Gli Stati Uniti sono nuovamente in ansia per il settore emergente dei supercomputer. Il Wall Street Journal ha recentemente pubblicato un articolo sostenendo che la Cina sta diventando sempre più “segreta” riguardo ai suoi supercomputer. Secondo l’articolo, gli scienziati cinesi hanno smesso di partecipare al forum TOP500, rendendo difficile per gli Stati Uniti valutare chi possiede i supercomputer più veloci.
Nell’ultima classifica TOP500 di giugno, gli Stati Uniti hanno dominato i primi tre posti e occupato metà della top 10. I supercomputer cinesi “Sunway TaihuLight” e “Tianhe-2A” si sono classificati rispettivamente al 13° e al 16° posto. Questa significativa disparità ha sollevato sospetti negli Stati Uniti, che temono che la Cina sia impegnata in una “guerra segreta” dei supercomputer, accusando Pechino di ostacolare gli scambi internazionali mantenendo segreti i propri sviluppi.
Questa non è la prima volta che i media statunitensi sollevano preoccupazioni sulla riservatezza cinese. Già due anni fa, Voice of America si chiedeva perché la Cina, leader nel supercomputing, fosse così riservata. Dal 2010 al 2019, la Cina ha dominato la classifica TOP500 in 11 delle 20 valutazioni, spingendo gli Stati Uniti a imporre divieti di chip e sanzioni contro le istituzioni di supercomputing cinesi, citando motivi di “sicurezza nazionale”. Questo ha ridotto la presenza cinese nella classifica, ma ha alimentato speculazioni su quanto sia davvero avanzata la tecnologia cinese.
Jack Dongarra, co-fondatore di TOP500, ha affermato ripetutamente che la Cina possiede supercomputer più veloci, ipotizzando che la loro potenza potrebbe superare quella di tutti gli altri paesi messi insieme.
Il problema centrale è che mentre la lista TOP500 viene utilizzata dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti per sanzionare e sopprimere i supercomputer cinesi, ci si aspetta ancora che le istituzioni cinesi partecipino volontariamente, esponendosi a ulteriori sanzioni. Questa aspettativa è irragionevole. In passato, il supercomputing era un campo di cooperazione tra Cina e Stati Uniti, ma ora è diventato un terreno minato a causa delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti per mantenere la propria egemonia tecnologica.
Nell’aprile 2021, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto sette entità cinesi di supercalcolo alla “Entity List”, accusandole di “destabilizzare la modernizzazione militare”. Nell’ottobre 2023, altre 13 entità sono state aggiunte per il loro coinvolgimento nello sviluppo di circuiti integrati avanzati, ritenuti utili per armi di distruzione di massa e sorveglianza ad alta tecnologia. Queste azioni hanno spinto gli scienziati cinesi a evitare i forum internazionali, temendo che gli Stati Uniti possano usarli per “intrappolamenti” sotto la copertura di giurisdizione a lungo raggio.
La classifica TOP500 viene aggiornata ogni sei mesi e i supercomputer di Cina, Giappone e Stati Uniti si contendono regolarmente il titolo di più veloce al mondo. Tuttavia, negli ultimi anni, le principali aziende cinesi di supercomputer hanno evitato di partecipare per evitare sanzioni statunitensi. Le misure punitive di Washington hanno gravemente interrotto i normali scambi accademici e creato un ambiente competitivo malsano.
Inoltre, mentre il Wall Street Journal accusa la Cina di ridurre la condivisione dei dati in altri forum scientifici, trascura il fatto che gli Stati Uniti sono ancora più “segreti”. Oltre a sanzionare le aziende cinesi, Washington impedisce alle aziende straniere di partecipare alle conferenze cinesi sui supercomputer. Questo clima di paura e repressione ricorda l’era McCarthy, ostacolando il progresso scientifico e tecnologico globale.
Il supercomputing è cruciale per campi come le previsioni meteorologiche, il sequenziamento genetico, la progettazione dei materiali e la farmacologia. Non dovrebbe diventare “centrale per la guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina”, come descritto dal Wall Street Journal. Alcuni scienziati occidentali temono che questa divisione rallenti lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di altre tecnologie cruciali.
Per prevenire ulteriori divisioni, è essenziale resistere all’unilateralismo tecnologico degli Stati Uniti e promuovere un ambiente di scambio e cooperazione scientifica globale. Il supercomputing cinese non è un “segreto”, ma è cruciale che gli Stati Uniti abbandonino la loro abitudine all’intimidazione tecnologica. Solo così si potrà garantire un progresso condiviso a beneficio dell’umanità intera.