
(AGENPARL) – gio 10 agosto 2023 La secca del Po del 2022 è stata la peggiore mai registrata
Il periodo di magra idrologica del fiume è stato il peggiore degli ultimi due secoli. Una
ricerca guidata da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università Ca’ Foscari
Venezia mostra che l’evento è parte di una tendenza di lungo termine legata al
cambiamento climatico
Nel 2022, il Fiume Po ha vissuto il peggior periodo di magra idrologica mai registrato.
A rivelarlo sono gli esiti di una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances e
guidata da studiosi dell’Università di Bologna e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, con
la partecipazione di ricercatori della Columbia University (USA), Singapore University
of Technology and Design e Alfred Wegener Institute (Germania). Prendendo in
considerazione la serie storica di dati sulla portata fluviale del Po a partire dal 1807, lo
studio ha mostrato che quella del 2022 è stata la secca più gravosa di sempre, con
una portata inferiore del 30% rispetto al secondo peggior periodo di magra registrato.
“Il nostro studio dimostra che l’entità della magra idrologica del 2022 non ha
precedenti negli ultimi due secoli e che questo evento fa parte di una tendenza a
lungo termine, caratterizzata da un aumento della frequenza e dell’intensità dei
periodi di siccità”, spiega Alberto Montanari, professore al Dipartimento di Ingegneria
Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’Università di Bologna e primo autore
dello studio. “I fattori chiave per spiegare questo fenomeno sono i cambiamenti nella
stagionalità dei flussi fluviali, probabilmente causati da minori quantità di
precipitazioni nevose, da un più precoce scioglimento delle nevi, da un aumento
dell’evaporazione e dall’incremento dei prelievi d’acqua durante l’estate”.
Nei primi sette mesi del 2022 l’Italia settentrionale ha subito una straordinaria
scarsità di precipitazioni che ha portato a un prolungato periodo di siccità. Di
conseguenza, la portata del Fiume Po si è ridotta fino a raggiungere livelli critici: è
stata ridotta la disponibilità di acqua per l’irrigazione e sono stati registrati livelli
record di risalita dell’acqua del mare nel corso del fiume.
I modelli climatici mostrano che fenomeni di siccità prolungata causati dalla mancanza
di precipitazioni diventeranno sempre più frequenti e severi. Evidenze del ruolo diretto
del cambiamento climatico in questo contesto sono però ancora limitate a singoli
eventi metereologici o a tendenze meteorologiche a livello subregionale. Guardando al
grande periodo di secca del Po registrato lo scorso anno, gli studiosi si sono quindi
chiesti se il fenomeno faccia parte di una tendenza a lungo termine legata a periodi di
siccità sempre più frequenti e severi nel Nord Italia.
Per rispondere a questa domanda, i ricercatori hanno analizzato la più ampia raccolta
di dati sulla portata fluviale del Po: una serie storica mensile che dal 1807 registra i
livelli del fiume all’altezza di Pontelagoscuro, non lontano da Ferrara. I risultati
mostrano non solo che la magra idrologica del 2022 è stata di gran lunga la più
severa mai registrata, ma anche che questo evento è parte di una tendenza di lungo
termine legata al cambiamento climatico.
“L’aumento tendenziale delle temperature ha certamente contribuito a modificare il
regime del Po: se fa caldo, in inverno piove anziché nevicare, e la poca neve si
scioglie prima, così aumentano le portate del fiume in inverno e diminuiscono in
estate, quando le alte temperature favoriscono anche una forte evaporazione”, dice
Davide Zanchettin, professore al Dipartimento di Scienze Ambientali, Informatica e
Statistica dell’Università Ca’ Foscari Venezia, tra gli autori dello studio.
C’è poi un altro elemento critico individuato dagli studiosi: l’irrigazione. Il forte
aumento delle aree coltivate avvenuto nel ‘900 ha portato a un massiccio prelievo di
acqua dal Po per usi agricoli. L’aumentare dell’intensità e della frequenza dei periodi di
siccità porta a una maggiore necessità di acqua per l’irrigazione, che a sua volta
contribuisce ad abbassare ulteriormente i livelli del fiume.
“Questi risultati mostrano che i periodi di magra idrologica sono causati da un
complesso intreccio di diversi fattori, tra cui la variabilità e il cambiamento climatico,
le scelte di utilizzo del suolo e la gestione delle acque”, commenta Alberto Montanari.
“Di fronte a questa complessità scrutare il futuro è difficile. Le proiezioni climatiche
indicano comunque un progressivo aumento della severità e della frequenza dei
periodi di siccità meteorologica nell’area mediterranea. Anche se potrebbero passare
anni, o perfino decenni, prima che una magra come quella del 2022 si ripresenti, è
tuttavia urgente premunirsi e ridefinire la gestione della risorsa acqua già adesso”,
aggiunge Davide Zanchettin.
Gli studiosi sottolineano quindi che è urgente cercare soluzioni di adattamento al
cambiamento climatico per mitigare i rischi ambientali e sociali del fenomeno, in modo
da poter garantire per il futuro la sostenibilità degli ecosistemi e delle risorse idriche.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Advances con il titolo “Why the 2022
Po River drought is the worst in the past two centuries”. Il gruppo di ricerca è
composto da Alberto Mantovani e Serena Ceola (Università di Bologna), Davide
Zanchettin e Angelo Rubino (Università Ca’ Foscari Venezia), Hung Nguyen (Columbia
University, USA), Sara Rubinetti (Alfred Wegener Institute, Germania) e Stefano
Galelli (Singapore University of Technology and Design).