impugnare un
trasferimento, gli unici luoghi deputati a deliberare sul provvedimento
sono le aule dei tribunali. E lo sappiamo che i tempi della giustizia, nel
nostro Paese, hanno una durata che non collima con la vita delle persone”.
“In definitiva – conclude la Segretaria Generale della Filcams Cgil – i
trasferimenti, per quanto siano uno strumento assolutamente lecito, sono
un’arma potentissima nelle mani delle aziende e, di fatto, spessissimo,
sono dei licenziamenti mascherati che accompagnano alla porta i lavoratori
mettendoli nelle condizioni di non poter più prestare la propria opera
all’interno di quella azienda. E questo avviene perché certi trasferimenti
non sono umanamente sostenibili, a livello personale, familiare e alle
volte anche economico, soprattutto se il lavoratore ha un contratto
part-time. In questo caso, possiamo dire che il licenziamento è
praticamente automatico. Ecco perché quando ci sono dei trasferimenti
assistiamo a due atteggiamenti opposti: da un lato, le aziende, proprio per
evitare tali impugnazioni, assumono un atteggiamento molto conciliativo
verso l’ipotesi di un’uscita concordata dal lavoro da parte del dipendente
oggetto di trasferimento. Mentre, dall’altro lato, sono parecchi i casi di
lavoratrici e lavoratori che vivono i trasferimenti con un’ansia e uno
stress che spesso li porta ad ammalarsi e a sviluppare delle patologie
psico-fisiche. Sono le due facce della stessa medaglia.”