
(AGENPARL) – mer 16 ottobre 2024 Statistiche
I principali risultati
Nel 2022 il reddito medio annuo familiare e quello equivalente sono cresciuti in termini reali dell’1,4 e 1,8 per cento
rispetto al 2020; risultano tuttavia ancora inferiori a quelli osservati nel 2006 prima della crisi finanziaria globale (del
10 e 5 per cento, rispettivamente). Nel biennio, l’indice di Gini misurato sui redditi equivalenti è aumentato al 33,6
per cento dal 32,8; al netto degli effetti delle modifiche del disegno campionario, esso resta comunque inferiore ai
valori registrati a cavallo tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo secolo e a quelli pre-pandemici.
Dopo il brusco calo registrato durante la pandemia, nel 2022 la spesa media familiare è tornata ad aumentare, del
5,7 per cento in termini reali rispetto alla rilevazione precedente, sostenuta soprattutto dalla componente dei beni
durevoli. La spesa delle famiglie appartenenti al quinto più alto della distribuzione del reddito è aumentata di circa
l’11 per cento, in connessione con il forte recupero degli acquisti più voluttuari, mentre quella delle famiglie
appartenenti al quinto più basso ha continuato a diminuire (-2 per cento).
Nel 2022 più della metà delle famiglie ha avuto un risparmio nullo: questa quota sale al 70 per cento per le famiglie
appartenenti al quinto più basso della distribuzione del reddito e scende al 28 per quelle appartenenti al quinto più
alto.
La ricchezza media a prezzi costanti è aumentata dell’1,8 per cento rispetto al 2020; quella mediana è invece
diminuita del 2 per cento. La quota detenuta dal 10 per cento più abbiente è salita di circa 2 punti percentuali, al 52
per cento.
La quota di famiglie indebitate è rimasta stabile al 26 per cento. Le famiglie con redditi sopra la mediana detenevano
l’85 per cento del totale del debito finanziario. Rispetto al 2020 la quota di debito finanziario detenuta dai nuclei con
reddito al di sotto di quello mediano è diminuita di circa 2 punti percentuali, con una riduzione maggiore per il credito
al consumo (-6 punti percentuali).
Anche l’incidenza delle famiglie finanziariamente vulnerabili è rimasta stabile rispetto al 2020 (1,5 per cento sul totale
delle famiglie). Il peso in rapporto alle sole famiglie indebitate si è tuttavia ridotto di circa un punto percentuale rispetto
a due anni prima, al 7 per cento.
I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2022 1
Il reddito e la sua distribuzione
Secondo le informazioni riportate dagli oltre 9.500 nuclei familiari intervistati, nel 2022 il reddito medio annuo
familiare, in termini reali e al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, era superiore di circa l’1,4 per
cento rispetto a quello rilevato nell’indagine sul 2020 ma risultava, al netto del nuovo disegno di campionamento 2,
ancora inferiore di oltre il 10 per cento a quello registrato nel 2006, prima della crisi finanziaria globale 3 (fig. 1).
Figura 1
Reddito medio familiare e reddito equivalente (1)
(prezzi costanti, 2006=100)
Fonte: Elaborazioni sull’archivio storico dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, versione 12.1. (1) Stime ottenute con i pesi
per il confronto storico.
Tra il 2020 e il 2022, il reddito medio in termini reali è cresciuto per le famiglie il cui principale percettore di reddito è
un lavoratore indipendente (+2,8 per cento; fig. 2), verosimilmente anche per la maggiore capacità di molti di questi
lavoratori di adeguare i propri compensi all’inflazione e, ancorché meno, per le famiglie dei lavoratori dipendenti (+0,8
per cento). Il reddito medio si è invece ridotto per i nuclei che dipendono maggiormente dalle pensioni (-2,6 per cento)
o dagli altri trasferimenti (-15,4 per cento). I redditi da capitale, aumentati in media del 5,7 per cento, hanno contribuito
Il testo è stato curato da David Loschiavo, Gioia Maria Mariani e Concetta Rondinelli. Si ringraziano le famiglie che hanno
accettato di partecipare all’indagine, fornendo i dati richiesti nel corso di un’intervista lunga e impegnativa e Mirko Moscatelli,
Eleonora Porreca e Federico Tullio che hanno lavorato a tutte le fasi necessarie per la realizzazione dell’indagine.
http://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/indagini-famiglie-imprese/bilanci-famiglie/index.html.
2 Con l’edizione sul 2020, la rilevazione è stata oggetto di importanti modifiche metodologiche volte a migliorare la copertura
statistica delle famiglie a maggiore reddito. Tale innovazione ha sensibilmente avvicinato i valori aggregati stimati con l’indagine
a quelli corrispondenti dei conti nazionali ed ha anche accresciuto la capacità dell’indagine di restituire un quadro più accurato
della distribuzione delle principali poste di bilancio nella popolazione. Ciò ha tuttavia comportato l’interruzione della continuità
delle serie storiche. In questo documento, per effettuare confronti con le edizioni precedenti al 2020 sarà utilizzato un sistema di
riponderazione dei dati elaborato per consentire di approssimare la composizione del campione che si sarebbe ottenuta in
assenza di cambio nella metodologia di campionamento (c.d. “pesi per il confronto storico”). L’andamento delle principali poste di
bilancio tra le ultime due rilevazioni sul 2020 e sul 2022 sarà invece basato sul nuovo sistema di ponderazione (c.d. “pesi del
nuovo disegno”) che consente di sfruttare appieno la maggiore accuratezza del nuovo disegno campionario. Per l’indagine sul
2022 si è potuto disporre di informazioni più dettagliate sulle condizioni reddituali delle famiglie campionate rispetto a quelle
disponibili al momento del rilascio dell’indagine sul 2020. La disponibilità di queste informazioni ha permesso di affinare il sistema
di costruzione dei pesi campionari e ha reso necessario rivedere quelli utilizzati per l’indagine sul 2020. La nuova metodologia e
gli effetti della revisione dei risultati sul 2020 sono descritti nella sezione metodologica del sito della Banca d’Italia all’indirizzo:
https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/indagini-famiglie-imprese/bilanci-famiglie/metodologia-ibf/index.html.
I valori del reddito e della ricchezza a prezzi costanti sono stati ottenuti utilizzando il deflatore dei consumi delle famiglie residenti
diffuso nell’ambito dei Conti nazionali annuali dell’Istat.
in misura significativa alla crescita dei redditi medi familiari delle famiglie di lavoratori ma hanno concorso alla
contrazione di quelle dei non occupati.
Figura 2
Variazione del reddito medio rispetto al 2020
per condizione occupazionale del principale percettore di reddito
(variazioni percentuali a prezzi costanti)
Fonte: Elaborazioni sui dati annuali dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2022.
(1) I lavoratori indipendenti sono i liberi professionisti, i lavoratori autonomi, gli imprenditori, i soci o i gestori di società, i lavoratori
atipici.
Per effetto di questi andamenti, il reddito medio delle famiglie con principale percettore pensionato è peggiorato in
termini relativi, passando tra il 2020 e il 2022 dall’86 all’82 per cento della media generale. Nel complesso, la
posizione relativa dei nuclei con la persona a più alto reddito lavoratore dipendente è rimasta sostanzialmente stabile
(dal 109 per cento al 108). Per le famiglie che dipendono maggiormente dal lavoro autonomo, invece, il reddito medio
familiare è divenuto ancora più elevato rispetto alla media (dal 147 per cento al 149) 4.
Considerando la distribuzione delle famiglie per decili di reddito, il 10 per cento con il reddito più basso percepisce il
2,4 per cento del totale dei redditi, a fronte del 27,9 per cento percepito dal 10 per cento con il reddito più elevato.
Rispetto al 2020 il divario tra le due quote si è ampliato di circa 1,6 punti percentuali.
Il reddito medio equivalente 5, una misura che approssima il benessere economico individuale tenendo conto della
dimensione e della composizione familiare e delle economie di scala che ne derivano, è cresciuto dell’1,8 per cento
(in termini reali) rispetto a due anni prima, proseguendo la ripresa in atto dal 2014 dopo la prolungata fase di flessione
dalla metà del decennio precedente (fig. 1). L’indice di Gini misurato sui redditi equivalenti risulta pari al 33,6 per
cento, più elevato del 2020 (32,8 per cento) ma comunque inferiore sia ai valori registrati tra la fine degli anni 90 e
l’inizio di quelli duemila sia a quelli pre-pandemici (al netto degli effetti delle modifiche del disegno campionario).
I consumi e i risparmi
Dopo il brusco calo registrato durante la pandemia, nel 2022 la spesa media familiare è tornata ad aumentare in
termini reali, del 5,7 per cento rispetto alla rilevazione precedente; è stata sostenuta dalla crescita di tutte le
componenti, più pronunciata per i beni durevoli. La spesa delle famiglie appartenenti al quinto più alto della
distribuzione del reddito è aumentata di circa l’11 per cento a prezzi costanti, in connessione con il forte recupero
Nell’arco dell’ultimo quarto di secolo, la posizione relativa delle famiglie per le quali il lavoro è la principale fonte di reddito si è
mantenuta sostanzialmente invariata, mentre è peggiorata notevolmente quella dei nuclei che dipendono prevalentemente dai
trasferimenti diversi dalle pensioni. Per contro, e nonostante il peggioramento registrato nell’ultimo biennio, è migliorata la
posizione delle famiglie la cui principale entrata è una pensione.
5 Il reddito equivalente è il reddito di cui un membro di una famiglia dovrebbe disporre per raggiungere lo stesso livello di benessere
che otterrebbe se vivesse da solo. Viene calcolato assegnando a ciascun membro della famiglia un peso che dipende dalla sua
età; la somma di questi pesi restituisce il numero di adulti equivalenti della famiglia. Il reddito equivalente è dato dal rapporto tra
il reddito familiare complessivo e il numero di adulti equivalenti. Si adotta la scala di equivalenza dell’OCSE modificata, che
attribuisce un coefficiente pari a 1 al primo componente adulto, 0,5 ai componenti con almeno 14 anni e 0,3 a quelli con meno di
14 anni.
degli acquisti più voluttuari, fortemente compressi durante l’emergenza sanitaria; per contro, quella delle famiglie
appartenenti al quinto più basso ha continuato a diminuire (-2 per cento). Per fronteggiare i rincari delle bollette di
elettricità e gas, causati dall’aumento dei prezzi dell’energia che hanno sospinto la fiammata inflazionistica tra il 2021
e 2022, secondo l’indagine i nuclei meno abbienti non solo hanno continuato a ridurre le spese considerate ancora
comprimibili, ma hanno anche ritardato il pagamento di alcune bollette o ricevuto aiuti da parenti e amici o mediante
contributi pubblici come il c.d. “bonus sociale per le bollette gas e luce”.
Il recupero della spesa è stato solo parzialmente compensato dall’incremento del reddito; ne è conseguita una
riduzione del flusso di risparmio familiare, pari in media al 7 per cento. Secondo la rilevazione, più della metà delle
famiglie ha avuto un risparmio nullo: questa quota sale al 70 per cento per le famiglie appartenenti al quinto più basso
della distribuzione del reddito e scende al 28 per cento per quelle appartenenti al quinto più alto.
Nel menzionare le motivazioni del risparmio, indipendentemente dall’effettivo accumulo nel 2022, le famiglie indicano
con maggiore frequenza la volontà di mettere da parte risorse in vista della vecchiaia o per fronteggiare eventi inattesi
o incerti; quelle più abbienti vi aggiungono il sostegno economico per gli eredi (fig. 3).
Figura 3
Motivazioni del risparmio delle famiglie per quinti di reddito (1)
(valori percentuali)
Fonte: Elaborazioni sui dati annuali dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2022.
(1) Quota di famiglie per motivazione del risparmio desiderato, indipendentemente dall’effettivo accumulo di risorse nel 2022. La
somma delle quote può eccedere il 100 per cento perché i rispondenti all’indagine hanno potuto fornire fino a tre opzioni tra quelle
indicate nel quesito.
La ricchezza e la sua distribuzione
Sulla base dell’indagine, alla fine del 2022 la ricchezza netta delle famiglie italiane, costituita dalla somma delle
attività reali e finanziarie al netto delle passività finanziarie, ammontava in media a circa 296.000 euro (in crescita
dell’1,8 per cento a prezzi costanti rispetto al 2020); il valore mediano, che separa la metà meno ricca delle famiglie
dalla metà più ricca era pari a 152.000 euro (in calo del 2 per cento) 6. La crescita della ricchezza media è stata
Le stime sulla ricchezza sono soggette a fenomeni di distorsione dovuti a reticenza e difficoltà di valutazione da parte degli
intervistati. Per queste ragioni, al di là delle differenze di definizione e metodologia, i valori della ricchezza familiare e delle sue
componenti rilevati nell’indagine possono discostarsi da quelli riportati dal corrispondente dato aggregato di contabilità nazionale.
Per maggiori dettagli, cfr. G. D’Alessio e A. Neri, Stime campionarie del reddito e della ricchezza familiare coerenti con le stime
aggregate: alcuni esperimenti, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, 272, 2015. Dall’inizio del 2024 sono disponibili,
ancorché in via sperimentale, i conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie, che rappresentano uno sviluppo della contabilità
nazionale per documentare tempestivamente e in modo integrato con le statistiche aggregate l’andamento della distribuzione del
patrimonio e delle sue componenti. Per maggiori dettagli, cfr. A. Neri, M. Spuri e F. Vercelli, I conti distributivi sulla ricchezza delle
famiglie: metodi e prime evidenze, Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza, 836, 2024.
sostenuta da quella della componente finanziaria, che ha beneficiato dell’andamento positivo dei mercati e ha più
che bilanciato l’aumento delle passività e la lieve riduzione della ricchezza immobiliare.
Alla fine del 2022 il 10 per cento meno ricco delle famiglie possedeva meno dello 0,1 per cento del patrimonio netto
complessivo, il 10 per cento più ricco ne deteneva circa il 52 per cento 7; rispetto al 2020, la quota di patrimonio netto
detenuta dal decimo più abbiente è salita di circa 2 punti percentuali. Al netto al netto del nuovo disegno di
campionamento, il divario tra la quota di ricchezza netta detenuta dai più ricchi e quella in capo ai meno ricchi
continua ad essere maggiore rispetto al periodo pre-pandemico (2016).
La quota di famiglie che detenevano attività finanziarie alla fine del 2022 era pari al 92 per cento, in linea con la
precedente rilevazione: il valore medio familiare delle attività finanziarie era pari, tra chi le possedeva, a circa 62.400
euro. La distribuzione delle attività finanziarie è rimasta più concentrata di quella della ricchezza netta: quasi i due
terzi delle attività finanziarie erano detenuti dai nuclei appartenenti al 10 per cento più ricco mentre il 10 per cento
delle famiglie più povere ne deteneva solo lo 0,1 per cento (tav. 1).
Ai divari nella quota di ricchezza finanziaria detenuta si associano portafogli con composizione molto diversa. Le
famiglie appartenenti al decimo più povero possiedono quasi esclusivamente depositi, mentre quelle appartenenti al
decimo più abbiente affidano la gestione di una parte cospicua delle loro attività finanziarie a operatori professionali
e detengono direttamente azioni. Questa diversificazione consente una maggiore protezione dall’inflazione come
quella particolarmente elevata realizzatasi nel corso del 2022.
Tavola 1
Ripartizione delle attività finanziarie per decimi della distribuzione della ricchezza netta
(valori percentuali)
DECIMI DI RICCHEZZA
NETTA
1° decimo
2° decimo
3° decimo
4° decimo
5° decimo
6° decimo
7° decimo
8° decimo
9° decimo
10° decimo
Totale
Quota di
attività
finanziarie
100,0
Quota percentuale
Depositi (1)
Investimenti
Azioni e
Obbligazioni Titoli di Stato
gestiti (2)
partecipazioni private (3)
Titoli esteri
Altro (6)
Totale
ricchezza
finanziaria
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
100,0
Fonte: Elaborazioni sull’archivio annuale dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2022.
(1) Depositi bancari e postali in conto corrente e a risparmio, certificati di deposito, pronti contro termine e buoni fruttiferi postali.
– (2) Gestioni patrimoniali e quote di fondi comuni/ETF. – (3) Obbligazioni emesse da banche o imprese italiane. – (4) Titoli di
Stato italiani. – (5) Depositi detenuti all’estero e altri titoli esteri (titoli di Stato, obbligazioni, azioni, etc.). – (6) Prestiti alle
cooperative e altre attività finanziarie (derivati, hedge funds, fondi di private equity, ecc.).
L’indebitamento
Nel 2022 il 26 per cento delle famiglie italiane era indebitato. A fronte di una sostanziale stabilità della percentuale
di famiglie con debiti per finalità di consumo (circa il 10 per cento), è cresciuta quella dei nuclei indebitati per immobili
(al 13,9 per cento dal 12,1 del 2020) o per ragioni professionali (al 2,5 per cento dal 2,1). Si è invece ridotta l’incidenza
delle famiglie con debiti per scoperto di conto corrente o su carta credito (al 4,6 per cento dal 5,7) e con debiti verso
parenti e amici (all’1,4 per cento dal 2,3).
Il debito è concentrato presso le famiglie che hanno maggiore capacità di sopportarne gli oneri: nel 2022 la metà
delle famiglie con redditi più elevati deteneva l’85 per cento dei prestiti complessivi erogati da intermediari finanziari
(fig. 4). A differenza dei mutui che presentano il medesimo quadro e sono la parte preponderante dell’indebitamento
totale, i prestiti per scopi di consumo sono meno concentrati: le famiglie con reddito familiare superiore a quello
Secondo i Conti distributivi della ricchezza, che introducono correzioni per tenere conto di possibili distorsioni nella misurazione
della ricchezza nell’indagine (come ad esempio la reticenza dei rispondenti a riportare gli importi effettivamente detenuti), alla fine
del 2023 il 10 per cento più ricco delle famiglie deteneva il 60 per cento del patrimonio netto.
mediano ne detenevano il 71 per cento. Rispetto al 2020 la quota dell’indebitamento totale detenuta dalla metà dei
nuclei a più basso reddito si è ridotta di circa 2 punti percentuali: la riduzione è stata inferiore per i mutui ma
sensibilmente maggiore per il credito al consumo (-6 punti percentuali).
Figura 4
Quota del debito totale detenuta dalle famiglie indebitate per quarti di reddito nel 2022
(valori percentuali)
Fonte: Elaborazioni sui dati annuali dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2022.
(1) Include solo i debiti verso banche e società finanziarie. – (2) Include i debiti per l’acquisto o la ristrutturazione di un immobile.
– (3) Include i debiti per l’acquisto di mezzi di trasporto, di beni durevoli (ad esempio, mobili ed elettrodomestici) e non durevoli.
Il 2,1 per cento delle famiglie indebitate ha dichiarato di essere stata in ritardo con i pagamenti delle rate per un
periodo superiore ai 90 giorni, in netta riduzione dal 2020 (3,7 per cento) quando per gli effetti della pandemia tale
quota è stata particolarmente elevata nonostante molti nuclei indebitati avessero potuto sospendere il rimborso delle
rate aderendo alle moratorie.
L’incidenza dell’onere del debito 8 sul reddito monetario continua a essere crescente al diminuire del reddito
equivalente (tav. 2). Nel 2022 era indebitato per finanziare l’acquisto, la ristrutturazione di un immobile o la spesa
per consumi quasi il 30 per cento delle famiglie appartenenti al quarto più elevato; per questi nuclei, la rata, in media
pari a 8.800 euro, incideva sul reddito per poco meno del 15 per cento. Per contro, solo il 12 per cento delle famiglie
appartenenti al primo quarto era indebitato, ma la loro rata media ammontava a circa 3.800 euro e rappresentava il
21 per cento del loro reddito.
Tavola 2
Vulnerabilità finanziaria delle famiglie
(valori percentuali; euro) (1)
Solo famiglie indebitate
Quarti di
reddito
equivalente
Quota di
famiglie
vulnerabili
sulla
popolazione
Quota di
famiglie
indebitate
Valore mediano
della rata
Rapporto
mediano fra
rata e reddito
(monetario)
1° quarto
3,500
3,754
2° quarto
4,200
4,763
3° quarto
5,000
5,576
4° quarto
7,000
8,718
Totale
5,070
6,270
Per memoria
5,000
Rata annuale
media
5,714
Rapporto tra
rata media e
reddito medio
(monetario)
Quota di
famiglie
vulnerabili
Fonte: Elaborazioni sui dati annuali dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2022 e nel 2020.
(1) Sono inclusi solo i debiti per l’acquisto o la ristrutturazione di un immobile e per l‘acquisto di beni di consumo.
Ovverosia l’ammontare della rata annuale rimborsata comprensiva della quota interessi.
Nel 2022 le famiglie finanziariamente vulnerabili 9 erano l’1,5 per cento del totale, come nel 2020. Esse
rappresentavano il 7 per cento di quelle indebitate, circa un punto percentuale in meno rispetto a due anni prima per
effetto della riduzione dell’incidenza della rata sul reddito per i nuclei indebitati con reddito equivalente al di sotto
della mediana.
Le risorse finanziarie accumulate possono sostenere la capacità delle famiglie di onorare i propri impegni finanziari
anche quando subiscono uno shock al reddito. Tra i nuclei indebitati quelli “poveri di liquidità” 10 erano il 37,4 per
cento. Ad essi era riconducibile il 29,4 per cento dell’indebitamento complessivo 11 delle famiglie. Nonostante
l’aumento della diseguaglianza nella distribuzione delle attività finanziarie, nel 2022 è proseguita la diminuzione della
quota di famiglie indebitate “povere di liquidità” 12. Il rischio di illiquidità era diffuso soprattutto tra le famiglie
finanziariamente vulnerabili (in quasi il 59 per cento dei casi), seppure in sensibile miglioramento rispetto al 2020
quando tale quota era superiore di circa 11 punti percentuali.
9 Si definiscono in tale condizione le famiglie con un reddito equivalente inferiore a quello mediano e al contempo una spesa
annuale per il servizio del debito superiore al 30 per cento del reddito monetario.
Sono definite tali quelle famiglie che detengono una ricchezza in attività finanziarie liquide (depositi bancari e postali), modificata
per tenere conto della struttura familiare, inferiore a un quarto della soglia che individua il rischio di povertà (60 per cento del
reddito equivalente mediano). In altre parole, una famiglia è finanziariamente povera se, anche liquidando tutte le attività
finanziarie immediatamente disponibili, non ha risorse sufficienti per evitare il rischio di povertà per almeno tre mesi. Per maggiori
dettagli, cfr. D. Loschiavo e M. Graziano, Liquidity-poor households in the midst of the Covid-19 pandemic, “Review of Income
and Wealth”, 68(2), 2022, pp. 541-562, pubblicato anche in Banca d’Italia, Questioni di economia e finanza, 642, 2021.
Sono considerati solo i debiti per l’acquisto o la ristrutturazione di un immobile e per l‘acquisto di beni di consumo.
12 Tra i nuclei con redditi equivalenti al di sotto della mediana quelli con debiti hanno infatti accresciuto il proprio risparmio
rispetto al 2020, a differenza di quelli senza debiti che lo hanno ridotto (cfr. il paragrafo: I consumi e i risparmi).