
(AGENPARL) – mer 19 luglio 2023 Un anno storico per il calcio femminile, ma non per tutti il calcio è uno
sport “da donne”
Una ricerca commissionata da eBay mette in luce cosa pensano gli italiani del binomio “donne e
calcio” e delle attività tradizionalmente considerate “maschili”
Il 40% degli italiani mostra ancora forti resistenze verso il calcio femminile nonostante questo
sport stia acquisendo sempre più popolarità
Alla vigilia della Coppa del Mondo Femminile, in Australia e Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto,
cresce la popolarità del calcio femminile a livello internazionale e in Italia. Continuano, tuttavia, a
persistere forti resistenze verso il binomio “donne e calcio”: nonostante una donna su tre si dichiari
appassionata di calcio, questo sport viene ritenuto decisamente più “maschile” da quasi il 40% degli
italiani.
L’effetto dei pregiudizi ha un impatto più forte sulla fascia più giovane degli intervistati (18-35 anni): uno
su quattro cercherebbe di far cambiare idea a una bambina che mostra passione per il calcio, per paura
che possa subire qualche forma di discriminazione. Il 67,5% degli italiani ritiene, infine, che ci sia una
generale discriminazione nei confronti delle donne in ambito lavorativo: per due persone su tre le donne
sono penalizzate nelle opportunità di carriera e alcune professioni sono ancora oggi considerate più
maschili (come ingegnere o medico chirurgo).
Sono queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca «Le donne, il lavoro e lo sport» commissionata da
eBay1 all’istituto di ricerca Human Highway che mette in luce l’opinione degli italiani sul tema “donne e
calcio” e le attività tradizionalmente considerate “maschili”, tra vecchie discriminazioni e un nuovo
entusiasmo per un movimento in forte crescita.
Un’ulteriore occasione per eBay, già partner della Divisione Calcio Femminile FIGC, di promuovere
conoscenza e progetti volti a favorire l’inclusione e la parità di genere in ogni ambito.
Quello appena concluso è stato un anno storico per il calcio femminile italiano, in cui le giocatrici hanno
conquistato la scena grazie al passaggio al professionismo per la massima serie. I dati del Centro Studi
FIGC mostrano un forte incremento del numero delle calciatrici tesserate – nella stagione sportiva 202122 i nuovi tesseramenti nel calcio femminile giovanile hanno raggiunto il numero storico di 11.278, mentre
il numero complessivo di tesserate è aumentato del 94% tra il 2008 e il 2022 – e del seguito da parte del
pubblico – i follower dei 10 club di Serie A sui canali social sono più che raddoppiati rispetto al 2021, oltre
all’aumento degli ascolti televisivi e le presenze allo stadio.
La sintesi dalla ricerca «Le donne, il lavoro e lo sport»
Come accade nell’ambito lavorativo e nelle occupazioni della vita quotidiana, anche nello sport le donne
subiscono ancora i pregiudizi che le vedono meno adatte a determinate discipline o professioni.
Ricerca «Le donne, il lavoro e lo sport» eseguita online sul panel di ricerca di Human Highway (OpLine, http://www.OpLine.it); il campione è formato
da uomini e donne di almeno 18 anni di età, residenti su tutto il territorio nazionale ed è rappresentativo della popolazione italiana che si connette
alla Rete con regolarità almeno una volta alla settimana.
I rispondenti sono stati contattati via e-mail tra il 2 e il 6 Settembre 2022. Numero questionari validi: 995.
La maggior parte degli italiani ritiene che ci sia discriminazione nei confronti delle donne (67,5%). Per
due persone su tre, le donne sono penalizzate nelle opportunità di carriera, nello stipendio medio e nelle
condizioni lavorative e ci sono professioni che ancora oggi sono considerate più adatte a un uomo, ad
esempio ingegnere o medico chirurgo.
Nonostante una donna su tre si dichiari appassionata di calcio, questo sport viene ritenuto decisamente
più “maschile” da quasi il 40% degli italiani e uno su dieci ancora oggi si prenderebbe gioco di una donna
calciatrice. Opinioni espresse in maggioranza da uomini, che si dichiarano meno favorevoli perché
ritengono che il divario di gioco fra uomini e donne nel calcio sia enorme.
Tra questi, uno su tre ritiene che il calcio sia uno sport storicamente maschile; per uno su cinque il calcio
femminile è considerato lento e noioso, perché il fisico femminile è meno potente e uno su dieci pensa
che il campo da calcio sia troppo grande per le condizioni atletiche di una donna.
Una situazione ambivalente si registra tra le nuove generazioni: Il 23% dei rispondenti tra i 18-24 anni e
tra i 25-35 anni (vs l’11% delle fasce più mature) sosterrebbero la scelta di una bambina di giocare a
calcio, ma la dissuaderebbero per paura che venga schernita e isolata. Un quarto del campione pensa
che ci siano sport più adatti e cercherebbe di farle cambiare idea. Un 15,3% dichiara apertamente che il
calcio non è uno sport “da donne”. In generale, l’80% degli italiani vede con favore la passione di una
bambina per il calcio, ma la paura che possa subire qualche forma di discriminazione è un freno molto
forte.
Sorte non dissimile per una donna adulta che dichiari di praticare il calcio: se è vero che oltre l’80%
afferma di trovare naturale questa scelta, più del 10% dei rispondenti mostra resistenza e le suggerirebbe
di cambiare sport.
La novità del passaggio al professionismo per le calciatrici della massima serie del calcio femminile,
avvenuto a inizio luglio 2022, è stata accolta positivamente dall’83% del campione, ma c’è un 15% a cui
non interessa. E se la maggioranza (4 su 5) pensa che le calciatrici professioniste potranno avere poi un
futuro allenando altre squadre femminili (o maschili) di serie A, come dirigenti o come opinioniste TV, il
15% crede che sia meglio per loro cambiare sport.
Nove su dieci non vedono problemi nel ruolo delle dirigenti donne nel calcio maschile e 4 su 5 ne
vorrebbero di più. Il 60% dei rispondenti crede che le dirigenti donne debbano essere più brave degli
uomini per essere credibili e un 50% le ritiene effettivamente migliori. Per 1 rispondente su 4 le donne
dirigenti nel calcio hanno poca credibilità; per 1 su 5 sono una forzatura o possono andare bene in
campionati minori, ma non nella serie A maschile.