
(AGENPARL) – sab 07 ottobre 2023 Violenza di Genere e pari opportunità negate. Piaghe che toccano l’intera
società italiana, trentino incluso, oggetto del dibattito che si è tenuto
stamattina a Rovereto nell’ambito di un convegno organizzato dal M5S a
sostegno della candidatura di Alex Marini alla presidenza della Provincia
di Trento e che ha visto la partecipazione di numerose personalità di
livello nazionale.
Il candidato presidente del M5S, Alex Marini ha introdotto l’evento
sottolineando come esso sia:«Frutto della collaborazione istituzionale che
caratterizza la comunità politica del M5S, su ogni tema a partire da quelli
più importanti come la violenza di genere e l’affermazione delle pari
opportunità tra uomini e donne. Il M5S opera a tutti i livelli,
provinciale, nazionale ed europeo per risolvere i problemi in maniera
approfondita e concreta. Non è un caso se vicende terribili come quelle
avvenute a Rovereto sono state affrontate in Parlamento proprio grazie al
M5S, o altre questioni che riguardano il Trentino siano finite sul tavolo
della Commissione europea. Un esempio di questo approccio è il fatto che
nel nostro programma ci sia la promozione dell’educazione affettiva ed
emozionale, che è la chiave per prevenire la violenza di genere e le
discriminazioni, spezzando la catena culturale che forma l’humus sul quale
le idee di odio e risentimento attecchiscono fino a portare ad atti
irreparabili come quelli avvenuti a Rovereto negli scorsi mesi. Chi ha
governato in Trentino non si è però dimostrato sensibile su questi temi ed
anzi ha affossato splendide esperienze di indagine e di promozione delle
figure femminili come quella promossa dall’Università di Trento e da Paola
Giudici. A lei e alle sue colleghe va dato pieno merito per non essersi
arrese e aver continuato a sostenere la causa femminile in Trentino
proponendo un libro meraviglioso dal titolo “Le Futurose” i cui proventi
sono stati devoluti proprio a favore dell’Università. Un’iniziativa che il
M5S sostiene in pieno e che purtroppo contrasta con l’atteggiamento di una
Provincia che ha tagliato i fondi all’Università, nel malcelato tentativo
di assoggettarla al controllo politico».
Ad aprire gli interventi dei relatori ospiti è stato l’ex presidente della
Camera Roberto Fico:«In questi anni abbiamo noi del M5S realizzato tante
cose per contrastare la violenza di genere. Penso all’approvazione di
Codice Rosso, alla ratifica della convenzione di Istanbul, e a vari
emendamenti a leggi esistenti in materia di lotta alla violenza sulle
donne. In generale, abbiamo cercato di far fare passi avanti al nostro
Paese rispetto a questi temi ma ci rendiamo conto che viviamo in un Paese
senza ombra di dubbio maschilista, dove è ancora radicata una cultura della
prevaricazione dell’uomo rispetto alla donna, basti vedere i dati dei
femminicidi ma anche quelli delle violenze psicologiche e delle differenze
di retribuzione di possibilità di carriera tra uomini e donne. Dobbiamo
cambiare questo modo patriarcale e machista di interpretare la realtà. Per
far questo dobbiamo partire dalle leggi ma anche dal linguaggio, dalle
parole e dal modo di rappresentare la donna in ogni ambito sociale,
valorizzando le donne per le loro capacità non in base al loro aspetto
fisico».
La Senatrice Alessandra Maiorino si è concentrata sulle difficoltà della
lotta lotta alla violenza che è prima di tutto culturale e che trova ancora
molte resistenze di natura ideologica:«Il tema dell’uso del linguaggio è
importante ma è ormai trattato quasi come fosse una barzelletta, agendo in
maniera ideologica. Ad esempio, nella scorsa legislatura avevo chiesto che
il regolamento del Senato fosse modificato per contenere anche termini
femminili. Non cose strane ma semplicemente definizioni appartenenti alla
lingua italiana, come “la senatrice”. Ebbene, è stato chiesto il voto
segreto, perché a quanto pare chiedere di applicare la grammatica italiana
sarebbe una questione eticamente sensibile, e le modifiche sono state
bocciate. Il linguaggio è specchio e conseguenza della realtà. Se
cancelliamo le donne dal nostro linguaggio le sminuiamo anche nella vita di
tutti i giorni. Questo vale anche per le polemiche che si fanno contro il
termine “femminicidio”. Si chiama così perché è uno specifico tipo di
omicidio, quello dove la vittima voleva uscire da una relazione, non voleva
entrarci o voleva autodeterminarsi rispetto a un uomo che cercava di
prevaricarla. Purtroppo c’è molta ideologia, e non solo a destra. Guardiamo
ad esempio alle battaglie che abbiamo fatto per promuovere i centri per gli
uomini maltrattanti, che servono a educare gli uomini violenti ad essere
più rispettosi verso le donne e a trovare modi corretti e rispettosi per
interagire con loro. Si tratta di percorsi previsti dalla Convenzione di
Istanbul, eppure in Parlamento abbiamo dovuto faticare enormemente per
riuscire a stanziare anche solo un milione di euro a loro favore. Sono
battaglie che portiamo avanti orgogliosamente nonostante le difficoltà.
Nella carta dei principi e dei valori del M5S si afferma il diritto ad
amare ed essere amati per ciò che si è nel rispetto del proprio
orientamento e della propria identità sessuale, penso che non ci sia un
modo migliore per definire l’umanità. Siamo umani, e non macchine
biologiche, perché proviamo sentimenti nel rispetto delle nostre diversità.
Il M5S continuerà a lottare per affermare questi principi di civiltà».
La Deputata Stefania Ascari prima promotrice di codice rosso ha invece
spiegato quali danni possa causare la mancata preparazione di chi opera
nell’ambito della violenza di genere:«Codice Rosso non è una legge perfetta
ma è servita a riempire vuoti normativi, come ad esempio le norme
introdotte sul revenge porn o sull’omicidio di identità. Abbiamo anche
stabilito che i minori sono vittime, non solo se subiscono ma anche se
assistono ad atti di violenza. Ma ogni legge richiede anche formazione.
Quando i membri delle forze dell’ordine ascoltano una vittima di violenza
devono essere preparati a capire cosa hanno di fronte e a saper leggere
anche i silenzi, perché altrimenti le conseguenze sono irreparabili. Non
parlo a caso. Ho avuto modo di seguire il caso della signora Fontana, che
ha subito violenze e abusi di ogni tipo. Ha trovato la forza di denunciare
il suo aguzzino, che non ha accettato questa decisione e per tutta risposta
l’ha quasi decapitata. Lei si è salvata per miracolo. Gli vennero inflitti
solo 3 anni perché all’epoca dei fatti Codice Rosso non era ancora in
vigore. Dopo che è uscito, quest’uomo ha fatto esattamente quello che
faceva prima. Stalking e minacce, con una misura cautelare che prevedeva la
sola distanza di 200 metri dalla vittima. La signora Fontana, che si era
comportata come lo Stato le chiedeva di comportarsi, ha chiesto aiuto a
Procura e forze dell’ordine. Le è stato risposto di smettere di denunciare.
Un giorno la signora Fontana ha trovato quest’uomo che l’aspettava fuori
casa. La signora Fontana è stata uccisa da quell’uomo. Ha lasciato 3 figli
piccolissimi, in una situazione economica disperata e per non averle dato
ascolto, nessuno ha pagato. È gravissimo e prova che nessuno che operi
nell’ambito della violenza di genere può permettersi di essere impreparato.
Le leggi sono sempre perfettibili, ma quando si tratta di violenza di
genere ci troviamo di fronte ad un problema che ha radici culturali. Noi
viviamo in una società che ha ancora forti riferimenti maschilisti e
patriarcali. L’unica maniera per cambiare le cose e prevenire la violenza
sono l’educazione affettiva e sessuale e fornire un alfabeto gentile delle
emozioni a partire dalla scuola. C’è purtroppo chi non capisce o non vuole
capire questi concetti. Solo ieri alla Camera, un ex sottosegretario alla
cultura ha urlato agli esponenti del M5S di vergognarsi per aver proposto
una mozione che chiedeva di introdurre l’educazione affettiva e sessuale,
scambiandole per la teoria gender. Questa è vera ignoranza e noi la
dobbiamo contrastare con l’empatia, con l’informazione e con la
preparazione. Noi continueremo a fare la nostra parte per dare fiducia
alle vittime perché purtroppo oggi, in 9 casi su 10 le donne non
denunciano, temendo di non venire credute o di venire colpevolizzate».
Infine l’europarlamentare Sabrina Pignedoli ha sottolineato i numerosi tipi
di violenza ai quali sono sottoposte le donne e come nonostante tutto
l’Italia sia avanti rispetto all’Europa nella loro prevenzione:«Una delle
prime volte che sono venuta in Trentino dopo la mia elezione sono venuta a
incontrare il prefetto di Trento. Abbiamo parlato di criminalità
organizzata e di quello che succedeva sul territorio. Lui mi disse che la
Provincia aveva un problema abbastanza esteso di violenze domestiche e che
non era facile contrastarle. È difficile denunciare, perché siamo di fronte
a violenza non solo fisica, ma anche psicologica, che è più difficile da
dimostrare e che è come una goccia che poco a poco ti porta a non avere più
rispetto per te stessa e ad annullarti per un’altra persona. Questa è
violenza ma come si fa a denunciarla? Non si può. Poi c’è la violenza
economica. Le donne che fanno un figlio spesso stanno a casa, o ricorrono
al part-time, senza parlare delle differenze salariali, che ci sono in
Italia come in Europa. Provate a immaginare come possa far fronte anche a
questo problema una donna che decida di sottrarsi ad una situazione di
violenza di genere. Infine c’è la violenza giuridica, di cui si parla poco
ma che è riconosciuta anche a livello europeo. Sono gli atti di violenza di
chi utilizza lo strumento delle cause per mettere in difficoltà le donne
che si separano, mettendole di fronte a costi e stress difficili da
sostenere. Di fatto con Codice Rosso l’Italia è più avanti dell’Europa sul
tema della violenza di genere. Ad esempio ci sono Stati che non hanno
sottoscritto la convenzione di Istanbul, ce l’ha l’Unione Europea ma non
tutti gli Stati l’hanno ratificata. Per questo l’Europa ha emanato una
direttiva, nella quale si dice, tra le altre cose, che le mutilazioni
genitali, che in Europa riguardano circa 600 mila donne, sono violenza di
genere. Per una volta l’Italia è avanti e anche per questo affermazioni
come quella che ci si dovrebbe vergognare per promuovere l’educazione
sessuale e l’educazione affettiva è a tutti gli effetti medioevale e come
tale va classificata».
——————————
Alex Marini (M5S)
Consigliere della Provincia autonoma di Trento
http://www.alexmarini.com
https://www.facebook.com/alexmariniM5S
https://t.me/alexmariniM5S
————————–