
(AGENPARL) – ven 29 dicembre 2023 AUMENTO COMPENSO RETTORE E CDA POLITECNICO DI BARI, CGIL E FLC CGIL PUGLIA:
RITIRINO ATTO FUORI DA OGNI CONTESTO. NELLE UNIVERSITÀ LAVORATORI COSTRETTI
A BASSI SALARI E STUDENTI SENZA TUTELE DEL DIRITTO ALLO STUDIO
“La rideterminazione delle indennità del Rettore e dei componenti del
Consiglio di amministrazione del Politecnico di Bari, con un aumento
addirittura del 400 per cento per la figura apicale, riteniamo sia
totalmente fuori da ogni contesto sociale, politico ed economico di quel
che vive il Paese – alle prese con salari da fame – e non di meno
l’università italiana, dove persistono sacche di precarietà e personale CEL
e tecnico amministrativo inquadrato con i livelli più bassi per logiche di
bilancio”. È quanto affermano in una nota congiunta la segretaria generale
della Cgil Puglia, Gigia Bucci, e il segretario generale della Federazione
Lavoratori della Conoscenza regionale, Ezio Falco.
“Riteniamo allo stesso modo inopportuno e grave che vi sia stato un
passaggio dei provvedimenti adottati nel solo Cda e non nell’organo di
governo collegiale universitario qual è il Senato Accademico. Chiediamo un
passo indietro al Rettore e ai componenti del Cda di una importante
istituzione pubblica che non può agire in disconnessione con quel che
attraversa il Paese e le istituzioni universitarie, alle prese da anni con
Governi che hanno proceduto con tagli di bilancio, organici non adeguati,
nessuna vera politica per il diritto allo studio”, aggiungono Bucci e Falco.
“Il contesto lavorativo universitario è fatto di personale tecnico
amministrativo – la spina dorsale che permette il funzionamento delle
istituzioni
accademiche – inquadrato con profili più bassi, con stipendi annui che
vanno tra i 22 e i 25mila euro lordi. Di avanzamenti di categoria
contrattuale sempre problematici per supposte ragioni di bilancio adottate
dagli organismi di governo. Per di più parliamo di compensi – quelli per il
Rettore e i consiglieri di amministrazione – che si sommano allo stipendio
da professore universitario, che si aggira tra i 70 e i 120 mila euro
annui. Così come abbiamo preso posizione per il fantomatico trattamento di
fine mandato dei consiglieri regionali, riteniamo che pur dentro cornici
legislative che lo rendono possibile, il deliberato aumento dei compensi
suoni in modo dissonante con le difficoltà che vivono i lavoratori tutti,
compresi quelli delle università italiane, tanto più quando sproporzionato
rispetto al livello iniziale. Un atto che allo stesso modo non può
risultare comprensibile non solo per i lavoratori dell’università, ma anche per
quegli studenti alle prese con il caro affitti, senza tutele per il diritto
allo studio, costretti a lunghe file per accedere a un pasto nelle mense
convenzionate. Non può essere è questa l’immagine di un’istituzione
fondamentale per il sistema pubblico della conoscenza e la formazione di
competenze e il sostegno allo sviluppo del nostro territorio”.