
(AGENPARL) – gio 01 febbraio 2024 COMUNICATO STAMPA
Fieragricola: Cia, servono risposte a climate change. Già 100 Dop e Igp a
rischio
Eventi catastrofali spettro estinzione su +10% denominazioni. Ue chiuda accordo su Ngts. Serve poi
Fondo unico fitopatie, piano acque a uso irriguo e revisione gestione del rischio. Il punto nel convegno con
De Castro, Rosati, Randi, Manni e Fracchiolla
Verona, 1 feb – Un regolamento europeo e una legge nazionale sulle biotecnologie per avere in
campo colture più resistenti al climate change e alle fitopatie. È quanto serve all’agricoltura per affermare
un cambio di paradigma netto di fronte alle emergenze climatiche, ambientali e fitosanitarie, e ancora di
più per mettere al riparo dagli eventi catastrofali la Dop economy, che ha superato i 20 miliardi di
produzione, ma che dipende, completamente, dalla salute dei territori, elemento cardine del sistema di
certificazione. Di questo si è parlato alla 116° edizione di Fieragricola con il convegno tenuto da Cia-
Agricoltori Italiani, in Sala Salieri, dal titolo “Dop e Ipg nella crisi climatica”.
I DATI DI SCENARIO – Finora i cambiamenti climatici hanno tolto all’Italia un frutto su quattro e
messo a rischio circa 1200 prodotti. Un centinaio, sottolinea Cia, sono Dop e Igp. Praticamente, sotto
temperature elevate e siccità, gelate e alluvioni, il nostro Paese, primo al mondo per numero di
denominazioni, 855 tra cibo e vino, vede compromesso già il 10% delle sue produzioni certificate.
Dal Piemonte alla Sicilia, tra le regioni più in difficoltà, sono sotto i riflettori vere eccellenze del
Made in Italy agroalimentare di qualità, come la robiola di Roccaverano Dop, la mela dell’Alto-Adige Igp,
l’olio extravergine Garda Dop, il pomodoro San Marzano Dop, i limoni di Sorrento Igp e il pecorino
siciliano Dop. La cozza di Scardovari Dop è minacciata dal granchio blu, i vigneti Dop e Igp, specie al
Centro-Sud, soffrono sotto la peronospora, mentre l’alluvione ha dato il colpo di grazia, in Emilia-
Romagna, a tipicità come il lambrusco di Sorbara Doc e le pere Igp, quest’ultime in picchiata produttiva
del 75%.
Per un’ampia quota della filiera delle Indicazioni geografiche tra i principali effetti “emergenziali” ci
sono, infatti, siccità e innalzamento delle temperature (86%), alterazione del microclima negli areali di
produzione (68%) grandine (55%) e alluvioni (42%), un toccasana sulla diffusione di almeno 40 patologie
vegetali e animali (flavescenza dorata, mal dell’esca, oidio, mosca, brucellosi, solo alcune). A parte, ma a
fare il totale, il peso della crisi economica, tra aumento dei costi delle materie prime, mancanza di
manodopera e concorrenza sleale.
LE PROPOSTE DAL PIANO CIA – Criticità che hanno visto Cia in mobilitazione a Roma il 26
ottobre e poi a confronto con le istituzioni in assemblea a fine anno, con in mano la proposta di un Piano
nazionale per l’agricoltura che sollecita rispetto alla crisi climatica: un Fondo unico per le fitopatie, una
programmazione strutturata a supporto dell’agricoltura di precisione, un nuovo piano acque a uso irriguo
per i periodi più siccitosi e una revisione, urgente, degli strumenti di gestione del rischio.
LA DICHIARAZIONE DI FINI – “La sfida contro i cambiamenti climatici -ha detto il presidente
nazionale di Cia, Cristiano Fini- va vinta adesso, con un approccio multidisciplinare, orientato da ricerca e
innovazione sostenibile, che contempli questo mix di misure e progetti operativi. In parallelo, serve
un’azione forte da parte dell’Europa a partire dal regolamento sulle Ngts. Bruxelles smetta, dunque, di
deludere gli agricoltori e riveda vincoli e obblighi Pac e Green Deal -ha aggiunto-. Lo diciamo da sempre,
la transizione verde deve essere graduale e costruita insieme al comparto agricolo, con soluzioni
alternative per continuare a operare in competitività. L’Europa può ancora essere dalla parte degli
agricoltori, lo ha già dimostrato, non a caso, proprio con il via libera alla riforma su Dop e Igp”.
Al convegno con Fini: Paolo De Castro (Parlamento Ue), Pierluigi Randi (climatologo), Mauro
Rosati (Fondazione Qualivita), Enrico Manni (Consorzio Granterre) e Benedetto Fracchiolla (Finoliva
Global Service).