
Il testo del discorso di Mulè
Buon pomeriggio a tutti, saluto Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca, presidente della regione Lazio è già presidente della Croce Rossa, Padre Enzo Fortunato, direttore comunicazione della basilica papale di San Pietro in Vaticano, Edoardo Trebbi, medico chirurgo dottorando di ricerca in igiene sanità presso la sapienza e fatemi dire soprattutto ufficiale medico del corpo militare della Croce Rossa. un ringraziamento a Anna Laura Bussa, valente giornalista che modererà gli interventi di oggi. E poi un abbraccio, consentitemi, a ognuno di voi che è venuto qui, nella casa degli italiani, per una cerimonia che è paragonabile e corrisponde, non me ne voglia Padre Enzo, al coronamento di una vocazione laica intrisa di spiritualità.
Non si diventa volontari della Croce Rossa italiana per raggiungere un traguardo personale, non si acquisisce il brevetto di soccorritore per esporre una medaglia, non si entra a far parte di questa famiglia per accumulare ricchezze o per aver accesso a scorciatoie professionali. Oggi qui celebriamo il trionfo di ciò che qualifica il meglio di una comunità: donare il proprio tempo, le proprie energie, senza desiderare niente in cambio. E poi servire: servire il prossimo, servire e assistere chi ha bisogno, chi non ce la fa, chi non sta per farcela. Donare e servire, se esistesse una regola della Croce Rossa si potrebbe riassumere in questi due verbi. Oggi qui celebriamo il trionfo dell’altruismo sull’egoismo, del donarsi agli altri piuttosto che concentrarsi su se stessi, del servire chiunque ne abbia bisogno. Per questo quella dei volontari, dei soccorritori e di tutto il personale della Croce Rossa è una missione. Il loro, il vostro, essere presenti nel momento dell’emergenza spesso traccia il confine tra la vita e la morte, è il discrimine tra vivere e non vivere. Tra poco il dottor Trebbi ci parlerà della ora d’oro del primo soccorso, di quello che è definito il periodo cruciale di tempo immediatamente dopo un trauma e l’importanza del soccorritore in emergenza. Conosco bene la materia. Porto una medaglia che non è quella, stupenda e inaspettata di benemerenza che mi è stata conferita dalla Croce Rossa per gli sforzi durante il periodo critico del COVID. Ne porto un’altra che è l’essenza e il significato della vostra missione e la racchiude. Ed è la cultura del primo soccorso, l’evangelizzazione necessaria dei cittadini affinché siano preparati ad affrontare situazioni di emergenza. Nel 2021 lo Stato italiano si è dotato della legge 116 che detta disposizioni in materia di utilizzo dei defibrillatori semi automatici e automatici. Grazie a questa legge che volli, fortissimamente volli, oggi è obbligatorio il defibrillatore nelle stazioni, sui treni, sugli aerei, negli aeroporti, nelle scuole, nelle palestre, sui campi da calcio, sui luoghi di lavoro. E voi sapete che il tempo che passa tra un evento traumatico legato all’arresto cardiaco e il successo per salvare la vita non è di ore ma di pochissimi minuti. Ed è fondamentale che la cultura del soccorso sia patrimonio di tutti. Ma è dalla Croce Rossa che parte l’esempio, che si dirama questa conoscenza, che si contamina in modo virtuoso la società. Per questo motivo permettetemi di dire che voi rappresentate l’esempio più alto, la dimostrazione più bella di ciò che è la cultura del soccorritore. Sempre pronti a donarsi gli altri, con professionalità e sapienza, sempre pronti a servire in ogni momento e in ogni circostanza .Siate dunque portatori di questo straordinario compito: ovunque siete voi c’è speranza, chiunque incrociate voi sa di essere nelle mani di un angelo custode, che è anche custode della vita. l’Italia vi è grata per questo, l’Italia è fiera di voi.