
(AGENPARL) – mer 22 novembre 2023 RAPPORTO TECNICO
Linee di indirizzo per
lo svolgimento di interventi
di educazione all’affettività,
alla sessualità e alla prevenzione
delle infezioni sessualmente
trasmesse in ambito scolastico
in Italia
Enti partecipanti
progetto EduForIST
Ente coordinatore
Università
Istituzioni
Associazioni (Sezione M CTS Ministero della salute)
Progetto realizzato con il contributo
tecnico e finanziario dal
Ministero della Salute
Direzione generale per la prevenzione
Autori e autrici
Università
EduForIST consortium
Università di Pisa
Lara Tavoschi
Alice Chinelli
Eleonora Torri
Regione Lombardia
Martina Bertoli
Regione Toscana
Salvatore Argese
Violeta Benini
Cristina Castelli
Sabrina Bellini
(AOU San Martino Genova)
Istituto Superiore
di Sanità
Barbara Suligoi
Maria Cristina Salfa
Letizia Del Chiele
Chiara Bertolozzi
Ilaria Mercurio
Nicola Calanchi
Marco Pedretti
Elena Ciucci
Jessica Pedrinazzi
Riccardo Sutera
Caterina Pellegris
Maurizio Ulacco
Università La Sapienza
Anna Teresa Palamara
Andrea Cellini
Università di Foggia
Domenico Martinelli
Università di Verona
Luigina Mortari
Marco Ubbiali
(CRI)
(Caritas)
(CRI)
(CICA)
(Anlaids)
(Essere Bambino)
(CICA)
Sabrina Penon
(Lila)
Fausto Ragnoli
(CNCA)
Federica Rossi
(ASA-Arcobaleno Aids ODV)
Domenico Savarino
(Lila)
Associazioni
Massimo Farinella
(Circolo di cultura
omosessuale Mario Mieli)
Donatello Zagato
(ASA)
Regione Lazio
Stella Ariodante
(Caritas)
Laura Rancilio
Maria Teresa Barbuzza
Rosario Galipò
Amalia Bove
(Caritas)
(Anlaids-Associazione Nazionale
per la Lotta all’AIDS)
Paolo Meli
(CICA-Coordinamento Italiano
Case Alloggio HIV/AIDS)
Ludovica Colaprico
(CRI-Croce Rossa Italiana)
Antonella Camposeragna
(CNCA-Coordinamento
Nazionale Comunità
di Accoglienza)
Massimo Oldrini
(LILA-Lega Italiana
per la Lotta all’AIDS)
Sabrina Bellini
(LILA-Lega Italiana
per la Lotta all’AIDS)
(CRI)
(Mario Mieli)
Manila D’Angelomaria
(Lila)
Erika Farinola
(Anlaids)
Aida Francomacaro
(Anlaids)
Marianna Giordano
(Caritas)
Ornella Giordano
(Mario Mieli)
Salvatore Grammatico
(Caritas)
Silvia Lamonica
(Lila)
Antonio Leo
(CNCA)
Anna Onorati
(Caritas)
Sara Scapillati
(CRI)
Paola Vannutelli
(CNCA)
Gruppo tecnico esperti/e
(CRI)
(Lila)
(CICA)
(CRI)
(CNCA)
(CRI)
(CNV-Centro Nazionale
Volontariato)
Regione Puglia
Nicola Catucci
(Lila)
(Ostetrica)
Giulia Ciccarese
Anna Colucci
(ISS)
Italo Fiorin
(Università di Roma LUMSA)
Anna Maria Fulghesu
(SIGIA-Società Italiana
di Ginecologia dell’Infanzia
e dell’Adolescenza)
Marcello Lanari
(Università di Bologna)
Nicoletta Landi
(Antropologa)
Sara Massimo dei
Casamassimi
(per educator ANLAIDS)
Antonio Perino
Anna De Giosa
(Università di Palermo)
Marilisa Di Tullio
(Ginecologo)
Roberta Giusto
(AIED-Associazione Italiana
per l’Educazione Demografica)
Ilaria Viviana Lanera
Silvia Semenzin
Carmela Lucente
Maria Vittoria Sola
(Lila)
(Lila)
(Lila)
(Lila)
(CRI)
Michela Manta
(CRI)
Roberta Montanaro
(CRI)
Fabio Tomai
(CRI)
Marica Triggiano
(CRI)
Fabio Perricone
Anna Sampaolo
(Virgin&Martyr)
(ASUGI-Azienda Sanitaria
Universitaria Integrata Giuliano
Isontina)
Piero Stettini
(FISS-Federazione Italiana
Sessuologia Scientifica)
Simona Taglia
(Psicologa/collaboratrice LILA)
Pietro Turano
(ArciGay Roma)
SOMMARIO ESECUTIVO
• L’educazione alla sessualità promuove e sostiene
la salute e il benessere sessuale degli individui
durante tutte le fasi della vita
• L’educazione alla sessualità promuove una
visione positiva della sessualità e incoraggia la
riflessione e il pensiero critico, per compiere scelte
informate e libere sulla sessualità e nelle relazioni,
facilitando l’inclusività e valorizzando le diversità
• La Comprehensive Sexuality Education, ovvero
un’educazione estensiva alla sessualità, permette
alle persone di acquisire strumenti, competenze
e conoscenze che vanno oltre gli obiettivi di
prevenzione degli eventi indesiderati connessi con
la sessualità, come le infezioni sessualmente
trasmesse e le gravidanze indesiderate
• La scuola è considerata un contesto privilegiato
dove svolgere interventi di educazione estensiva
alla sessualità, poiché accoglie potenzialmente
tutte le ragazze e i ragazzi presenti sul territorio
italiano, accompagna ciascuna persona lungo le
diverse fasi della crescita e rappresenta un luogo
di socializzazione e apprendimento di competenze
in tutti gli ambiti relazionali
• L’educazione estensiva alla sessualità dovrebbe
considerare, coinvolgere e valorizzare tutte le
componenti educative della vita di un individuo, in
una rete che comprenda: oltre alla scuola, la
famiglia, il contesto socio-culturale,
i membri della comunità di appartenenza, i servizi
socio-sanitari ed educativi territoriali
SOMMARIO ESECUTIVO
• I contenuti e gli obiettivi dell’educazione estensiva
alla sessualità si propongono di rispondere a bisogni
e necessità specifiche delle diverse fasi dello sviluppo
e devono essere adattati ai diversi contesti scolastici,
dalla scuola primaria alla scuola secondaria e
all’università
• In Italia, l’educazione alla sessualità non è
normata a livello nazionale ed è implementata in
maniera eterogenea, sulla base di iniziative locali,
estemporanee e con diverso grado di introduzione
nelle scuole del territorio
• Il progetto pilota EduForIST ha evidenziato
come attività di educazione estensiva alla
sessualità attuate nelle scuole secondarie
di I grado siano valutate positivamente da tutti
i componenti della comunità scolastica (studenti,
docenti e famiglie), e aumentino conoscenza e
consapevolezza in ambito di affettività, sessualità
e prevenzione delle IST nelle persone giovani
• L’inclusione nel curriculum scolastico rappresenta
l’unico modo di assicurare all’educazione estensiva
alla sessualità una implementazione adeguata
e capillare nel territorio nazionale e per garantire
la realizzazione della salute e del benessere
sessuale per tutte e tutti
INDICE
pag. 7-14
CAPITOLO 1
pag. 31-38
CAPITOLO 5
Introduzione e stato dell’arte
Implementazione
• 1.1 La Comprehensive Sexuality Education
• 5.1 Stakeholders
nell’agenda internazionale: dalla prevenzione dei rischi
ad un approccio educativo globale
• 1.2
Cenni storici e stato dell’arte dell’educazione
alla sessualità nel contesto scolastico in Italia:
normativa e implementazione
pag. 15-18
CAPITOLO 2
Razionale e benefici attesi
• 2.1 I benefici attesi di un programma nazionale
di educazione alla sessualità
• 2.2
Guiding principles: valori e paradigma teorico
pag. 19-25
CAPITOLO 3
Metodologia
• 3.1 Analisi delle fonti documentali e normative
pag. 39-42
CAPITOLO 6
Valutazione
• 6.1 L’impatto su studenti e studentesse
• 6.2 Il ruolo di docenti ed educatori/educatrici
pag. 43 e 44
RACCOMANDAZIONI
nazionali e internazionali
• 3.2 Analisi e definizione dell’approccio educativo
• 3.3 Sviluppo di un intervento di educazione
sessuale: beneficiari, contenuti e syllabus
• 3.4
Approccio multidisciplinare e multisettoriale
pag. 26-30
CAPITOLO 4
Obiettivi e contenuti per grado di scuola
• 4.1 Scuola dell’infanzia (3-5 anni)
• 4.2 Scuola primaria (6-10 anni)
• 4.3 Scuola secondaria di I grado (11-13 anni)
• 4.4 Scuola secondaria di II grado
primo biennio (14-15 anni)
• 4.5 Scuola secondaria di II grado
secondo triennio (16 anni e oltre)
pag. 45-48
BIBLIOGRAFIA
CAPITOLO 1
Introduzione
e stato dell’arte
• 1.1
La Comprehensive Sexuality
Education nell’agenda
internazionale: dalla prevenzione
dei rischi ad un approccio
educativo globale
• 1.2
Cenni storici e stato dell’arte
dell’educazione alla sessualità
nel contesto scolastico in Italia:
normativa e implementazione
Introduzione
e stato dell’arte
• 1.1
La Comprehensive Sexuality
Education nell’agenda
internazionale: dalla prevenzione
dei rischi ad un approccio
educativo globale
La salute sessuale e riproduttiva (SSR) è un elemento
fondamentale della salute e del benessere complessivo di
ogni individuo. L’educazione alla sessualità (ES) è uno
degli strumenti più importanti per promuovere la SSR,
in particolare delle persone giovani, e svolge un ruolo
chiave nella prevenzione dell’HIV e di altre infezioni sessualmente trasmesse (IST).
Il diritto di bambine, bambini e giovani a ricevere informazioni corrette ed appropriate e ad accedere all’educazione alla salute sessuale e riproduttiva è stabilito da
molteplici convenzioni internazionali in tema di diritti
umani, a partire dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UN 1948), mediante l’impegno a garantire ad
ogni essere umano la protezione globale della sua salute,
benessere e dignità. Questo diritto viene inoltre ribadito
dalla Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di
discriminazione contro le donne (1985), la Convenzione
sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (1989) e la
Convenzione sui diritti delle persone disabili (2006). In
particolare, il Programma d’Azione della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo del 1994
(UN, 1995) esortava esplicitamente i governi ad adottare
le misure necessarie per garantire l’offerta di un’ES sia
scolastica che comunitaria, sottolineandone le seguenti
caratteristiche fondamentali: essere adeguata all’età, iniziare il prima possibile, promuovere un processo decisionale maturo, essere orientata all’abbattimento delle
disuguaglianze di genere e coinvolgere le persone giovani nella pianificazione, attuazione e valutazione delle
attività.
Altre dichiarazioni e risoluzioni politiche che includono
impegni ed appelli per intensificare e/o prestare attenzione verso un tipo di ES scientificamente accurata e
adeguata all’età e alla cultura includono: la Dichiarazione politica dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite
del 2016 sull’HIV e l’AIDS: On the Fast Track to Accelerating the Fight against HIV and to Ending the AIDS
Epidemic by 2030 (UN, 2016a); la Commissione sulla
condizione delle donne 2016: Resolution on Women,
Girls and HIV/AIDS (UN, 2016b); e la Risoluzione 2014
della Commissione sulla popolazione e lo sviluppo sulla
valutazione dello stato di attuazione del Programma d’azione della Conferenza internazionale sulla popolazione
e lo sviluppo (UN, 2016c). Infine, all’interno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) concordati dai governi
nel 2015 per guidare le priorità di sviluppo a livello globale fino al 2030: Obiettivo 4 sul raggiungimento di un’i-
struzione di qualità per tutti e tutte include un indicatore tematico incentrato specificamente sull’ES.
Il concetto di educazione alla sessualità (sexuality education) è stato interpretato e declinato in modi diversi in
base al contesto geografico, politico-sociale e culturale
in cui è stato inserito: alcuni esempi sono sex education
(USA), sexual health education (Canada), relationships
and sex education (Regno Unito). Ad oggi, la definizione
condivisa dalle principali agenzie internazionali che si
occupano di promozione ed educazione alla salute, è
quella sviluppata da UNESCO (2018), che recita:
“L’educazione alla sessualità estensiva (CSE – Comprehensive Sexuality Education) è un processo basato su un curriculum di insegnamento e apprendimento che integri gli aspetti cognitivi, emotivi, fisici
e sociali della sessualità. Mira a fornire ai bambini
e ai giovani conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori che consentiranno loro di: realizzare la propria
salute, benessere e dignità; sviluppare relazioni sociali e sessuali rispettose; considerare come le loro
scelte influenzino il proprio benessere e quello degli
altri; comprendere e garantire la protezione dei
loro diritti per tutta la vita”
Sulla base di questa definizione, un programma di ES,
per potersi definire comprehensive (ovvero estensivo od
olistico) deve prevedere delle caratteristiche precise:
mirare allo sviluppo di conoscenze, capacità, atteggiamenti per una sessualità positiva e una buona salute sessuale e riproduttiva; basarsi sui diritti umani e sessuali e
sul riconoscimento del concetto ampio di sessualità
come parte naturale dello sviluppo umano (UNESCO,
2018).
I genitori, i familiari e le altre fonti di educazione informale rappresentano riferimenti fondamentali di bambine e bambini per apprendere le basi delle relazioni umane e della sessualità. Tuttavia, le fonti informali spesso
non possiedono un livello di conoscenza e di consapevolezza riguardo alla sessualità adeguato e sufficiente per
trasmettere informazioni più complesse o di tipo tecnico. Spesso inoltre, sono le stesse persone giovani, durante la fase dell’adolescenza e della pubertà, a rifiutare di
rivolgersi a figure disponibili nell’ambito familiare, preferendo quindi figure esterne.
Il contesto scolastico è considerato dalle persone giovani
la fonte principale di apprendimento ed un luogo ideale
in cui svolgere interventi di ES.
I programmi di CSE condotti nelle scuole contribuiscono a molteplici risultati in termini di salute e benessere
sessuale (cfr 2.1). L’insegnamento scolastico della CSE,
inoltre, risulta efficiente anche in termini economici (Kivela et al, 2013), poiché permette di raggiungere un vasto numero di studenti e studentesse, utilizzando in larga misura risorse già presenti all’interno del settore
scolastico.
Introduzione
e stato dell’arte
Le maggiori organizzazioni internazionali che si occupano di diritti e salute sessuale e riproduttiva (OMS, 2010;
IPPF, 2017; UNESCO, 2018), hanno stilato, a partire dal
2010, alcune linee guida per la promozione della CSE,
un modello che ha permesso ad oggi di apportare significativi contributi anche alle pratiche e agli interventi di
educazione sessuale.
• 1.2
Cenni storici e stato dell’arte
dell’educazione alla sessualità
nel contesto scolastico in Italia:
normativa e implementazion
La storia dell’introduzione dell’ES nel contesto scolastico europeo inizia all’incirca a partire dagli anni ‘40 del
Novecento (Boethius, 1985), con l’inserimento nelle
scuole di alcuni stati (in primo luogo la Svezia
nel 1942) di programmi definibili come sexuality education. La maggior parte di questi interventi aveva lo scopo
principale di prevenire le conseguenze negative dell’attività sessuale, con un approccio strettamente biomedico
e di prevenzione primaria. Tale approccio si basa sulla
prevenzione dei rischi e delle conseguenze negative di
alcuni comportamenti umani. Nel caso della prevenzione nell’ambito della sessualità, questi interventi si focalizzano sulla riduzione dell’incidenza delle infezioni sesualmente trasmesse (IST) o delle gravidanze
indesiderate, non tenendo in considerazione l’influenza
che determinanti strutturali, come le disuguaglianze di
genere, di potere e di diritti esercitano sulle scelte e sui
comportamenti dei singoli individui. In questo tipo di
interventi, inoltre, elementi salienti (in particolare per
le persone giovani) quali il piacere e i desideri del corpo,
l’identità sessuale e i diritti umani e sessuali, difficilmente vengono integrati tra i contenuti di tali interventi, non
considerando quanto la loro trattazione migliori i risultati anche in termini di salute (Haberland, 2015).
A partire dagli anni ’70, grazie al diffondersi di un approccio alla salute di tipo bio-psico-sociale, sospinto dal
lavoro di intellettuali quali Bronfenbrenner, Engels
(1977) e Foucault (1978) è stato possibile riconoscere
quanto l’interazione tra gli aspetti biologici, sociali e psicologici rappresentino fattori fondamentali nell’acquisizione e nella trasmissione delle IST o nella prevenzione
delle gravidanze non desiderate.
Importanti avanzamenti dal punto di vista della tecnologia medica e dei diritti sessuali e riproduttivi raggiunti in
quegli stessi anni (es. l’invenzione della pillola contraccettiva negli anni ’60, la legge 898/70 che disciplina il
divorzio, la legge 194/78 che depenalizza e disciplina le
modalità di accesso all’interruzione volontaria di gravidanza) stimolano la discussione pubblica italiana sui
temi della sessualità e sulla necessità di educare le per-
sone giovani alla sessualità. È infatti del 1975 il primo
disegno di legge sull’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, presentato il 13 marzo dal deputato
Giorgio Bini, destinato a non passare l’esame della commissione.
Nel frattempo, elementi di ES intesa in un’ottica più olistica, e non solo rivolti alla prevenzione dei rischi, cominciano ad essere adottati all’interno del curriculum
scolastico di diversi paesi europei: un esempio su tutti è
il caso della Norvegia, dove nel 1971, la materia di riproduzione umana (già parte dell’insegnamento di biologia
dal 1939) viene ampliata con concetti come il desiderio
sessuale, la masturbazione, l’omosessualità, la contraccezione (Egeland, 1978). Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 l’educazione sessuale diventa materia
scolastica e viene introdotta o ampliata in Svezia, Danimarca, Finlandia, Islanda, Germania, Austria, Svizzera e
Olanda (OMS, 2010).
A partire dagli anni ‘2000, sulla scia dei diversi trattati e
convenzioni internazionali già citati (cfr. capitolo 1.1) e
conferenze tenutesi sul tema dei diritti sessuali e riproduttivi sottoscritti nelle decadi precedenti, altri paesi
europei introducono l’insegnamento scolastico dell’ES:
prima in Francia e nel Regno Unito e successivamente in
Portogallo, Spagna, Estonia, Ucraina e Armenia. Anche
in Irlanda, paese tradizionalmente più conservatore,
l’ES è diventata obbligatoria nelle scuole primarie e secondarie nel 2003 (Wellings & Parker, 2006).
Nel recente report che descrive lo stato dell’arte dell’ES
in Europa ed Asia Centrale (Ketting & Ivanova, 2018)
viene riportato che, in 21 dei 25 stati europei che hanno
partecipato allo studio facenti parte della regione europea definita dall’OMS, sono presenti leggi, politiche o in
generale una strategia che richiedono o supportano l’ES
scolastica. Tra questi, in Olanda, Belgio, Estonia, Germania e Svezia l’ES viene insegnata adottando l’approccio comprehensive. In 3 dei restanti 4 paesi, viene attuata o è in preparazione una qualche forma di educazione
sessuale.
Nel 2022, l’Italia è tra i pochi paesi europei che ancora
non hanno reso l’ES obbligatoria nelle scuole, ma è a
discrezione dei singoli dirigenti scolastici prevedere o
meno l’inserimento di politiche scolastiche che la regolamentino (Cassar, 2022). Spesso, l’insegnamento è gestito da docenti di materie scientifiche, o esperti esterni
come psicologi/psicologhe o personale medico, focalizzando la trattazione degli argomenti su aspetti prevalentemente biologici (INCA, 2009). I servizi sanitari territoriali, come i consultori familiari e le associazioni non
governative che si occupano di salute sessuale e riproduttiva contribuiscono attivamente a fornire questo tipo
di servizio, in particolare a studenti delle scuole secondarie superiori. Tali esperienze sono generalmente condotte su base locale e con ampia eterogeneità sul territorio nazionale (Cassar, 2022). Mancano, dunque, politiche
Introduzione
e stato dell’arte
e normative coerentemente ed equamente implementate in tutto il paese che regolamentino l’ES nel contesto
scolastico. Ciononostante, la trattazione di questi argomenti viene percepita dagli studenti italiani come un bisogno importante per ridurre le problematiche relative
alla sessualità (Benni et al, 2016) e la scuola viene indicata dagli studenti partecipanti a diversi studi come
il luogo più adatto per riceverle (Donati et al, 2000; Drago et al, 2016; Pizzi et al 2020; Psaroudakis et al, 2020).
Contributo del progetto EduForIST
ANALISI DELLO SCENARIO ITALIANO
Nel 2019, il Ministero della Salute ha finanziato il
progetto EduForIST – “Sviluppo di strumenti tecnici e pratici per lo svolgimento di attività educative
in ambito di sessualità, relazioni affettive e prevenzione delle IST nel contesto scolastico”. Uno degli
obiettivi del progetto è stato quello di raccogliere
l’evidenza esistente e sviluppare un’esperienza estesa e rappresentativa del contesto nazionale, sulla
base della quale distillare indicazioni teoriche e
pratiche per la creazione, implementazione e valutazione di progetti di ES estensiva attuabili nelle
scuole secondarie italiane.
Nel quadro del progetto EduForIST, tra Luglio e Ottobre 2020, è stata eseguita una mappatura delle
esperienze sul territorio italiano con l’obiettivo di
raccogliere informazioni relative alle attività educative (AE) in ambito di affettività, sessualità e prevenzione delle IST svolte nelle scuole secondarie di
I e II grado nel periodo 2016-2020 (raccolta di buone pratiche; Salfa et al, 2021; Chinelli et al, 2022).
A questo scopo, è stato sviluppato e diffuso a livello
nazionale un questionario compilabile online e rivolto a tutti gli enti pubblici o privati coinvolti nello
svolgimento di tali attività. La larga maggioranza
delle AE rilevate (70%) sono state condotte da operatori ed operatrici appartenenti ad enti del Terzo
Settore o Organizzazioni Non Governative e si riferivano ad attività condotte principalmente nelle regioni target del progetto (i.e. Lazio, Lombardia, Toscana e Puglia). L’obiettivo comune della maggior
parte delle AE identificate rientrava nella dimensione dell’informazione piuttosto che della formazione
di alunni e alunne su tematiche quali la promozione
di stili di vita sani e di comportamenti sicuri, la
prevenzione delle IST, l’affettività e la sessualità. Le
metodologie più frequentemente utilizzate riguardavano il coinvolgimento attivo dei partecipanti (lavori a piccoli gruppi/didattica attiva), seguito da lezioni frontali e incontri di peer education. In più di
due terzi delle AE identificate sono stati realizzati
prodotti da parte dei partecipanti, come materiale
cartaceo o multimediale, spettacoli teatrali, mostre.
I fattori identificati come maggiormente favorenti
l’attuazione delle AE nelle scuole sono stati l’attivazione/protagonismo degli studenti e delle studentesse e la presentazione dei contenuti scientifici in un
linguaggio diretto. Mentre, tra le criticità, è stata
evidenziata la limitata disponibilità di tempo all’interno dell’orario scolastico dedicato a queste attività. La valutazione delle AE, attraverso test di gradimento o apprendimento, è stata condotta in più
della metà dei casi ma raramente ne sono stati riportati gli esiti. Attraverso l’utilizzo di un fra-
Introduzione
e stato dell’arte
mework sviluppato sulla base degli strumenti SERAT e Inside&Out di UNESCO e IPPF (2016), è
stato possibile classificare le AE raccolte in base
all’obiettivo dell’intervento e l’approccio utilizzato:
62 (29%) sono state classificate come CSE (cfr 1.1)
e 157 (71%) come non-CSE. Le AE-CSE avevano
una durata mediana di 3 giorni, mentre il 41% delle
AE non-CSE consistevano di un singolo intervento.
Tra queste ultime, il 48% riportava un approccio
orientato alla prevenzione delle IST, il 21% alla promozione di stili di vita sani, il 13% all’educazione
alle differenze, mentre non è stato possibile classificare il restante 18% per mancanza di sufficienti informazioni.
Introduzione
e stato dell’arte
Timeline
Tentativi di introdurre l’educazione alla sessualità
nel contesto scolastico ed eventi correlati
Il lavoro pioneristico di Paolo Mantegazza sulla sessualità umana riconosce l’importanza
della promozione del benessere sessuale e della divulgazione in questo ambito. >link
Il Ministro della Pubblica Istruzione risponde ad un’interrogazione parlamentare
in cui si chiedeva di introdurre, negli ultimi anni delle scuole, corsi di igiene sessuale
per la prevenzione delle malattie veneree. >link
A causa dell’aumento di malattie a trasmissione sessuale, il Ministero della Pubblica
Istruzione fornisce indicazioni per la prevenzione nelle scuole, dando l’avvio
ad un dibattito parlamentare sull’utilità di una legge sull’educazione sessuale.
Nasce l’AIED (Associazione italiana educazione demografica) senza alcuna finalità di lucro,
con lo scopo di diffondere il concetto della procreazione libera e responsabile. >link
13 marzo/ Primo disegno di legge sull’educazione sessuale nelle scuole presentato
da Giorgio Bini, Partito Comunista. >link
29 luglio 1975 La legge n. 405 stabilisce l’Istituzione dei consultori familiari,
come servizi di assistenza alla famiglia e alla maternità. >link
I giovani socialisti propongono l’istituzione di un “Consiglio superiore dell’informazione
ed educazione sessuale”. Recita il testo: «Non è ammissibile l’imbarazzo degli adulti,
la loro tendenza a rifiutare un dialogo che i giovani vorrebbero aperto e cordiale».
La Legge 194/78 regola le norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione
volontaria della gravidanza. >link
Nuova proposta di legge su educazione sessuale, la prima firmataria è Tina Anselmi.
«La causa principale del disorientamento di cui è vittima il mondo giovanile va ricercata
in una mancata o errata educazione che pregiudica il soggetto anche in vista del suo
comportamento sociale- recita il disegno di legge-. Il discorso sessuale non tocca solo
la sfera privata, ma investe la cultura e la vita sociale». >link
L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che “ogni persona ha il diritto
di ricevere informazioni sessuali e di considerare la possibilità di accettare le relazioni
sessuali per piacere o per procreazione”. >link
Un accordo politico tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana stabilisce che il Ministero
della Pubblica Istruzione debba tenere in considerazione l’opinione sfavorevole
della Chiesa cattolica. >link
Introduzione
e stato dell’arte
Un disegno di legge proposto dalla Democrazia Cristiana indica nei docenti della classe
i principali educatori sui temi della sessualità. >link
Un disegno di legge non approvato voleva incorporare la materia all’interno dei programmi
di biologia.
“Come ti frego il virus”, un libro a fumetti, commissionato a Silver (il creatore di Lupo
Alberto) dall’allora Ministero della Sanità, per spiegare agli alunni delle scuole medie
e superiori come evitare l’Aids attraverso l’uso dei preservativi, viene bloccato subito
dopo essere andato in stampa dall’allora ministro dell’Istruzione Misasi e sostituito
da un libretto dal titolo evocativo “Non ho l’età”. >link
L’On. Bianca Gelli mette a punto un testo di legge per introdurre l’educazione sessuale
come materia interdisciplinare. L’unico testo che abbia superato (all’unanimità) l’esame
della Commissione Cultura della Camera, ma non giunto alla discussione in Aula. >link
Piano Nazionale 1993/95 per le P.O. fra donne e uomini nel sistema scolastico del MPI
pone l’accento sui seguenti obiettivi: consapevolezza della differenza culturale
e non solo biologica educazione alla conoscenza di sé come corpo, emozioni, sentimenti
comunicazione con l’altra/o analisi degli stereotipi sessisti riflessione sui propri
orientamenti sessuali. >link
Nuova proposta di legge apre all’intervento di esperti esterni nell’educare alla sessualità,
oltre ai docenti della classe. >link
15 febbraio 1996 La Legge n.66 stabilisce le norme contro la violenza sessuale in qualità
di delitto contro la persona, abrogando gli articoli del Codice Rocco (risalente al regime
fascista) che definivano lo stupro come un delitto contro la moralità pubblica e il buon
constume. >link
Una nuova proposta di legge per l’educazione alla sessualità nelle scuole richiede
di introdurre specifiche iniziative per la formazione dei docenti. >link
Nuova proposta di legge che tenta di sbloccare il blocco operativo. >link
La legge delega della ministra Letizia Moratti (n.53 del 2003) dà Indicazioni
per l’educazione alla salute, alimentare, alla sessualità e affettività. >link
The SAFE Project dedica un paragrafo al nostro Paese. Vi si legge che molte proposte
di Legge per introdurre l’educazione sessuale obbligatoria a scuola sono state respinte,
probabilmente a causa dell’influenza delle posizioni della Chiesa Cattolica. Viene inoltre
descritto che l’argomento, se trattato, è dedicato agli alunni di età compresa tra i 14
e i 19 anni e trova solitamente lo spazio di una sola lezione all’anno. >link
Il ministro Fioroni emana direttive e circolari che riprendono l’insegnamento
dell’educazione alla sessualità nelle scuole >link
Introduzione
e stato dell’arte
Nuova proposta di legge, introduce anche la necessità di interventi formativi
con insegnanti e genitori. >link
La Legge n.38 introduce il reato di stalking, inasprendo le pene contro la violenza
sessuale. >link
L’ufficio Regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità stila e aggiorna
gli standard per l’educazione sessuale in Europa. >link
Il documento Policies for Sexuality Education in the European Union riporta le difficoltà
dell’introduzione nelle scuole italiane dell’educazione sessuale e il contrasto da parte
della Chiesa e di alcuni gruppi politici. >link
Ratifica della convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta
contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. L’articolo 14 richiede
l’inserimento nei programmi scolastici di materiali didattici su temi quali parità tra i sessi,
ruoli di genere non stereotipati, reciproco rispetto, soluzione non violenta dei conflitti
nei rapporti interpersonali, violenza contro le donne basata sul genere e diritto all’integrità
personale. >link
Proposta di legge per l’introduzione dell’educazione sentimentale nelle scuole. >link
Proposta di introduzione dell’insegnamento dell’educazione emotivo-sentimentale
nei programmi scolastici, in particolare “l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione
della violenza di genere e di tutte le altre discriminazioni”. >link
La Legge 107 del 2015 – detta “Buona scuola”– enfatizza nell’articolo 16 la necessità
di educazione alla parità di genere e alla prevenzione della violenza. >link
Il Piano Nazionale di interventi contro HIV e AIDS richiede la necessità di intervenire
nelle scuole con strumenti didattici ed educativi. >link
L’ UNESCO emana l’International Technical Guidelines for Sexuality Education. >link
Papa Francesco riferisce che «Nelle scuole bisogna dare un’educazione sessuale, il sesso
è un dono di Dio». Il pontefice ribadisce che sarebbe meglio cominciare l’educazione
sessuale in famiglia, «ma questo non sempre è possibile perché ci sono tante situazioni
svariate nelle famiglie. E quindi la scuola supplisce a questo, perché altrimenti rimarrà
un vuoto che poi verrà riempito da un’ideologia qualsiasi». >link
Delega al Governo per l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale
nel primo e nel secondo ciclo di istruzione nonché nei corsi di studio universitari. >link
Proposta di legge per l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione sentimentale e
sessuale nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado. >link
CAPITOLO 2
Razionale
e benefici attesi
• 2.1
I benefici attesi di un programma
nazionale di educazione alla
sessualità
• 2.2
Guiding principles: valori
e paradigma teorico
Razionale
e benefici attesi
• 2.1
I benefici attesi di un programma
nazionale di educazione alla
sessualità
L’evidenza esistente raccolta attraverso studi di conoscenza, attitudine e pratiche tra le persone giovani in Italia indica: una scarsa conoscenza dei diversi ambiti della
salute sessuale (Cegolon et al., 2020; Drago et al., 2016),
un uso scarso e inconsistente di preservativi e contraccezione (Panatto et al., 2012), una bassa conoscenza e
accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva (es.
consultori familiari) (Pizzi et al., 2020), elevati livelli di
violenza di genere (ISTAT, 2019) e di omolesbobitransnegatività (Osservatorio diritti, 2019).
In Italia, i dati relativi alla diffusione delle IST nelle persone giovani (15-24 anni), si possono ricavare dal Sistema di sorveglianza sentinella delle IST basato su centri
clinici, attivo dal 1991 e coordinato dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità (Salfa et al.,
2022). Dal 1991 al 2020, il sistema ha segnalato un totale di 27.559 nuovi casi di IST in soggetti con età 15-24
anni (pari al 18,9% di tutti i casi di IST). Nel 2020, le IST
più frequentemente segnalate nei giovani di età 15-24
anni sono state: i condilomi ano-genitali (41,1%), l’uretrite gonococcica (11,5%), la cervicovaginite da clamidia
(11,2%) e l’uretrite da clamidia (9,5%). La prevalenza
HIV, nel 2020, nei giovani di 15-24 anni con IST, è stata
pari a 3,4%, circa 57 volte più alta di quella stimata nella
popolazione italiana di 15-24 anni.
Sebbene non rappresenti ad oggi una problematica definibile come emergenziale, il numero delle gravidanze
che avvengono in persone al di sotto dei 18 anni di età,
con i loro possibili risvolti negativi per la salute mentale
e fisica di chi le porta avanti, si è mantenuto costante
negli ultimi anni (Tridenti e Vezzani, 2018; https://www.
ospedalebambinogesu.it/gravidanza-in-minorenni-96849/). Le regioni italiane che ad oggi prevedono la
distribuzione gratuita di contraccettivi sono solo sei: la
Puglia è stata la prima a sperimentare la contraccezione
gratuita per gli under 26 già nel 2008; nel 2017 segue l’Emilia-Romagna, mentre Piemonte, Toscana, Lombardia
e Marche hanno approvato delibere regionali durante
tutto l’arco del 2018, e con esse hanno previsto l’accesso
alla contraccezione gratuita ad alcune delle fasce più
“fragili” – donne disoccupate o con determinati codici di
esenzione, sotto i 26 o i 24 anni d’età.
In questo scenario, l’introduzione di un programma
di CSE nel contesto scolastico, condiviso a livello nazionale comporterebbe benefici attesi relativi a diverse aree
della salute sessuale e del benessere sia individuale che
di popolazione.
La salute sessuale viene definita dall’OMS come: “uno
stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale in
relazione alla sessualità; non è solo l’assenza di malattia,
disfunzione o infermità. La salute sessuale richiede un
approccio positivo e rispettoso alla sessualità e dei rapporti sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizione, discriminazione e violenza. Affinché la salute sessuale
possa essere raggiunta e mantenuta, i diritti sessuali di
tutte le persone devono essere rispettati, protetti e realizzati” (OMS, 2006).
Secondo l’evidenza disponibile sull’efficacia e l’attuazione dei programmi di educazione sessuale gli interventi di
CSE condotti nelle scuole contribuiscono a: posticipare
il debutto sessuale, diminuire la frequenza dei rapporti
sessuali, diminuire il numero di partner sessuali, ridurre
l’assunzione di rischi, utilizzare maggiormente i preservativi ed in generale, aumentare l’utilizzo della contraccezione (Montgomery e Knerr, 2016).
La CSE, infatti, incrementando le conoscenze e migliorando gli atteggiamenti e i comportamenti relativi alla salute sessuale e riproduttiva ha un impatto positivo su:
1) Il benessere sessuale
Il BS è un indicatore significativo del benessere generale
della popolazione, date le disuguaglianze ancora presenti in termini di sessualità ed espressione della sessualità
(Starrs et al, 2018). Una nuova possible concettualizzazione del benessere sessuale che lo definisce e lo suddivide in sette domini – sicurezza sessuale, rispetto sessuale, autostima sessuale, capacità di affrontare e
superare le esperienze sessuali, autodeterminazione e
comfort con la propria vita sessuale – (Mitchell et al.,
2021) rende la CSE uno degli interventi più importanti
che devono essere implementati per promuovere il benessere sessuale dei giovani e contemporaneamente a
migliorare l’approccio alla vita sessuale.
2) La prevenzione delle conseguenze negative
dell’attività sessuale
La CSE, mediante l’acquisizione di informazioni adeguate sugli aspetti fisici, cognitivi, sociali e culturali della sessualità, della contraccezione, della profilassi delle IST e
dell’HIV riduce il rischio di acquisire un’infezione e conduce all’adozione di comportamenti sessuali meno a rischio (BZgA, 2015). Gli studenti che partecipano ad incontri di CSE a scuola dimostrano maggiori conoscenze
su HIV e IST, maggiore autodeterminazione nel rifiutare
rapporti sessuali non voluti, più frequente utilizzo di preservativi e minor numero di partners sessuali, maggior
accesso ai servizi dedicati alla salute sessuale (BZgA,
2015a).
3) L’empowerment
La CSE favorisce un processo che incoraggia e supporta
i giovani nel prendere controllo delle loro vite e sviluppa-
—2
Razionale
e benefici attesi
re a pieno le loro potenzialità, avendo accesso alle conoscenze, competenze e opportunità necessarie, per diventare più responsabili delle loro azioni. L’empowerment
delle persone giovani le rende protagoniste del cambiamento, consapevoli e in grado di esercitare i loro diritti.
Ciò include il diritto a scegliere con chi intraprendere
un’amicizia e/o una relazione sessuale, a mettere in discussione le norme sociali che limitano i loro diritti e a
diventare menti critiche per il futuro (UNESCO, 2018).
Quando le persone giovani hanno la possibilità di sviluppare un pensiero critico, di essere sessualmente emancipate ed informate sulle loro possibilità sessuali e riproduttive, l’impatto positivo si riflette in tutte le life skills
(competenze per la vita). Le life skills si riferiscono ad
una gamma di abilità cognitive, emozionali e relazionali
di base, che consentono l’acquisizione di un comportamento positivo e flessibile, grazie alle quali si possono
affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita
quotidiana. Il nucleo fondamentale delle life skills identificato dall’OMS è costituito da 10 competenze che possono essere suddivise in 3 aree: emotiva (consapevolezza di sé, gestione delle emozioni e dello stress),
relazionali (empatia, comunicazione efficace, relazioni
efficaci) e cognitive (problem-solving, decision-making,
pensiero critico, pensiero creativo) (OMS, 1994).
4) La tolleranza e il rispetto
In base all’ evidenza disponibile, si è visto che la CSE
svolge un ruolo centrale nel modificare le norme e gli
stereotipi di genere, nel ridurre la violenza e di conseguenza nell’attenuare gli effetti della violenza e della disuguaglianza di genere sulla salute sessuale e riproduttiva delle persone giovani (Sell et al, 2021). Infatti, la
promozione della messa in discussione dei temi della
disuguaglianza di genere, al fine di favorire un aumento
di relazioni eque tra i generi, riduce la violenza da parte
del partner, aumenta la consapevolezza sessuale (in particolare femminile) e riduce la coercizione sessuale. La
CSE, inoltre, attraverso la discussione sul consenso permette di migliorare la costruzione di relazioni sane e rispettose (UNESCO, 2018).
• 2.2
Guiding principles: valori
e paradigma teorico
Un intervento di educazione all’affettività e alla sessualità è rivolto alla persona nel suo insieme e dovrebbe promuoverne lo sviluppo in maniera olistica e duratura nel
tempo. In particolare, si riconoscono quattro domini o
principi fondamentali che dovrebbero governare la concettualizzazione, lo sviluppo degli interventi e la loro attuazione nell’ambito scolastico. Innanzi tutto, è necessario trasferire agli studenti e alle studentesse una visione
positiva della sessualità, che includa e valorizzi le diversità individuali e che al contempo promuova la prevenzione dei rischi intesa come senso di responsabilità verso
il proprio e altrui benessere affettivo e sessuale. Questi
obiettivi non possono essere raggiunti se non anche attraverso la promozione del pensiero critico. E’ fondamentale che le persone giovani sviluppino e coltivino la
capacità di prendere decisioni libere, consapevoli e informate. In questo contesto, l’educazione all’affettività e
alla sessualità non può prescindere da un approccio basato su diritti umani e sessuali, sulla valorizzazione del
consenso e rispetto della privacy propria e altrui, in
modo da favorire l’attivazione verso il rispetto dei diritti
riguardanti le scelte sul corpo, le relazioni e le pratiche
sessuali consensuali. Infine, nella dimensione del nostro
presente storico, è essenziale formare le persone giovani
sul concetto di genere e di identità di genere. Una visione trasformativa del genere, che metta in discussione
ruoli, norme e stereotipi, tenendo conto e rispettando le
differenze, con l’obiettivo di costruire una società più
equa e giusta per tutte e tutti dovrebbe essere parte integrante di un approccio educativo rivolto alla persona e,
tramite questa, all’intera comunità.
Nella costruzione di un intervento, risulta infine fondante il concetto di inclusività per garantire la partecipazione di tutti e tutte a prescindere dalle diversità di ciascuno derivanti da condizioni quali disabilità e/o svantaggio
psicofisico, cultura, genere, orientamenti sessuali, identità di genere. L’inclusione corrisponde alla necessità da
un lato di assumere in modo condiviso un unico termine/concetto, desumendolo dall’inglese inclusion, dall’altro di valorizzare ciò che il termine stesso contiene: la
scelta di accogliere tutti gli individui. Ciò significa integrazione, valorizzazione delle differenze e rispetto del
diritto di ognuno ad essere se stesso o se stessa con le
proprie risorse, motivazioni ed aspettative.
—2
Razionale
e benefici attesi
Visione positiva
e inclusiva della
sessualità
Promozione
del pensiero
critico
requisiti
condivisi
Approccio
basato sui diritti
umani e sessuali,
consenso e
rispetto della
privacy
Approccio
trasformativo
di genere
CAPITOLO 3
Metodologia
• 3.1
Analisi delle fonti documentali
e normative nazionali e internazionali
• 3.2
Analisi e definizione del paradigma
teorico e dell’approccio educativo
• 3.3
Sviluppo di un intervento
di educazione sessuale: beneficiari,
contenuti e syllabus
• 3.4
Approccio multidisciplinare
e multisettoriale
Metodologia
• 3.1
Analisi delle fonti documentali
e normative nazionali e
internazionali
Nello sviluppo di un progetto di ES, è importante costruire sulle esperienze già in essere nel territorio. Un primo
passo da compiere è dunque quello di analizzare lo stato
corrente dell’educazione sessuale a livello nazionale, approfondendo quali tematiche vengono già trattate nelle
scuole, in quale modalità, da quali figure e su quale scala a livello territoriale (OMS, 2014).
L’analisi della letteratura internazionale ha permesso di
identificare documenti appartenenti alla letteratura
scientifica e alla cosiddetta letteratura grigia, riguardanti
la promozione dell’ES. In particolare, sono stati esplorati i seguenti database: i siti web delle principali agenzie
internazionali (e.g. OMS, UNESCO, International Planned Parenthood Federation-IPPF) e nazionali (e.g. Sex
Information & Education Council of Canada-SIECCAN,
Future of Sex Education initiative-FoSE).
È stata inoltre effettuata una raccolta di riferimenti normativi e progetti di prevenzione e controllo delle IST
presenti nelle regioni italiane, costituiti prevalentemente da Delibere delle giunte regionali o piani regionali di
prevenzione.
Contributo del progetto EduForIST
REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE
A LIVELLO NAZIONALE
Durante il primo anno di svolgimento del progetto
EduForIST, tra il maggio 2020 e l’ottobre 2021, è
stata condotta l’analisi delle fonti documentali, rivolta all’identificazione di documenti nazionali sui
temi dell’educazione alla sessualità, all’affettività e
alla prevenzione delle IST, a cui è stata affiancata
una raccolta di buone pratiche sul territorio italiano (cfr 1.2). L’analisi della letteratura internazionale ha permesso di identificare documenti appartenenti alla letteratura scientifica e alla cosiddetta
letteratura grigia, riguardanti la promozione
dell’ES. La raccolta di riferimenti normativi e progetti di prevenzione e controllo delle IST presenti
nelle regioni italiane è costituita prevalentemente
da Delibere delle giunte regionali o piani regionali
di prevenzione. La situazione inter-regionale rilevata è molto disomogenea, con alcune regioni particolarmente attive, dove è possibile trovare centri IST,
interventi di prevenzione primaria e secondaria, offerta ed esecuzione di test diagnostici per le IST,
disponibilità di protocolli diagnostico-terapeutici e
altre regioni in cui questa documentazione è assente.
In alcune regioni i piani di prevenzione, sebbene
presenti, sono spesso particolarmente carenti per
quanto riguarda la pianificazione e l’implementazione di attività sulle IST o l’aggiornamento periodico dei documenti normativi. L’attuazione di tali
progetti educativi in ambito scolastico è ugualmente eterogenea con un gradiente nord-sud. I progetti
rilevati avevano come obiettivo principale quello di
comunicare a ragazzi e ragazze informazioni scientificamente corrette sulle IST, utilizzando un linguaggio semplice, facilitare l’adozione di comportamenti di prevenzione, fornire informazioni sui
servizi sociosanitari disponibili sul territorio e sulle
loro modalità di accesso. Spesso venivano coinvolti
direttamente gli operatori e operatrici dei consultori. Infine, in nessun caso è stato possibile reperire i
risultati raggiunti da suddette attività, il materiale
realizzato dai partecipanti dopo gli interventi o
eventuali valutazioni.
La ricerca della documentazione effettuata sul web
ha presentato alcune criticità importanti. In particolare, solo una parte dei progetti è disponibile e
non sempre le informazioni vengono mantenute nel
tempo (ad es. i link di accesso diventano inattivi,
oppure possono essere rimossi oppure l’accesso viene consentito solo mediante credenziali). Questo
mette in evidenza l’importanza di far confluire la
documentazione che viene prodotta in un portale
Metodologia
che sia unico per tutte le regioni e che ne permetta
la mappatura e il monitoraggio sul territorio nazionale.
REVISIONE DELLA DOCUMENTAZIONE
INTERNAZIONALE
Durante il primo anno di svolgimento del progetto
EduForIST, tra il maggio 2020 e l’ottobre 2021, è
stata condotta l’analisi delle fonti documentalisui
temi dell’educazione alla sessualità, all’affettività e
alla prevenzione delle IST. Lo studio della letteratura internazionale ha permesso di identificare documenti appartenenti alla letteratura scientifica e alla
cosiddetta letteratura grigia, riguardanti la promozione dell’ES.
L’analisi sulla letteratura scientifica ha rilevato
come l’educazione all’affettività e alla sessualità sia
una materia trattata principalmente in due diversi
ambiti, quali la salute pubblica e la pedagogia. Nella
maggior parte dei casi, gli studi identificati erano
rivolti ad alunni ed alunne adolescenti, mentre solo
un terzo degli studi riportava un approccio più ampio coinvolgendo altri stakeholders (genitori, insegnanti, operatori sanitari). Due sono i modelli principalmente studiati: un approccio all’educazione
sessuale prevalentemente orientata alla prevenzione dei rischi (risk-oriented sex education) e la CSE
(Comprehensive Sexuality Education), ovvero avente un approccio estensivo e positivo alla sessualità,
che tiene in considerazione le differenze, i diritti
umani e sessuali, le identità. La maggior parte dei
programmi svolti a livello internazionale erano focalizzati sul primo modello, di fatto escludendo alcuni temi particolarmente rilevanti e attuali come il
genere, la questione del piacere e il framework concettuale che delinea natura ed epistemologia delle
diverse AE. Grazie al riconoscimento e alla promozione del modello olistico, definito da UNESCO, la
CSE si sta diffondendo in tante e diverse aree del
mondo, apportando significativi contributi non solo
alla letteratura ma anche alle pratiche. Sono state
infine identificate sette linee guida sia a valenza
nazionale che internazionale sull’educazione alla
sessualità nel contesto scolastico, rilasciate sia da
organizzazioni internazionali (Organizzazione
Mondiale della Sanità, UNESCO, International
Planned Parenthood Federation- IPPF) che da organizzazioni/istituzioni nazionali di Paesi anglofoni
occidentali (USA, Canada, Nuova Zelanda, Inghilterra) le cui parti salienti sono confluite nella stesura del presente documento.
Metodologia
• 3.2
Analisi e definizione del
paradigma teorico e dell’approccio
educativo
Ogni proposta educativa fa riferimento a una visione generale (paradigma) che conferisce senso alle sue azioni,
le guida e le valuta. Spesso, tali paradigmi sono molto
diversi tra loro e generano, così, proposte molto diverse
nei contenuti e nelle modalità educative proposte. Per
quanto riguarda l’ES, Jones (2016) ha rilevato che esistono essenzialmente 4 paradigmi: il paradigma conservatore, liberale, critico e postmoderno. Ognuno di questi
paradigmi genera una molteplicità di discorsi educativi i
quali ne traducono le linee di fondo in progettualità.
L’approccio conservatore si pone come scopo quello di
trasmettere la visione dominante della sessualità, con i
suoi valori, credenze e pratiche. I giovani vengono visti
come ricevitori di informazioni trasmesse e compito
dell’educazione è di prepararli a mettere in atto le visioni che un contesto culturale propone. I discorsi tipici di
questo paradigma sono: Torks and Fairies (cicogne e
fate); None/ Non-Approach (un non approccio); Physical
Hygiene (igiene fisica); Sexual Morality (morale sessuale); Birds and Bees (uccelli e api); Biological Science
(scienze biologiche); Abstinence Education (educazione
all’astinenza); Christian/ Ex-Gay Redemption (approccio cristiano/ redenzione ex-gay).
L’approccio liberale si pone come obiettivo quello di
dare ai giovani tutti gli strumenti (cognitivi, emotivi, medici, sociali, ecc.) per diventare attori della propria esperienza di vita sessuale. Il locus of control, che nell’approccio precedente era di tipo esterno in quanto
dipendente dalle figure di autorità, passa nelle mani degli stessi giovani protagonisti dei progetti di SE. L’approccio liberale privilegia i metodi educativi di tipo democratico. I discorsi che afferiscono al paradigma
liberale sono: Sexual Liberationist (liberazione sessuale); Comprehensive Sex Education (educazione sessuale
estensiva); Sexual Risk/ Progressive (rischio sessuale/visione della sessualità progressista); Sexual Readiness
(preparazione all’attività sessuale); Effective Relationships (relazioni efficaci); Controversial Issues/ Values
Clarification (istanze controverse/chiarificazione di valori); Liberal Feminist (femminismo liberale).
L’approccio critico incoraggia professionisti/e a stimolare
nei giovani sguardi e principi alternativi, e a interrogarsi
sulle forme di sessualità e di identità sessuali che godono
di certi privilegi nella società, a trovare pratiche e valori
ingiusti e ad agire per costruire una società più equa.
Dietro la visione critica c’è l’idea che il corpo debba essere ripensato, in quanto oggetto politico, per cui la sessualità ha effetti sulle condizioni e sulle posizioni dei
gruppi sociali. Discorsi che si radicano in questo tipo di
orientamento sono: State Socialist/ Sexual-Politics (stato sociale/politiche sessuali); Sexual Revolutionary Socialist/ Radical Freudian (rivoluzione sessuale sociale/
radicalismo freudiano); Radical Feminism (femminismo
radicale); Anti-Discrimination/ Anti-Harassment/ Equity
(anti-discriminatiorio/anti-persecutorio/equità); Inclusive (inclusivo); Safe and Supportive Spaces (spazi sicuri
e supportivi); Gay Liberationist (liberazionismo omosessuale); Post-colonial (post-coloniale).
L’approccio post-moderno è cronologicamente il più recente. I professionisti dell’educazione sono chiamati ad
accompagnare i giovani a esplorare diversi tipi di sessualità e a decostruirli e ricostruirli in quanto potenziale strumento egemonico potenzialmente limitante le esperienze
possibili. Si sottolineano le azioni culturali che determinano l’identità, il cui senso essenziale e sicuro risulta molto indebolito, ma si apre uno spazio riflessivo e culturale
per la riorganizzazione e il cambiamento creativo. I discorsi che fanno riferimento a questo framework sono:
Poststructuralist (post-strutturalista); Post-identity Feminist (post femminista); Multicultural Education (educazione multiculturale); Diversity Education (educazione
alla diversità); Queer Theory (teoria queer). L’orientamento proposto dalla CSE, dunque, si colloca nell’interfaccia tra gli approcci liberale/critico e rappresenta pertanto un approccio inclusivo e trasversale alla trattazione
delle tematiche relative alla sessualità, cogliendo le componenti salienti dei diversi paradigmi teorici presentati.
Contributo del progetto EduForIST
APPROCCI TEORICI PRECEDENTI
Il gruppo di lavoro di EduForIST, per la costruzione
dell’intervento pilota, ha svolto un’analisi dei diversi approcci formativi già utilizzati nelle precedenti
esperienze nelle scuole. Gli educatori e le educatrici
partecipanti al progetto sono stati suddivisi in sei
gruppi (come rappresentato a pag. 23) per svolgere
un’attività di autovalutazione. Dall’analisi dei diversi approcci è emerso un quadro con varie sfumature,
come si può osservare nel quadrante teoretico sotto
riportato. Le esperienze precedenti si collocano
maggiormente su un piano liberale, con una lieve
presenza di temi che richiamano l’approccio critico
e post moderno. I temi individuati sono quelli relativi alla CSE, al rispetto dei diritti umani e sessuali,
all’educazione alla diversità. Nello sviluppo del pilota il gruppo di lavoro di EduForIST si è riferito
quindi ai principi di inclusività sopra riportati che
sono alla base della CSE e fanno parte anche del
bagaglio di esperienze fatte in precedenza.
Gruppo 1
Gruppo 2
Gruppo 3
Gruppo 4
Gruppo 5
Approccio
conservatore
Gruppo 6
Approccio
post-moderno
Approccio
liberale
Approccio
critico
Approccio
conservatore
Trasmissione di
informazioni e di valori
della cultura dominante
in tema di sessualità.
Approccio
liberale
Forma di empowerment
per le scelte libere e
consapevoli dei giovani
sulla loro vita sessuale.
Approccio
critico
Pratica decostruttiva
dei modelli culturali
ed egemonici che
esercitano un’azione
bio-politica.
Approccio
post-moderno
Esplorazione dei diversi
tipi di sessualità e genere,
oltre i condizionamenti
sociali e culturali.
Metodologia
• 3.3
Sviluppo di un intervento di
educazione sessuale: beneficiari,
contenuti e syllabus
Contributo del progetto EduForIST
CO-COSTRUZIONE DI UN PROGETTO
PILOTA DI EDUCAZIONE ALLA
SESSUALITÀ ESTENSIVA
Il quadro di riferimento del curriculum di un progetto di
ES dovrebbe essere sviluppato da un gruppo di lavoro che
collabori sotto la guida di autorità istituzionali, in particolar modo quelle che si occupano di istruzione e sanità. Il
quadro è il nucleo fondamentale sulla base del quale si
sviluppa una materia di insegnamento e guida il lavoro dei
gruppi tecnici che tradurranno il curriculum nei sillabi,
definendoli in base a classe e tipologia di scuola. In questo processo vengono stabilite materie, ore di lezione e
obiettivi di apprendimento (OMS, 2014). Pilotare il curriculum permette di aggiustarne le componenti in caso
di bisogno, permettendo a chi lo ha sviluppato di modellare contenuti e scoprire cambiamenti importanti da effettuare. A questo fine, dovranno essere richiesti feedback
dalle persone partecipanti, volti ad identificare quegli
elementi del syllabus che necessitino di revisione o di
integrazione (UNESCO, 2018). Il programma deve essere definito sulla base di chiari e specifici obiettivi di apprendimento generali (che includano conoscenze, valori,
atteggiamenti e competenze); adattato sulla base della
fascia d’età e l’approccio specifico (tenendo in considerazione l’importanza di cominciare in età precoce, come
sottolineato dalle linee guida); identificare il personale
educatore (possibilmente avvalendosi sia di esperti
esterni che di peer educators); assegnare le ore necessarie nel curriculum scolastico e assicurarsi il più possibile
l’allineamento e la propedeuticità con le altre materie
curriculari (OMS, 2014).
Il progetto pilota EduForIST è stato sviluppato sulla base dei risultati della raccolta di buone pratiche
e dell’analisi della letteratura. Attraverso consultazioni online e l’utilizzo del metodo Delphi, sono
stati coinvolti parallelamente esperte ed esperti italiani nell’ambito dell’educazione e della salute sessuale, membri di organizzazioni non governative
che si occupano di informare ed educare sui temi
dell’HIV/AIDS, personale accademico con competenze mediche e socio-pedagogiche.
Le persone partecipanti alle consultazioni sono state invitate a rispondere ad una survey volta ad individuare la popolazione target, gli obiettivi generali
e specifici del progetto pilota. Una volta individuati
obiettivi generali e specifici, sono stati sviluppati i
contenuti e il pacchetto di strumenti didattici da
utilizzare per realizzare gli obiettivi del pilota. Il
progetto pilota si è rivolto a studenti e studentesse
della scuola secondaria di I grado, appartenenti a
20 scuole localizzate nelle 4 regioni target del territorio nazionale. L’attività pilota consiste in 5 interventi interattivi di 2 ore da condurre in ogni classe:
4 moduli teorici e pratici e 1 intervento dedicato
all’approfondimento di argomenti richiesti dagli
studenti. Ogni modulo è composto di 3 parti: un syllabus, un pacchetto di slide teoriche e un elenco di
strumenti di attivazione. I moduli affrontano le seguenti dimensioni: A) affrontare i cambiamenti
nell’adolescenza, B) riconoscere e gestire le emozioni, accrescere le capacità relazionali, C) l’identità e
la diversità sessuale, D) il consenso sessuale, la prevenzione delle IST e delle gravidanze indesiderate,
la contraccezione, i servizi di salute sessuale. La
valutazione viene effettuata con un approccio integrato ed è rivolta agli educatori ed educatrici (attraverso l’analisi SWOT e il diario di campo) e agli studenti e alle studentesse (test pre/post e questionari
di soddisfazione). Gli educatori/educatrici che hanno condotto gli interventi sono membri di associazioni del terzo settore operanti in Italia o nelle regioni identificate per l’intervento e sono stati
formati durante un workshop intensivo di 2 giorni.
Metodologia
• 3.4
Approccio multidisciplinare
e multisettoriale
Esperti ed esperte dell’ambito della sessualità dovrebbero essere coinvolti/e nello sviluppare, selezionare ed
adattare i curricula di CSE. L’integrazione di competenze diverse, quali la prevenzione delle IST, la promozione
della salute, la pedagogia, l’educazione all’affettività, dovrebbero essere considerate nel disegno, sviluppo, implementazione di un progetto di CSE. Il gruppo interdisciplinare di esperte/i dovrebbe inoltre essere informato
sulle problematiche che riguardano il genere, i diritti
umani, la salute; i comportamenti a rischio che le persone giovani affrontano in base alle diverse età; i fattori
cognitivi ed ambientali che influenzano il comportamento e come indirizzare al meglio questi fattori attraverso
metodologie partecipative che tengano conto dei tre domini chiave dell’apprendimento (conoscenze, atteggiamenti e capacità); necessaria è anche la conoscenza di
precedenti progetti di CSE andati a buon fine e paragonabili per quanto riguarda i target di riferimento (UNESCO,
2018).
Contributo del progetto EduForIST
IL GRUPPO TECNICO EDUFORIST
Nel quadro del progetto EduForIST è stato costituito un gruppo multidisciplinare e intersettoriale di
esperti ed esperte nell’ambito dell’educazione alla
sessualità, affettività e prevenzione delle IST, identificati sulla base delle qualifiche ed esperienza
nell’ambito di lavoro, nonché garantendo una opportuna rappresentatività geografica, di genere e
delle diverse fasce di età.
Il gruppo tecnico EduForIST (GTE) ha avuto una
funzione consultiva e di supporto al progetto. In
particolare, il GTE ha contribuito con parere esperto all’interpretazione e alla valutazione dei risultati
ottenuti nel corso del progetto, all’identificazione
delle attività educative da pilotare e alla finalizzazione del protocollo di studio e del documento tecnico risultante. Infine, ha contribuito alle attività di
disseminazione dei risultati del progetto.
CAPITOLO 4
Obiettivi e contenuti
per grado di scuola
• 4.1
Scuola dell’infanzia (3-5 anni)
• 4.2
Scuola primaria (6-10 anni)
• 4.3
Scuola secondaria di I grado
(11-13 anni)
• 4.4
Scuola secondaria di II grado
primo biennio (14-15 anni)
• 4.5
Scuola secondaria di II grado
secondo triennio (16 anni e oltre)
Obiettivi e contenuti
Di seguito, sono riportate le indicazioni provenienti dal
documento OMS – Standard per l’educazione sessuale in
Europa (2010), adattate al contesto socio-culturale italiano dal comitato paritetico per la “Tutela del diritto
alla salute, allo studio e all’inclusione” regolato dal Protocollo di Intesa tra il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
L’educazione all’affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva dovrebbe svilupparsi in modo trasversale ed
essere integrata nel contesto delle diverse materie di insegnamento, verosimilmente con una figura referente,
evitando lezioni di tipo frontale che sono considerate
meno efficaci nella modifica dei comportamenti. L’educazione all’affettività, alla sessualità e alla salute riproduttiva dovrebbe iniziare precocemente per consentire
ad ogni bambina, bambino e adolescente di arrivare preparato alle diverse tappe di sviluppo. Il modello di insegnamento dovrebbe essere utilizzato in maniera flessibile, sia per quanto riguarda le indicazioni in base alla
fascia d’età, sia per le esigenze specifiche di singoli,
gruppi, individui con bisogni particolari e minoranze.
L’educazione sessuale non si limita alla trasmissione di
informazioni ma al favorire la maturazione della persona, accompagnandola verso la possibilità di compiere
scelte autonome, informate e consapevoli, anche attraverso la trasmissione di informazioni e lo sviluppo di
competenze ed atteggiamenti.
Con informazione si intende la trasmissione, in modo
equilibrato, completo ed adeguato all’età, di dati di fatto
inerenti l’affettività, la sessualità e la salute riproduttiva
come gli aspetti emotivi relazionali ed affettivi, lo sviluppo
del corpo umano, la riproduzione, gli aspetti positivi e negativi della sessualità, la prevenzione di gravidanze non
desiderate, le IST e l’abuso, includendo anche nozioni su
diritti sessuali e l’empowerment.
Le competenze sono le capacità acquisite per mettere in
atto dei comportamenti inerenti determinati argomenti,
ovvero ciò che l’allievo/a deve essere in grado di fare una
volta terminato l’apprendimento: in questo caso si tratta
del saper comunicare, negoziare, esprimere i propri sentimenti, gestire situazioni indesiderate ed anche, in caso di
rapporto sessuale, saper gestire la contraccezione, la prevenzione delle IST e chiedere aiuto in caso di necessità.
Gli atteggiamenti, ovvero i valori e le opinioni interiorizzate in relazione ai vari argomenti, sono alla base dei
comportamenti ed è importante che bambini/e ed adolescenti ricevano da famiglie e personale educativo solide
basi per costruire il proprio patrimonio conoscitivo e
sviluppare un atteggiamento positivo rispetto alla sessualità.
• 4.1
Scuola dell’infanzia (3-5 anni)
“La scuola dell’infanzia, statale e paritaria si rivolge a
tutti i bambini e bambine dai tre ai sei anni di età ed è la
risposta al loro diritto all’educazione e alla cura, in coerenza con i principi di pluralismo culturale ed istituzionale presenti nella Costituzione della Repubblica, nella
Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e
nei documenti dell’Unione Europea. Essa si pone la finalità di promuovere nei bambini lo sviluppo dell’identità
(costruzione del sé, autostima, fiducia nei propri mezzi),
dell’autonomia (rapporto sempre più consapevole con
gli altri), della competenza (come elaborazione di conoscenze, abilità, atteggiamenti) e li avvia alla cittadinanza
(come attenzione alle dimensioni etiche e sociali)”.
Il campo di esperienza “Il sé e l’altro” delle Indicazioni
Nazionali viene sviluppato in questa fascia d’età ed affronta i temi dei diritti e dei doveri, del funzionamento
della vita sociale, della cittadinanza e delle istituzioni.
La scuola viene quindi intesa come punto d’incontro e di
dialogo, di approfondimento culturale e di reciproca formazione per affrontare insieme questi temi e proporre ai
bambini e alle bambine un modello di ascolto e di rispetto
con l’intento di rafforzare i presupposti di una convivenza
democratica.
Nell’ambito della sfera affettiva e sessuale, i bambini e le
bambine dai tre ai sei anni d’età acquisiscono consapevolezza di sé e del proprio corpo, sono curiosi, iniziano a
sviluppare la loro identità di genere, ad imparare le regole sociali, sperimentano pudore e mettono dei confini.
Iniziano a fare esperienza di attaccamento con altri
bambini e bambine e riconoscono le diversità delle relazioni sociali e familiari. Al termine della scuola d’infanzia l’alunno/a ha sviluppato un rapporto positivo con il
proprio corpo e ne comprende il potenziale comunicativo ed espressivo, adotta pratiche corrette di cura di sé ed
igiene, ha sviluppato l’identità di genere, è sufficientemente consapevole delle proprie possibilità e limiti; percepisce, esprime e comunica i propri bisogni, desideri,
emozioni; conosce i primi elementi del ciclo della vita
umana; è in grado di comportarsi in modo appropriato in
contesti sia pubblici che privati, raggiungendo una prima consapevolezza dei propri diritti e doveri e delle regole del vivere insieme.
• 4.2
Scuola primaria (6-10 anni)
La scuola primaria mira ad insegnare l’integrazione affettiva della personalità, gli apprendimenti di base e consente lo sviluppo delle dimensioni cognitive, emotive,
affettive, sociali, corporee, etiche e religiose, incluse le
informazioni su riproduzione e sessualità previste negli
obiettivi di apprendimento di scienze.
Al termine dell’attività di formazione nella scuola prima-
Metodologia
ria l’alunno/a ha raggiunto consapevolezza del suo corpo
e le sue funzioni, ha acquisito prime informazioni sui
cambiamenti puberali, ha sviluppato autostima, assertività, empatia, accettazione della diversità ed equità di
genere. Ha maturato la capacità di gestire le emozioni ed
i sentimenti, sa esprimere stati d’animo, bisogni e desideri e sa a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Inizia a sviluppare una conoscenza critica dei mezzi di comunicazione e la capacità di mettere in atto comportamenti
autoprotettivi.
Scuola secondaria di I grado
(11-13 anni)
Nel corso di questi anni di formazione si realizza l’accesso alle discipline come punti di vista sulla realtà e come
modalità di conoscenza, interpretazione e rappresentazione del mondo; le competenze sviluppate in ogni disciplina portano a maturare una piena realizzazione personale e alla partecipazione attiva alla vita sociale basandosi
sui valori della convivenza civile e del bene comune. L’educazione all’affettività e alla sessualità deve far maturare negli allievi e nelle allieve un approccio etico e responsabile, attento alla condizione umana nella sua
interezza e complessità.
Le finalità formative al termine di questo ciclo di educazione comprendono l’acquisizione di corrette informazioni su sessualità, fertilità, riproduzione e sviluppo puberale, lo sviluppo delle capacità di saperne riconoscere
i segnali per accettarli e viverli serenamente come
espressione della propria salute e del processo di maturazione di ogni persona; lo sviluppo di un’immagine positiva di sé e del proprio corpo; l’accrescimento delle
abilità di prendersi cura della propria igiene e del proprio benessere psico-fisico; di saper esprimere, riconoscere e gestire emozioni e sentimenti nel rispetto di sé e
degli altri; di saper distinguere le relazioni affettive, di
aspirare a viverle in modo rispettoso e gratificante; di
saper essere assertivo/a e compiere scelte consapevoli;
di prevedere conseguenze di decisioni e comportamenti
personali, maturando un senso di responsabilità sul proprio potenziale generativo, gravidanze indesiderate e la
varie forme di abuso; in caso di bisogno di aiuto o sostegno, di saper riconoscere figure educative/adulti di cui
ha stima e fiducia o servizi e strutture sanitarie a cui rivolgersi; di conoscere e rispettare le differenze sessuali,
riconoscere pari dignità tra i sessi, denunciando ogni
forma di discriminazione e violenza; di maturare consapevolezza delle attitudini personali, aderire a valori condivisi; di essere consapevoli delle potenzialità e dei rischi dell’influenza tra gruppi di pari; di saper gestire in
modo informato e responsabile i nuovi mezzi di informazione conoscendone gli effetti sociali, culturali e le conseguenze relazionali e psicologiche.
Contributo del progetto EduForIST
IL PROGETTO PILOTA EDUFORIST
Nell’ambito del progetto EduForIST, è stato sviluppato un percorso educativo pilota destinato agli studenti e alle studentesse delle terze classi delle scuole secondarie di primo grado, dal titolo “Sessualità
e relazioni affettive: rispetto, consenso, cura di sé e
prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse”. L’obiettivo generaledel progetto pilota è quello
? ostruire e promuovere conoscenze scientificamente accurate, appropriate all’età e allo sviluppo
degli studenti, rispettose della diversità di genere,
culturalmente rilevanti e trasformative, sugli
aspetti fisici, cognitivi, emotivi e sociali della sessualità, utili a sviluppare atteggiamenti e comportamenti per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse e la cura della propria salute
sessuale. Il progetto si propone, all’interno di uno
spazio educativo non giudicante nel quale i ragazzi
e le ragazze possano riconoscersi e condividere liberamente i propri vissuti ed emozioni, di sviluppare
le finalità formative e la trattazione di contenuti articolati come di seguito riportato:
—4
Metodologia
Percorso educativo pilota
Sessualità e relazioni affettive: rispetto,
consenso, cura di sé e prevenzione delle infezioni
sessualmente trasmesse
OBIETTIVI
CONTENUTI
Acquisire corrette informazioni sulla sessualità,
la fertilità, la riproduzione e lo sviluppo puberale,
saperne riconoscere i segnali per accettarli e viverli
serenamente come espressione della propria salute
e del processo di maturazione di ogni persona.
• Cambiamenti fisici, emotivi,
sociali e cognitivi della pubertà.
• Sessualità e le sue funzioni: riproduttiva,
relazionale e ludica.
• Diritti sessuali.
Acquisire gli strumenti utili ad esprimere,
riconoscere e gestire emozioni e sentimenti;
sviluppare l’assertività, per compiere scelte
consapevoli nel rispetto di sé e delle altre persone,
all’interno delle diverse relazioni affettive.
• Emozioni e sentimenti
(amicizia, attrazione, amore).
• Tipologie di relazione.
• Consenso e rispetto di sé, delle altre
persone e delle diversità.
Conoscere le principali differenze sessuali,
sviluppare e favorire il riconoscimento della pari
dignità tra i generi e il rispetto di ogni persona,
indipendentemente dall’orientamento sessuale
e l’identità di genere, contrastando ogni forma
di discriminazione e violenza.
• Differenze tra sesso biologico,
identità di genere ed orientamento sessuale e
affettivo.
• Norme, stereotipi e ruoli di genere.
Avviare una riflessione e confronto con gli esperti
sulle conseguenze di scelte e di comportamenti
personali, favorendo il senso di responsabilità
riguardante: il proprio potenziale generativo,
la prevenzione delle infezioni sessualmente
trasmesse, delle gravidanze indesiderate e delle
diverse forme di abuso e violazione dei diritti
all’interno delle relazioni interpersonali.
Saper chiedere aiuto ad adulti di fiducia; conoscere
e saper chiedere aiuto e sostegno a strutture
e servizi sanitari.
• Conseguenze dei rapporti sessuali non protetti.
• Diversi tipi di contraccettivi e loro utilizzo.
• Infezioni sessualmente trasmesse
(quali sono, come si trasmettono, come
proteggersi).
• Stigma e discriminazione verso le persone
che vivono con una IST(in particolare HIV/AIDS).
• Gravidanze indesiderate e IVG
• Centri d’ascolto per adolescenti e preadolescenti.
• Consultori e servizi sanitari per la consulenza
sessuale-psicologica, prevenzione delle IST, IVG.
Metodologia
• 4.4
Primo biennio scuola secondaria
di II grado (14-15 anni)
In questa fase delle loro vite gli/le adolescenti riflettono
sulle proprie caratteristiche personali e sul proprio valore
e fanno considerazioni sul posto che occupano nel mondo. La formazione dell’identità è strettamente collegata
con l’immagine di sé. Durante l’adolescenza maturano le
capacità intellettuali e si sviluppa il senso morale. I ragazzi e le ragazze iniziano a sperimentare il distacco dalla famiglia ma è ancora fondamentale la collaborazione
tra la famiglia e la scuola. I principali obiettivi formativi
per questo periodo di formazione includono l’approfondimento delle conoscenze di base su sessualità, sviluppo,
riproduzione, fertilità e sui comportamenti rivolti al benessere psicofisico; lo sviluppo della consapevolezza dei
cambiamenti fisici, sociali e psicologici dell’adolescenza,
di senso critico verso i messaggi e le pressioni provenienti dall’esterno, di un’immagine positiva di sé; l’acquisizione di capacità di saper compiere scelte relazionali
e sessuali consapevoli e responsabili, di saper riconoscere situazioni di rischio e gli strumenti per gestirle, di saper chiedere aiuto ad adulti di fiducia o servizi del territorio; l’accrescimento della consapevolezza dei rischi
connessi alla sessualità nei media e nella rete ed essere
in grado di proteggersi; lo sviluppo della potenzialità di
definire i propri confini e rispettare quelli degli altri, consolidare i principi di equità di genere, autodeterminazione e accettazione delle differenze.
• 4.5
Secondo triennio scuola
secondaria di II grado
(16 anni e oltre)
Nel corso di questo periodo formativo la scuola fornisce
gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita della realtà in modo da sviluppare un
atteggiamento critico, razionale, progettuale e creativo
nell’affrontare i problemi e acquisire conoscenze, abilità
e competenze coerenti con le capacità e le scelte personali e adeguate al proseguimento degli studi di ordine
superiore, all’inserimento nella vita sociale e nel mondo
del lavoro. Tutti gli aspetti della personalità, rinnovandosi, si completano, emerge la tensione tra la maturazione
puberale e lo sviluppo cognitivo e l’adolescente ricerca
in modo più approfondito la propria identità.
I continui cambiamenti tipici dell’adolescenza e i possibili impulsi sessuali correlati, possono essere difficili da
integrare e gestire per una sfera psichica “in formazione”. Questi processi possono essere altresì complicati
dal confronto con l’inarrivabilità di modelli sessuali e
relazionali frequentemente proposti dai media e dalla disponibilità immediata di materiale erotico. In questa fase
è fondamentale che l’educazione alla sessualità, condotta da esperti/e formati/e, consenta di costruire un dialogo basato sulle esperienze e sulle competenze di ragazzi
e ragazze, confrontandosi e approfondendo consapevolezze e responsabilità relative a scelte e comportamenti,
per la ricerca di soluzioni a problemi e rinforzo della
competenza relazionale.
CAPITOLO 5
Implementazione
• 5.1
Il coinvolgimento degli stakeholders
Docenti e scuole
Famiglie
Personale educativo
Servizi sanitari territoriali
Studenti e studentesse
Implementazione
• 5.1
Il coinvolgimento
degli stakeholders
La salute sessuale e riproduttiva degli adolescenti è influenzata, come già anticipato, da diversi fattori sociali,
culturali, politici ed economici. Per queste ragioni, lavorare con i diversi stakeholders come familiari, insegnanti, policy-makers, servizi sanitari territoriali, e coinvolgerli nelle diverse fasi del progetto (creazione,
implementazione e valutazione), è essenziale per garantire la realizzazione della salute e dei diritti delle persone giovani (Svanemyr, 2015).
Secondo l’OMS (2014), durante la fase iniziale di costruzione del quadro di riferimento del curriculum, individuare stakeholders da coinvolgere nel processo è molto
importante al fine di creare alleanze e/o prevedere resistenze.
In diverse parti del mondo, e anche in Italia, i programmi di ES vengono spesso osteggiati a causa di incomprensioni riguardo la natura, gli obiettivi, e gli effetti
dell’ES (UNESCO, 2018). Per queste ragioni, stakeholders appartenenti a diversi settori dovrebbero essere
coinvolti, in modalità e in momenti diversi, nel processo:
dal livello nazionale e regionale, a quello scolastico e comunitario.
Contributo del progetto EduForIST
IL COINVOLGIMENTO DEI MINISTERI
E DELLE ORGANIZZAZIONI HIV/AIDS
COMMUNITY-BASED
Coerentemente con gli obiettivi e i documenti riportati nel Protocollo d’Intesa “Per la tutela del diritto
alla salute, allo studio e all’inclusione” siglato dal
Ministero della Salute e dal Ministero dell’Istruzione il 20 febbraio 2019 e rinnovato il 23 febbraio
2022, la Direzione Generale della prevenzione del
Ministero della Salute ha finanziato il progetto EduForIST, coordinato dall’Università di Pisa. Il progetto ha previsto fin dal principio il coinvolgimento
nella formazione del gruppo di ricerca di rappresentanti di enti istituzionali, accademici e organizzazioni community-based (appartenenti alla sezione
M del CTS del Ministero della Salute). Al fine di ricevere supporto tecnico e istituzionale, sono state
inoltre coinvolte nelle attività di ricerca e divulgazione dei risultati persone referenti appartenenti al