
(AGENPARL) – ven 07 giugno 2024 COMUNICATO STAMPA
L’Europa che ci aspettiamo. Lettera appello di Cia ai candidati alle elezioni
Il presidente nazionale Fini rilancia su aree interne, reddito agricoltori, e Dieta Mediterranea
Roma, 7 giu – Alla vigilia delle Elezioni europee arriva da Cia-Agricoltori Italiani l’ultima chiamata ai
candidati. Una lettera appello del presidente nazionale, Cristiano Fini, per ripartire dall’agricoltura puntando,
soprattutto, sullo sviluppo delle aree rurali, assicurando un reddito equo ai produttori, garantendo la
salvaguardia della Dieta Mediterranea e rinnovando un dialogo costante con le organizzazioni di
rappresentanza.
“A breve sarà il tempo di una nuova Europa, quella delle opportunità da cogliere davanti al prossimo
Parlamento, e a una Commissione rinnovata, in primis per l’agricoltura. In vista di questa imminente
stagione -scrive Fini- è bene che l’Italia ricordi a se stessa valori e principi che non possono prescindere
dalla sua storia e identità, ancor più perché oggetto, negli ultimi anni in modo importante, delle battaglie più
decisive portate avanti dalle organizzazioni di rappresentanza. La possibilità di poterle guidare, ancora,
spiega il peso del ruolo giocato fino a oggi e l’onere di continuare a impegnarsi per i diritti dei cittadini e dei
lavoratori, per un Paese intero che, nel tempo, ha saputo inquadrare e valorizzare le sue eccellenze, tra
tutte il Made in Italy enogastronomico e la Dieta Mediterranea.
In particolare -sottolinea, nella lettera, il presidente nazionale di Cia- riallacciamo quel filo che è
unico tra il valore del cibo italiano e di un modello nutrizionale patrimonio Unesco, e l’attività produttiva nei
campi e nelle stalle. Parla di un legame indiscutibile con un territorio specifico di tutta una penisola, dove
agricoltori e allevatori sono garanti dell’approvvigionamento alimentare, ma anche custodi del paesaggio, di
quella sostenibilità ambientale, economica e sociale, che tiene in piedi un Paese intero, per il 58% costituito
da aree interne. Campagne, terreno di lotte e conquiste sindacali che hanno visto in prima linea l’Alleanza
nazionale dei contadini, oggi Cia-Agricoltori Italiani.
La difesa, tanto attuale, dell’economia agricola e delle zone rurali, come il superamento della
mezzadria nel secondo dopo guerra, sono la testimonianza principale -continua- di un’evoluzione culturale
e associativa che ha segnato il futuro del comparto agricolo e accompagnato il processo di
modernizzazione dei movimenti sindacali. Un percorso di crescita complesso e faticoso che ha visto Cia
protagonista e, che ha portato all’affermarsi dell’imprenditoria agricola, strutturata e competente, in grado di
abbracciare l’avvento della concorrenza e delle relazioni commerciali con l’estero. Una transizione, anche
questa, con gli agricoltori al centro e la conquista, sul lungo periodo, di un riconoscimento globale del
settore: qualità e distintività delle produzioni che trovano nella Dieta Mediterranea la massima espressione.
Ecco -precisa Fini- abbiamo un dovere morale rispetto a questi traguardi, non a caso per Cia basilari.
Difenderli vuol dire tutelare e valorizzare le peculiarità delle materie prime del nostro territorio, ma anche un
sistema alimentare che promuove uno stile di vita sano ed equilibrato, garantito dalla sostenibilità degli
ecosistemi, equità sociale ed economia. Con questa consapevolezza e con questo approccio dobbiamo
salvaguardare le filiere del cibo italiano e, soprattutto, la dignità professionale di quasi 800 mila aziende
agricole del nostro Paese che ne sono il motore. La sovranità alimentare è nelle mani dell’agricoltura,
perché il mondo la può riconoscere solo nella valorizzazione a tavola delle materie prime, esaltate da piatti
tipici di ciascuna regione d’Italia. Lo sforzo diplomatico a livello internazionale deve impegnarci, a difesa di
questi principi -precisa Fini- che sono la linfa intangibile di 64 miliardi di fatturato, a tanto ammonta l’export
agroalimentare italiano, ma anche il senso vero di interventi da attuare in sostegno della competitività sui
mercati esteri, mettendo al bando le importazioni sleali e promuovendo la reciprocità delle regole
commerciali, ovvero il rispetto degli standard ambientali e sanitari, come delle norme sul lavoro”.
Dunque, conclude il presidente di Cia nella lettera appello: “L’Europa che ci aspettiamo è quella
pronta, già da domani, a rinnovare il confronto puntuale e costruttivo con la nostra organizzazione, per
dare alle aree interne, alla sua agricoltura e zootecnia, fatta anche di piccoli allevatori di montagna, risorse
e politiche adeguate a garantire loro un reddito equo e dignitoso. Senza sostenibilità economica del settore,
non ci può essere né quella ambientale, né quella sociale”.