(AGENPARL) – lun 02 dicembre 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*I delta fluviali di tutto il mondo, compresi quelli **italiani (primo fra
tutti il Delta del Po*)*, sono in pericolo: lo afferma uno studio
pubblicato **su Nature Sustainability condotto da un gruppo internazionale
di esperti, tra i quali il docente Unimore Prof. Vittorio Maselli*
La prestigiosa rivista *Nature Sustainability* ha recentemente pubblicato
lo studio di un gruppo internazionale di esperti di ambienti costieri, tra
i quali due docenti italiani di *Unimore* (Prof. *Vittorio Maselli*) e
dell’*Università
degli Studi di Bologna *(Prof. *Alessandro Amorosi*), che ripercorre il
ruolo fondamentale che i delta fluviali hanno avuto per lo sviluppo
socio-economico degli ultimi 7.000 anni e ammonisce sulle tragiche
conseguenze che la crisi climatica potrà determinare sull’evoluzione futura
di aree così fragili e complesse.
Dalla nascita delle prime città-stato in Mesopotamia e sul delta del Fiume
Nilo fino all’Antropocene (gli ultimi 70 anni in cui l’Uomo è diventato il
principale agente di modifica del sistema Terra), lo studio rivela come la
crescita naturale dei sistemi deltizi — alimentata dai sedimenti fluviali —
abbia accompagnato i progressi dell’umanità in Asia e nell’area
mediterranea. I delta hanno favorito innovazioni nella gestione delle
acque, nel controllo della subsidenza e nella mitigazione dell’erosione,
creando una profonda interdipendenza socio-ecologica tra la civiltà umana e
l’evoluzione di questi ambienti.
*Negli ultimi decenni* *l’aumento della pressione antropica e dell’uso del
suolo nelle aree costiere,* connessi alla crescita esponenziale della
popolazione e allo sviluppo in molte di queste regioni di vere e proprie
megalopoli, ha tuttavia reso i *delta sempre più vulnerabili, ponendo una
seria minaccia alla loro sopravvivenza*.
Il *riscaldamento globale* ha *aggravato la crisi dei sistemi fluviali e
deltizi anche in Italia*, moltiplicando da un lato i periodi di siccità
prolungata e intensificando dall’altro l’occorrenza di eventi meteo estremi
con piene fluviali devastanti. Infatti, *i delta italiani, primo fra tutti
il Delta del Po*, subiscono un duplice effetto: da una parte, la
diminuzione delle precipitazioni e l’aumento delle temperature riducono
l’apporto di acque dolci, con conseguenze critiche sulla disponibilità
idrica per l’agricoltura e per l’approvvigionamento urbano. D’altro canto,
l’innalzamento del livello del mare, accelerato dalla fusione delle calotte
glaciali, e la riduzione delle portate idriche facilitano l’intrusione del
cuneo salino nei corsi d’acqua e nel sottosuolo delle regioni costiere,
trasformando i terreni fertili in suoli salinizzati sempre meno produttivi,
con impatti devastanti sull’agricoltura e sulla biodiversità.
*Lo studio evidenzia le sfide cruciali che i delta dovranno affrontare in
termini di governance, gestione e pianificazione*, e sottolinea
l’importanza di nuove tecnologie e strategie per affrontare questi
problemi. Per garantirne lo sviluppo sostenibile, i delta del pianeta
dovranno essere in grado di fronteggiare l’innalzamento del livello del
mare causato dal riscaldamento globale e la riduzione negli apporti di
sedimenti, trattenuti a monte dalle dighe. Al di là delle possibili
soluzioni locali e momentanee, lo studio sottolinea come, in assenza di una
stabilizzazione climatica, sarà estremamente difficile preservare i sistemi
deltizi e gli ecosistemi ad essi associati.
*In scenari di estremo innalzamento del livello del mare (due metri o più
nei prossimi due secoli), i delta rischiano di finire progressivamente
sommersi*, rendendo insostenibile lo stesso sviluppo economico e
addirittura impossibile la presenza umana in queste aree. Se non si
adotteranno tempestivamente misure definitive per la riduzione delle
emissioni di CO₂ e strategie di mitigazione efficaci a tutela dei sistemi
deltizi, il futuro delle aree soggette a progressiva sommersione potrà
essere caratterizzato da abbandono di terre e da migrazioni di popoli su
larga scala verso regioni più ospitali, a quote più elevate. Questo
scenario, che in alcuni Delta come il Mississippi si prefigura come una
realtà oramai ineluttabile, rischia di segnare la fine della millenaria
interazione tra società umane e ambienti deltizi, compromettendo
irreversibilmente i benefici ecosistemici e socio-economici che questi
territori hanno storicamente offerto all’umanità.
*”Se non interveniamo subito per ridurre le attività antropiche che
perturbano i processi naturali dei delta fluviali, la loro perdita potrebbe
diventare irreversibile, mettendo a rischio la vita di milioni di persone
in tutto il mondo” *– ha commentato il Prof. *Vittorio Maselli* del
Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche Unimore.
Saluti
*Ufficio Stampa Unimore*
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
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