
(AGENPARL) – ven 27 settembre 2024 SIMONA BARTOLENA
Curatrice della mostra
Dai peintres-graveurs alle sperimentazioni dell’Informale.
L’importanza delle tecniche a stampa nell’arte europea tra Otto e Novecento *Peintre-graveur è una definizione resa celebre da Ambroise Vollard, ma già in uso nei decenni precedenti, che ben identifica gli artisti del XX secolo che hanno prodotto stampe di invenzione e non di riproduzione. I peintres-graveures sono artisti che usano le tecniche di stampa con la stessa mentalità e la medesima intenzione con cui usano il pennello, la tavolozza, i colori a olio. Un’opera a stampa non è un prodotto di serie, è un’opera originale e come tale è stata ideata, creata, disegnata di proprio pugno dall’artista, che l’ha pensata come espressione del proprio sentire, parte della propria creazione artistica. Considerando la vastità del tema – che abbraccia tutta la storia dell’arte dalla fine del XIX secolo ai nostri giorni – una mostra come questa non può che essere una traccia, un’ipotesi di lavoro.
Tracciare un percorso nella storia dell’arte dello scorso secolo attraverso l’opera a stampa è un esercizio entusiasmante. Lungi dall’essere una forma creativa minore, le tecniche a stampa costituiscono per gli artisti del Novecento un interessante territorio di sperimentazione e un mezzo espressivo autonomo. Non è un caso che i principali musei di arte moderna del mondo dedichino grande attenzione a questo tipo di lavori. Il MoMA di New York, ad esempio, vanta una sezione di decine di migliaia di esemplari. “La prima considerazione nella formazione della collezione” scrive Deborah Wye nel suo saggio Artist & Prints in Context, nel catalogo del Museo “è stato il ruolo delle tecniche di stampa nella storia dell’arte moderna”. Questo approccio differisce, tra l’altro, da quello più tradizionale dei gabinetti delle stampe nelle biblioteche nazionali e nei musei enciclopedici di tutto il mondo: il MoMA, infatti, ha giustamente voluto mettere l’opera grafica in stretta relazione con le altre tecniche, in dialogo con la pittura, con la scultura, con la fotografia, con l’editoria e con il graphic design. La produzione a stampa di un artista, infatti, non costituisce una parentesi chiusa nella sua ricerca, al contrario ne rappresenta spesso un aspetto importante, talvolta fondamentale. La preferenza di una tecnica sulle altre, la scelta di un metodo di stampa, l’approccio stesso alla matrice da incidere e alla carta da imprimere rivelano sfumature interessantissime della ricerca di un artista o del linguaggio di un movimento, offrendo un punto di vista diverso da quello, più noto, della pittura e della scultura.
Questa mostra, parte di un percorso di studio e divulgazione dell’argomento, intende innanzi tutto proporre questo punto di vista: non una riflessione chiusa in se stessa, ma l’inserimento delle opere a stampa nel tessuto della produzione artistica dei più grandi maestri europei dell’Otto e Novecento. Un’ottica che vuole non solo rivelare l’importanza della grafica nella loro ricerca, ma anche le notevoli possibilità espressive che queste tecniche concedono, al pari di pittura, scultura e disegno. Del tutto relativo è il fatto che il processo di stampa possa generare più copie della stessa composizione. Il fattore dell’unicità del pezzo interessa il mercato, ma non la storia dell’arte. Spesso, anzi, gli artisti hanno voluto sottolinearne la difficoltà. Dubuffet, ad esempio, sosteneva che un’opera a stampa gli richiedeva talvolta assai più tempo e fatica di un dipinto… E certamente il fondatore dell’Art Brut non è stato il solo a pensarla in questo modo.
L’esposizione racconta, dunque, come molti grandi artisti dell’Ottocento e del Novecento – da Picasso a Miró, da Kandinskij a Dubuffet – abbiano considerato la stampa come uno strumento prezioso nella loro ricerca, affidando proprio al foglio stampato le sperimentazioni tecniche più ardite e importanti passaggi stilistici. Spesso a portare gli artisti verso la grafica è una sorta di “bisogno” di andare oltre la pittura. Per artisti come Picasso, Rouault, Miró, Morandi o il gruppo degli artisti di Die Brücke, per citare solo i primi casi che vengono in mente, la realizzazione di opere a stampa costituisce un momento fondamentale di sperimentazione creativa. Per il gruppo di Dresda, ad esempio, le tecniche a stampa – in particolare la silografia – sono il territorio ideale in cui mettere a punto il loro linguaggio. Il processo di incisione e stampa si carica per loro di significati rituali: un rito che riconduce a pieno alle atmosfere primitive e selvagge che gli artisti di Die Brücke inseguono anche in pittura.
L’interesse per le tecniche calcografiche e per la litografia non è un fatto solo novecentesco. Già nella seconda metà dell’Ottocento numerosi artisti si cimentavano volentieri nella grafica. Anche gli impressionisti, la cui grammatica basata sul colore e sul tocco libero parrebbe inconciliabile con il segno inciso, amarono la stampa d’artista e seguirono l’esempio di quei maestri – da Delacroix a Daumier, a Manet – che se ne erano occupati prima di loro.
Monza, 27 settembre 2024
* Estratto dal testo in catalogo Ponte43 per le edizioni ViDi cultural