
(AGENPARL) – sab 02 novembre 2024 Pensionati Cia-Agricoltori: Irrisorio l’aumento delle minime di tre euro
La signora *Antonia*, coltivatrice diretta, vive con la pensione minima di
611,77 euro al mese. “Mi aumenterà di 3 euro lordi cioè 2,23 nette. Non mi
bastano per comprare il pane per un giorno”: è la sua testimonianza a
spiegare la posizione di netta contrarietà dell’Anp, l’Associazione
Nazionale Pensionati della Cia-Agricoltori.” Proprio quando – sottolinea –
è l’Inps a certificare una perdita del potere d’acquisto del 15,7% delle
pensioni. L’effetto è che in tanti, pensionate e pensionati, siamo
costretti a continuare a lavorare nei campi per garantirci una vita con
minori privazioni e aiutare figli e nipoti”. Anp-Cia aggiunge: se sono
stabili gli importi dovuti alle indicizzazioni, nulla cambia per l’opzione
donna che resta penalizzante per le lavoratrici, mentre non vi è nessun
riconoscimento di lavoro usurante per gli agricoltori, né alcuna
prospettiva per i giovani che non riusciranno così ad avere una pensione
dignitosa.
Nelle aree rurali della Basilicata e del Sud – evidenzia l’Anp – si vivono
le situazioni più difficili: se in Italia quasi un pensionato su due vive
con meno di 1.000 euro al mese, nelle nostre campagne la media percepita si
abbassa notevolmente, ed è proprio qui che si registra la massima
concentrazione di pensioni minime, poco sopra la soglia di 500 euro mensili
e quasi il 70% delle pensioni in Basilicata presentano importi sotto i
1.000€ mensili, oltre alla netta differenza in negativo riguardo gli
importi medi percepiti dai pensionati lucani che relega le nostre Province
fra quelle con importi minori a riprova della modesta qualità assicurativa
nei periodi di lavori. Per non parlare dei pensionati che vivono nelle zone
di campagna i quali risentono in misura più pesante dei “morsi” della
crisi inaspriti dal disagio sociale, soprattutto per gli
ultrasessantacinquenni, che pagano la nota carenza di servizi
socio-assistenziali.
Sulla sanità, secondo Anp-Cia, il Governo ha scelto di non scegliere,
malgrado sia sotto gli occhi di tutti il costante peggioramento del
sistema, anche nelle Regioni dove i servizi erano notoriamente più
efficienti. C’è preoccupazione generalizzata sul versante delle politiche
sociali, a causa dei tagli lineari previsti per gli enti locali, mentre
resta al palo l’attuazione della legge sulla non autosufficienza, ancora
priva di risorse idonee e di incertezze normative.
La proposta di Legge di bilancio non affronta in nessun modo la questione
sociale del Paese, nonostante il dato sulla povertà delle persone sia in
continuo aumento. Anp-Cia ricorda, inoltre, come una grande percentuale di
pensionati e anziani con pensioni basse si registri soprattutto nelle aree
interne, che sono fortemente carenti di servizi. Serve, dunque, un’azione
forte per intervenire nel percorso parlamentare e fare quelle modifiche
necessarie ai bisogni delle persone e alle vere esigenze del
Paese. Politiche sociali ed economiche devono viaggiare assieme: per il
rilancio delle aree interne e rurali servono politiche attive del lavoro e
servizi sociosanitari utili allo sviluppo dell’economia.