Il quotidiano britannico di sinistra The Guardian ha annunciato che non pubblicherà più contenuti sulla piattaforma X (precedentemente Twitter) di Elon Musk, accusando il social network di promuovere “teorie cospirazioniste di estrema destra e razzismo”. La decisione arriva dopo la vittoria elettorale di Donald Trump contro Kamala Harris, accompagnata dal sostegno esplicito di Musk alla campagna dell’ex presidente degli Stati Uniti.
In un post sul proprio profilo, che conta circa 11 milioni di follower, The Guardian ha spiegato che “i benefici di essere su X sono ora superati dai lati negativi” e che la testata preferisce investire le proprie risorse “altrove per promuovere un giornalismo di qualità”. Il quotidiano ha espresso preoccupazione per i contenuti presenti sulla piattaforma, pur senza specificare esempi concreti di “razzismo” o “teorie cospirazioniste”.
Musk e la politica: Una reazione internazionale
La scelta di abbandonare X è solo uno dei segnali di crescente tensione internazionale nei confronti di Elon Musk e della sua gestione della piattaforma. Il Guardian ha sottolineato che Musk è stato “in grado di usare la sua influenza per modellare il dibattito politico”, schierandosi apertamente a favore della candidatura di Trump.
In Europa, diverse figure politiche hanno sollevato perplessità sulle intenzioni di Musk e sul potere esercitato nel discorso democratico. Il vice cancelliere tedesco, Robert Habeck, ha recentemente dichiarato che l’Europa non dovrebbe permettere che il dialogo democratico sia “nelle mani di Elon Musk”. Anche in Italia, alcuni rappresentanti di sinistra hanno espresso timori per la “democrazia”, criticando il recente commento di Musk in favore del rimpatrio di migranti dall’Albania.
Le reazioni nella Big Tech e la censura
L’annuncio del Guardian ha innescato una reazione immediata da parte di Musk, che ha risposto definendo il quotidiano una “macchina di propaganda” con una probabile allusione alla vicinanza della testata con il partito laburista britannico. La questione ha inoltre riaperto il dibattito sul ruolo della Big Tech nella politica: negli ultimi anni altre piattaforme, come Facebook e il precedente Twitter, sono state accusate di moderare i contenuti su richiesta del governo USA, in particolare durante le campagne elettorali, a beneficio di figure come Joe Biden e Kamala Harris. La differenza di trattamento riservata a Musk e alla sua piattaforma ha suscitato interrogativi sull’imparzialità delle critiche.
La decisione del Guardian segna un momento chiave nelle tensioni tra i media tradizionali e le piattaforme social, sottolineando l’evoluzione del ruolo dei social nel discorso politico globale. Con la crescente polarizzazione e le sfide alla libertà di espressione, le implicazioni di queste decisioni potrebbero rivelarsi significative per il futuro del dibattito pubblico in tutto il mondo.