
(AGENPARL) – lun 16 ottobre 2023 Rieti 16 Ottobre 2023
*L’occupazione nel reatino nei primi sei mesi del 2023. Paolucci (Uil):
“Cresce il lavoro precario. Diminuisce quello stabile e sicuro”*
Poco più di seimila attivazioni di rapporti di lavoro nei primi sei mesi
del 2023, un numero in contrazione rispetto allo stesso periodo del 2022
quando si erano registrati 6.240 nuovi contratti firmati. Sul fronte
opposto le cessazioni contrattuali sono state 5.662, un valore inferiore a
quello del primo semestre dello scorso anno, quando erano state superate le
seimila unità. A conti fatti il saldo tra attivazioni e cessazioni durante
il primo semestre di quest’anno è pari a 358 unità. Su base regionale,
invece, sono state 492mila le attivazioni contrattuali mentre circa 412mila
sono state le cessazioni, con un saldo positivo di 80mila contratti. A
scattare la fotografia è il dossier della Uil del Lazio e dell’Eures
“Occupazione e qualità del lavoro nella regione” elaborato su dati Inps e
relativo ai lavoratori del settore privato escluso quello agricolo.
“Sebbene il saldo tra contratti attivati e cessati sia positivo – spiega
Alberto Paolucci, Segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina
Romana – da una approfondita lettura troviamo conferma che la tendenza alla
precarizzazione del lavoro prosegue senza sosta. E così il crescente
ricorso a forme contrattuali atipiche finisce per mortificare e umiliare le
aspettative delle lavoratrici e lavoratori”.
A conferma di quanto sostiene il segretario Paolucci ci sono i numeri: dei
6.020 nuovi rapporti di lavoro attivati in questo primo semestre, soltanto
938 sono stati quelli a tempo indeterminato, 2.429 invece quelli a termine
e 317 i contratti di lavoro di apprendistato. A seguire: 108 i contratti
stagionali attivati, 2.090 quelli in somministrazione e 138 gli
intermittenti.
Considerando però più nello specifico il saldo tra contratti attivati e
cessati tra i due semestri oggetto del dossier, il bilancio indica un saldo
negativo di 147 unità per i contratti a tempo indeterminato; segno meno
anche per gli stagionali (4) e i somministrati (346), laddove crescono i
contratti a termine (706), quelli di apprendistato (104) e gli
intermittenti (45).
“Questa dinamica perversa – conclude Paolucci – oltre a impoverire i
lavoratori, alle prese con una inflazione che svuota tasche e portafogli
delle persone, ha effetti pressoché nulli sulla produttività delle imprese.
Per risolvere il problema dei contratti precari si potrebbe seguire il
modello spagnolo e limitarne l’abuso. Lo sostiene da tempo il nostro
segretario Bombardieri: bisogna fare una scelta di fondo, ovvero il lavoro
precario deve costare di più di quello a tempo indeterminato”.