
(AGENPARL) – mer 30 ottobre 2024 *COMUNICATO STAMPA DEL 30 OTTOBRE 2024*
*Danno e beffa alle aziende della moda: soldi da restituire a seguito di
un’interpretazione retroattiva*
“Lo abbiamo denunciato più volte come Confindustria Toscana Nord, così come
le federazioni confindustriali Sistema Moda Italia e Confindustria
Accessori Moda che hanno rappresentato con forza il problema ai tavoli
nazionali: è profondamente ingiusto che le aziende del settore moda debbano
restituire le somme di un credito d’imposta acquisito secondo le
interpretazioni normative allora ufficializzate, cambiate poi
retroattivamente”: così *Francesco Marini*, presidente della sezione
Sistema moda di Confindustria Toscana Nord, commenta l’incresciosa e iniqua
vicenda che prende le mosse dalla maturazione del credito d’imposta per
ricerca e sviluppo degli anni 2015-2019. Nel 2016 una circolare
dell’Agenzia delle entrate chiariva che il beneficio includeva anche, per
il settore moda, la ricerca finalizzata all’ideazione estetica e alla
realizzazione di nuove collezioni; le aziende si sono quindi mosse di
conseguenza, utilizzando il credito. Ma nel 2022, dopo ben tre anni
dall’ultimo periodo agevolato – quindi con ampia e chiara retroattività –
queste tipologie di spese venivano escluse e non potevano quindi generare
più credito di imposta. Le aziende che avevano già utilizzato il credito di
imposta si sono trovate quindi in una posizione legalmente delicata; dopo
ripetuti tentativi di trovare delle soluzioni, la moda e solo la moda, a
differenza di altri settori, è rimasta impigliata nell’obbligo di
restituzione delle somme portate a credito.
Una vicenda complicata, che vede da un lato il cosiddetto manuale di
Frascati – che circoscrive il concetto di ricerca ad attività che vadano a
incidere su sviluppi tecnologicamente rilevanti – ma dall’altra un
principio giuridicamente fondamentale e ineludibile come la certezza del
diritto, che esclude la retroattività delle interpretazioni delle norme.
Nella sostanza, le aziende avrebbero la facoltà entro domani 31 ottobre di
autodenunciare l’utilizzazione – indebita secondo le interpretazioni
retroattive – del credito di imposta e restituirlo in tre rate in
altrettante annualità; in cambio, riceverebbero una compensazione dai
contorni ancora indefiniti e comunque di modesta entità.
“Non è possibile effettuare una ricognizione per capire quanto questa
vicenda incida sul nostro territorio – conclude *Marini *-. Comunque di
certo è una vera e propria mazzata, tanto più in un momento così difficile
per il settore. E’ presumibile che le aziende interessate siano delle
centinaia, perché agevolazioni come quella 2015-2019 per ricerca e sviluppo
hanno avuto molto seguito. Sappiamo per certo che per alcune aziende le
somme in gioco sono a sei cifre, abbastanza per destabilizzare molti
bilanci, in questi tempi. Una vera assurdità anche nel merito: se alla moda
si precludono agevolazioni per l’ideazione estetica, vale a dire per la
creazione delle collezioni, rimane veramente poco. Allora diciamolo che la
moda, che per il nostro Paese rappresenta il secondo settore per l’export,
non interessa! L’Italia tratta così un settore che è da sempre la sua
miniera d’oro, l’emblema stesso del made in Italy. Come Confindustria
Toscana Nord abbiamo portato la vicenda al tavolo di distretto e l’abbiamo
ripetutamente rappresentata ai parlamentari eletti nella nostra area, senza
esiti. I nostri uffici hanno fatto, fanno e faranno consulenza alle aziende
per istruirle al meglio, in considerazione della specifica posizione di
ognuna rispetto alle norme e interpretazioni. Una vicenda, questa, che
lascia davvero l’amaro in bocca.”
*Allegata foto*
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