
(AGENPARL) – lun 18 marzo 2024 *COMUNICATO STAMPA*
*PER REGISTRARE I SEGNALI DEI PIPISTRELLI È SUFFICIENTE UNO SMARTPHONE*
*La scoperta dei ricercatori dell’Università di Torino apre nuove
prospettive di citizen science, facilitando il monitoraggio di uno dei
gruppi di mammiferi più elusivi del nostro ecosistema*
Sulla rivista *Biodiversity and Conservation* è stata pubblicata la ricerca
intitolata *“Using mobile device built-in microphones to monitor bats: a
new opportunity for large-scale participatory science initiatives”*
*. *Il
lavoro, guidato da *Fabrizio Gili* del *Dipartimento di Scienze della Vita
e Biologia dei Sistemi dell’Università di Torino*, hanno testato
l’efficacia dei dispositivi mobili di uso comune (smartphone e tablet) per
rilevare i segnali dei chirotteri a bassa frequenza, confrontandola con
quella ottenuta utilizzando strumenti professionali. È stato inoltre
avviato un progetto pilota di citizen science, al fine di verificare
l’applicabilità del metodo sul campo, ottenendo risultati sorprendenti.
I *chirotteri*, comunemente noti come *pipistrelli*, rappresentano il
secondo gruppo più numeroso tra i mammiferi con oltre *1470 specie note*.
Distribuiti in tutto il mondo ad eccezione dell’Antartide, svolgono servizi
ecosistemici cruciali come regolatori dei parassiti, impollinatori e
vettori di dispersione dei semi. In Italia e in Europa, tutte le specie di
chirotteri sono protette per legge, e il monitoraggio dello stato di salute
delle loro popolazioni è obbligatorio e strettamente regolamentato
dall’Unione Europea.
Per orientarsi e comunicare, i pipistrelli emettono segnali ultrasonici
rilevabili attraverso dispositivi chiamati *bat detector*. Costituiti da un
microfono a ultrasuoni collegato a un registratore, i bat detector
consentono di identificare le specie che vivono in una determinata area. La
tecnologia moderna ha reso questi strumenti più compatti e accessibili,
consentendo anche a volontari e appassionati di partecipare ai monitoraggi.
Nonostante ciò, il costo elevato delle apparecchiature ne limita ancora
l’applicazione in progetti di citizen science su larga scala.
Tuttavia, *i segnali emessi da alcune specie di chirotteri possono essere
percepite dall’orecchio umano*. Ad esempio, il molosso di cestoni (*Tadarida
teniotis*) emette segnali di ecolocalizzazione a frequenze di 11-12 kHz. I
dispositivi mobili, progettati principalmente per le comunicazioni e la
registrazione di suoni udibili, incorporano microfoni capaci di registrare
fino a 22-24 kHz. Sulla base di questo assunto, ci si è chiesti se fosse
possibile utilizzarli per monitorare almeno una parte delle specie di
chirotteri esistenti.
La prima fase della ricerca è stata condotta a *Torino* e in altre aree del
nord Italia, con una fase di campionamento in Spagna, dove è stata
registrata la *nottola gigante* (*Nyctalus lasiopterus*), il più grande e
tra i più misteriosi chirotteri europei. Sono state effettuate delle serate
di registrazione utilizzando vari smartphone e tablet tra i più venduti
globalmente, affiancati da un bat detector. Sono quindi state confrontate
la quantità e la qualità delle registrazioni ottenute.
*I risultati hanno evidenziato che almeno nove specie di chirotteri europei
possono essere monitorate utilizzando i dispositivi mobili*, con una
quantità e qualità delle registrazioni comparabile a quella ottenuta
tramite i bat detector. È emerso che i dispositivi iOS offrono una
sensibilità superiore, rilevando segnali a distanze maggiori rispetto ai
bat detector, mentre i dispositivi Android hanno mostrato nel complesso una
minor sensibilità, con variazioni significative nelle performance a seconda
del modello.
In una fase successiva, è stato coinvolto un gruppo di volontari, chiedendo
loro di utilizzare i propri smartphone o tablet per registrare i segnali a
basse frequenze emessi dai chirotteri nelle vicinanze delle loro
abitazioni. Seguendo un protocollo standardizzato, i volontari hanno
lasciato i dispositivi a registrare su davanzali, balconi o in giardini,
inviando successivamente le registrazioni per le analisi. *Sono stati
testati 35 modelli di smartphone e tablet, ognuno dei quali ha dimostrato
di poter registrare chirotteri*.
Una delle considerazioni più interessanti che è emersa dallo studio è che*
le specie registrabili dai dispositivi mobili sono anche quelle più
comunemente presenti nelle aree urbane*, come i generi *Pipistrellus*,
*Hypsugo* e *Tadarida*, oltre a specie più legate agli ambienti forestali,
come le nottole (genere *Nyctalus*), che molto spesso vengono comunque
registrate di passaggio sopra le città. Ciò offre l’opportunità di
monitorare la chirotterofauna urbana, soprattutto considerando la natura
partecipativa del metodo. Con un’organizzazione adeguata, sarebbe dunque
possibile monitorare i chirotteri urbani interamente su base volontaria e
senza costi di strumentazione, offrendo ampie possibilità applicative in
Europa e nel mondo.
Nonostante i risultati siano promettenti, *il metodo presenta ancora alcune
sfide*. Ad esempio, la disponibilità di app specifiche per la registrazione
varia tra i dispositivi Android e iOS. Su Android, l’app *Bat Recorder*
(inizialmente sviluppata per funzionare in associazione a un microfono
ultrasonico USB) permette di impostare la modalità di registrazione
automatica, attivata cioè dalla rilevazione di segnali potenzialmente
emessi da chirotteri, risparmiando spazio di archiviazione e semplificando
l’analisi acustica. Questa app non è però disponibile per iOS, che al
momento richiede registrazioni continue, più onerose da analizzare.
Un’altra sfida è la variabilità nell’efficacia dei dispositivi, con
differenze significative sia tra brand diversi sia tra modelli dello stesso
brand. In un progetto di citizen science basato sull’applicazione di questo
metodo, i volontari dovrebbero quindi testare la sensibilità del proprio
dispositivo per garantire la comparabilità dei dati raccolti. Tuttavia,
incorporando i dispositivi mobili nei programmi di monitoraggio già
esistenti o creando nuovi programmi dedicati, si potrebbe non solo *facilitare
la raccolta di dati a costi ridotti*, ma anche aumentare la consapevolezza
e la conoscenza dei chirotteri presso il pubblico.
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Area Relazioni Esterne e con i Media
Università degli Studi di Torino
Settore Relazioni con i Media
Area Relazioni Esterne e con i Media
Università degli Studi di Torino
Settore Relazioni con i Media
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