(AGENPARL) – sab 27 luglio 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*27 LUGLIO 2024*
*LE PMI VENETE SONO PRONTE A INVESTIRE *
*NELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE*
*Il 15,85% DELLE IMPRESE HA GIÀ SVILUPPATO SISTEMI DI IA*
*PIÙ DI METÀ FARÀ INVESTIMENTI NEI PROSSIMI TRE ANNI*
*CONFAPI: «RISCHI PER L’**OCCUPAZIONE? *
*NO, CON I NUOVI SISTEMI CRESCERÀ**»*
*Undici imprese italiane su 100 utilizzano sistemi di IA, ma in Veneto la
percentuale è di quasi 5 punti più alta: le piccole e medie imprese sono
sempre più interessate a sfruttarne le potenzialità, tant’è che il 52% farà
investimenti nel settore entro il 2027. Lo attestano i risultati
estrapolati da Fabbrica Padova a partire da un’indagine della Fondazione
Studi Consulenti del Lavoro – Confapi e dal rapporto “Digitalizzazione e
Pmi” di Unioncamere e Regione. Giovanni Manta (Confapi Padova Unimatica):
«Formazione fattore chiave per accompagnare la diffusione dell’IA nelle
imprese».*
Le piccole e medie imprese sono sempre più interessate a sfruttare le
potenzialità dell’IA, sebbene non sempre conoscano bene i perimetri e le
ricadute applicative e sociali dei nuovi sistemi. È, nella sintesi di
Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, l’orientamento delle Pmi del
territorio verso l’Intelligenza Artificiale. Il quadro emerge da
un’indagine promossa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in
collaborazione con Confapi su un campione di circa 500 imprese appartenenti
principalmente al settore manifatturiero e rappresentative di tutta Italia
– a cui hanno partecipato una cinquantina di aziende padovane. Fabbrica
Padova l’ha incrociata con i dati contenuti nell’ultimo rapporto
“Digitalizzazione e Pmi”, elaborato dal Dipartimento di Scienze economiche
e aziendali “Marco Fanno” dell’Università di Padova, per conto di
Unioncamere del Veneto e Regione del Veneto, raccogliendo le testimonianze
di altre 1.880 imprese del territorio.
*I DATI*
Ne risulta che, a livello nazionale, circa l’11% delle imprese coinvolte ha
già sviluppato sistemi di IA, mentre, restringendo il campo all’ambito
padovano e veneto, la percentuale sale al 15,85%, denotando una particolare
sensibilità sul tema. Un dato che, tuttavia, rimane ancora lontano rispetto
a quelli relativi, ad esempio, alle tecnologie per la messa in sicurezza
dei dati (cybersecurity), già presente nel 69,52% delle aziende, alla
condivisione (cloud), utilizzata dal 69,14%, o alla progettazione digitale
3D, utile per i processi di personalizzazione e di prototipazione (31,91%).
Le aziende sono aperte alle nuove tecnologie, ma, a oggi, restano ancora
staccate quelle più innovative e impegnative dal punto di vista delle
competenze, come appunto è per l’uso dell’intelligenza artificiale.
L’interesse, tuttavia, è in crescita. Non a caso, come testimonia
l’indagine promossa sul territorio da Confapi Padova, quasi un terzo
(29,7%) delle aziende è attualmente impegnato in iniziative di diverso
tipo, che vanno dalla realizzazione di progetti pilota (9,1%) alla
partecipazione ad attività formative e informative in materia (13,9%). Ma,
per i prossimi tre anni (2024-2027), più della metà delle Pmi (52%)
manifesta l’intenzione di investire in tecnologie IA: il 27,6% lo farà
sicuramente, il 24,4% è incerto, ma vorrebbe. Il 37,4% del campione non ha
ancora deciso, mentre il 10,5% non lo farà. La scelta di investire nasce
principalmente dalla convinzione di poter aumentare produttività ed
efficienza organizzativa (42,3%) e, in parte, di favorire il generale
processo di innovazione aziendale e l’adattamento migliore alle esigenze di
mercato (33,1%). Solo il 12,6% valuta centrale la possibilità di garantire
con le tecnologie IA una maggiore personalizzazione di interventi e
strategie (verso i clienti, i lavoratori, etc) e il 12% un miglioramento
del processo decisionale tramite i nuovi strumenti.
Cosa ostacola, allora, una maggiore diffusione dell’IA tra le imprese? In
primis la scarsa conoscenza dei nuovi sistemi. Il 48,6% del campione
ritiene, infatti, che sia questo il principale freno. Riguardo alla
tipologia di applicazioni presenti nelle Pmi emerge invece un approccio
graduale: tra le più diffuse, quelle che consentono una più rapida ed
efficace analisi dei dati (il 29,7% le ha introdotte o le sta introducendo)
e, a seguire, i sistemi per l’automazione dei processi (17,4%) o di
assistenza alla clientela tramite chatbot o applicazioni simili (15,5%).
Importanti per le imprese le ricadute che l’introduzione dei sistemi di IA
può avere sulla platea dei lavoratori, sia in termini di rischi che di
opportunità. Tra queste ultime spicca l’effettivo supporto che le nuove
tecnologie possono offrire ai loro collaboratori in termine di riduzione
dei carichi lavorativi (42,9%). A seguire, il 39,1% valuta le opportunità
derivanti dalla sostituzione di attività ripetitive e di routine e circa un
terzo intravede un complessivo miglioramento della qualità del lavoro
(32,6%). Lo spiazzamento dei lavoratori più anziani e, in generale, meno
digitalizzati è giudicato come il rischio principale (42,6%). In ogni caso,
l’investimento nei nuovi sistemi IA non rappresenterà per le imprese
intervistate un rischio per l’occupazione, anzi è vero il contrario: il
45,5% prevede, infatti, che ci sarà un incremento dei livelli occupazionali
(per il 48,3% il quadro rimarrà invariato, e solo il 6,3% teme una
diminuzione). L’impatto sull’organizzazione e sulle competenze dei
lavoratori sarà, tuttavia, rilevante. Il 35,7% ritiene la formazione in
ambito digitale tra le azioni necessarie per favorire lo sviluppo dei
sistemi di IA. A seguire, il 18,2% reputa che saranno determinanti gli
interventi di reskilling e/o ricollocazione dei lavoratori o l’avvio di
consulenze specialistiche con esperti per pianificare e gestire le
innovazioni previste. Nella strategia che le Pmi metteranno in campo nei
prossimi anni la dimensione delle competenze sarà, dunque, cruciale.
*L’ANALISI*
«Dal nostro osservatorio, mi sento di dire che il territorio veneto ha una
sensibilità marcata verso questi strumenti, e sta comprendendo qual è il
loro potenziale impatto sulla qualità del lavoro», commenta *Giovanni Manta*,
imprenditore padovano a capo di Geolander.it, vicepresidente di Confapi
Padova Unimatica e componente del Consiglio nazionale di Unimatica,
l’Unione italiana delle piccole e medie imprese per il trattamento
dell’informazione. «Uno dei maggiori timori è legato all’impatto sulle
risorse umane, ma a riguardo anche il presidente Camisa ha confermato,
durante l’assemblea nazionale, che la Confederazione sta predisponendo
specifici protocolli mirati a garantire la sicurezza dei lavoratori. Quelli
legati ai posti di lavoro sono timori comprensibili, ma che non hanno
ragione d’essere. Anzi, l’adozione di questi strumenti creerà nuove
opportunità di occupazione. Pensiamo solo a come nell’ambito digitale ci
sarà bisogno di figure professionali oggi sottoccupate, come filosofi e
sociologi, che dovranno accompagnare l’utilizzo dell’IA. E molte figure si
convertiranno, con una crescita professionale che si realizza attraverso la
formazione, quello che rimane, in assoluto, lo strumento che può
accompagnare maggiormente lo sviluppo dell’IA nelle imprese e limitare, al
tempo stesso, i rischi che potrebbero derivarne. Non per niente Confapi
Padova, attraverso i corsi di S.Pa.D.A., la sua scuola di alta formazione,
è stata pioniera in tal senso, precorrendo i tempi».
«Se mi consentite la battuta: la paura del progresso mi fa paura», prosegue
Manta nella sua analisi. «L’atteggiamento di temere le evoluzioni mal si
addice a chi fa impresa. Cassarle significa, nella maggior parte dei casi,
scontrarsi con una realtà che, in tempi molto rapidi, rischia di portare la
propria azienda a perdere di competitività nei confronti di quelle
straniere, che già da anni stanno lavorando in tal senso. Come Confapi
riteniamo invece che l’Intelligenza Artificiale possa rappresentare
un’enorme opportunità per tutto il nostro sistema produttivo industriale.
Spesso si pensa che i benefici siano legati esclusivamente alle grandi
aziende, ma non è così: pensiamo solo, semplicemente, a come le Pmi possano
normalizzare e velocizzare anche i più comuni processi produttivi e
amministrativi. Le aziende manifatturiere, che costituiscono la larga
maggioranza delle nostre imprese, devono capire quali sono gli strumenti di
cui hanno bisogno e che tipo di utilizzo farne. Il percorso verso l’uso
dell’Intelligenza Artificiale in azienda richiede un impegno
improcrastinabile da parte delle imprese, non solo in termini di
investimento economico e organizzativo, ma soprattutto di adeguamento e
innovazione delle competenze. Ma la strada è segnata».
[image: tabella_IA-PMI-INDAGINE-CONFAPI.jpg]
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*Nella foto Giovanni Manta*
Diego Zilio
*Ufficio Stampa Confapi Padova*
*Diego Zilio*
*Ufficio Stampa*
*CONFAPI PADOVA*
Via Salboro, 22/b
35124 Padova
*www.confapi.padova.it *
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