
(AGENPARL) – mer 07 giugno 2023 **Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano**
Comunicato del 07/06/2023, ore 13:16
Consiglio
Lavori Consiglio: Suicidio assistito, insegnamento nella madrelingua
**Mozioni di Partito Democratico – Liste civiche e Süd-Tiroler Freiheit. Alle 14.00 la presentazione delle risoluzioni del Parlamento dei giovani della Convenzione delle Alpi.**
<p>Con la mozione <a href="https://egjaabf.r.bh.d.sendibt3.com/tr/cl/YmPn7FMevQgNFfANQm4mILLvgAzQjTsaVHcnxcqM55jNSY8OY765DZ2iFBWMeKYy7RYmd4GaX6JCuuMYpO-KKZCKa_ehcfwODhH-f6k9fNFTALOqKT190ru9RRALM7Eaj-81RCE-qcVqTTZSzt6hWnMorXUkMX9NQvI-p18uafSxYuD7UTeNSmF-5464Eb8s32q4lMAowPq9G00e25UZ_fpusTOQofx5v4QTuTtprFkWW8NhoHID3gkSFhZ9k5MTS9g6nSpXW5-i1gQyoJvRvbZN3bqymVAK16_ypJwYpuLFvuS-Zzkjjq-zOzhYfuJOjXBwAxzwxIDsbC_5bIFoulk2x54dBQtT76AHpny5mSAutueZGl_BQndgX-Rh0eruKrGY_HmwFTGsdV2kL6d4tBH9iYsW">711/23</a>, <strong>Suicidio medicalmente assistito</strong>, <strong>Sandro Repetto</strong> (Partito Democratico – Liste civiche), premettendo che molte delle persone in aula avevano fatto l’esperienza di un congiunto che viveva grandi sofferenze a fine vita, e lodando l’attività del servizio Cure palliative dell’Azienda sanitaria di Bolzano, riferiva che i Giudici della Corte Costituzionale avevano individuato una circoscritta area in cui l’incriminazione per aiuto al suicidio ex art. 580 c.p. non era conforme a Costituzione, vale a dire quando una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli può già decidere di lasciarsi morire chiedendo l’interruzione dei trattamenti di sostegno vitale e la sottoposizione a sedazione profonda continua. La legge, invece, non consente al medico di mettere a disposizione del paziente trattamenti atti a determinarne la morte. Il paziente è così costretto, per congedarsi dalla vita, a subire un processo più lento e più carico di sofferenze per le persone che gli sono care. Inoltre, i giudici costituzionali hanno ritenuto che la verifica delle condizioni che rendono legittimo l’aiuto al suicidio e delle relative modalità di esecuzione debba restare affidata, in attesa dell’intervento legislativo, a strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale. La sentenza, dunque, individua determinate condizioni di accesso alla morte medicalmente assistita nonché un percorso di verifica, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, di queste condizioni e delle modalità per assumere un farmaco efficace ad assicurare la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile. Pertanto, nell’ambito delle competenze delle Regioni e di conseguenza della Provincia Autonoma di Bolzano, è necessario definire i ruoli, i tempi e le procedure delineate dalla Corte Costituzionale: le Regioni e la Provincia Autonoma di Bolzano hanno la competenza concorrente a tutelare la salute dei cittadini e dunque, sulla base dei livelli minimi individuati sul piano nazionale, possono intervenire, anche in una logica di “cedevolezza invertita”, a disciplinare procedure e tempi di applicazione dei diritti già individuati. Il Governo, ha ricordato il consigliere, aveva dato 60 giorni di tempo alle Regioni (scaduti il 10 gennaio 2022) affinché queste individuassero uno o più comitati etici con figure adeguate ai quali le strutture sanitarie possano rivolgersi per i percorsi di suicidio medicalmente assistito. Egli ha quindi <strong>chiesto di impegnare la Giunta </strong>a: A. dare seguito concreto alla lettera inviata dal Ministro della Salute Roberto Speranza in data 20 giugno 2022 a tutti i Presidenti di Regione in cui precisa che “le strutture del SSN sono chiamate a dare attuazione in tutti i suoi punti alla sentenza della Corte Costituzionale”. Lettera che chiarisce anche che “è da garantire che siano a carico del SSN le spese mediche necessarie per consentire al termine della procedura di verifica affidata alle strutture del SSN, il ricorso al suicidio medicalmente assistito ai soggetti che versano in situazioni caratterizzate da patologie irreversibili e sofferenze intollerabili.” B. potendo le Regioni e la Provincia Autonoma di Bolzano determinare l'inserimento nei LEA della prestazione lecita, provvedere in tal senso, in quanto secondo il Ministero della Salute, “è evidente che i costi del suicidio medicalmente assistito non possano ricadere sul paziente che seguendo l’iter indicato dalla Corte Costituzionale, si sia rivolto al SSN”; C. individuare quali strutture sanitarie siano da identificare per dare attuazione alla procedura; D. Attivarsi per il chiarimento delle procedure di selezione e individuazione della commissione etica che dovrà dare il parere e del quale dovrà fare necessariamente parte un medico palliativista che valuti se sia stato fatto tutto il possibile per alleviare la sofferenza. <strong>Repetto</strong> ha chiarito che la sofferenza è anche di parenti e medici, ma in primo luogo bisogna andare incontro alle esigenze della perdona che sta soffrendo, e che anche la chiesa sta cominciando ad affrontare questa problematica, <br>
<strong>Franz Ploner </strong>(Team K) ha evidenziato che si trattava di un tema difficile, legato al principio bioetico e al diritto all’autodeterminazione in fine vita. La corte aveva dato l’incarico al Parlamento di modificare l’articolo 580 del Codice penale. La mancata revisione di questo articolo esponeva i medici ad azioni penali, come era capitato al medico che si era occupato del caso Englaro; l'autodeterminazione del paziente doveva avere un valore superiore alle altre orme: era ora di intervenire. In quanto al dispositivi, in Alto Adige c’erano già dei modi per garantire la consulenza etica, fornita in tanti ospedali e case di riposo, anche e tutto era migliorabile. Egli ha quindi sostenuto la mozione.<br>
<strong>Sven Knoll (</strong>Süd-Tiroler Freiheit) ha rilevato che la disposizione citata non era servita a nulla durante la pandemia, e che chi studia medicina vuole salvare una vita – questo non significa non accompagnare un paziente. egli era favorevole allo stralcio del passaggio dalla legge che perseguiva le persone che assistevano il suicidio, ma andava evidenziata anche la pressione della società. la questione era etica e non politica. Ha quindi riferito il caso di una propria vicina malata di patologia irreversibile che, dopo aver organizzato una serata id congedo dagli amici e parenti, era andata in Isvizzera per sottoporsi al suicidio assistito. In quel momento stava ancora bene, e per la sua famiglia congedarsi da lei era stato molto difficile, così come per un medico era difficile adoperarsi perché un paziente morisse, Quindi egli era favorevole allo stralcio dell’aspetto penale, ma aveva difficoltà ad aderire alla proposta di creare un centro, anche a fronte della pressione della società, per esempio sui pazienti anziani. Ci voleva ampia discussione in merito.<br>
<strong>Brigitte Foppa </strong>(Gruppo verde), riferendo di esperienze personali e della formazione che stava seguendo in questo campo, ha sottolineato il diritto all’autodeterminazione, che attualmente non è garantito. Ha quindi fatto riferimento alla possibilità di decidere nel momento in cui non si è più in grado di alzarsi da un letto o di affrontare i dolori, e della possibilità di rendersi conto della volontà di una persona in una situazione in cui l’autodeterminazione del fine vita è l’unica cosa che le rimane. ha quindi appoggiato la mozione.<br>
Anche <strong>Marco Galateo</strong> (Fratelli d’Italia) ha fatto riferimento a un caso familiare, aggiungendo che l'argomento non è facile ma la politica deve discuterne. Rispettando chi la pensava in maniera diversa, egli avrebbe votato contro la mozione, ritenendo che inserire la tipologia in ordinamento avrebbe portato molte persone a fare questa scelta. Dall’estero arrivavano esempi spaventosi, per esempio di una sessantenne affetta da depressione che aveva deciso per il suicidio assistito, oppure di una giovane donna vittima di uno stupro che aveva visto in esso la fine delle proprie sofferenze: aprendo l’ordinamento a questa possibilità, si farebbe sentire qualcuno nella società non più degno di vivere, inducendo a questa scelta. Andava promossa la cultura della vita dal concepimento alla morte naturale.<br>
<strong>Magdalena Amhof </strong>(SVP) ha sottolineato che la questione di come "la mia vita debba finire quando sono malato terminale" è una questione profondamente etica. Esistono diversi modi per porre fine alla vita in queste situazioni, ma non esiste ancora una base giuridica per il suicidio assistito. Si può discutere a lungo del tema, ma essa è necessaria per garantire ai medici di procedere con delle garanzie. C'era un comitato etico che si occupava molto del tema, come Consiglio bisognava promuovere la sensibilizzazione e fare pressione per la modifica delle condizioni giuridiche.<br>
Il presidente della Provincia<strong> Arno Kompatscher</strong> ha annunciato che la mozione non sarebbe stata sostenuta, per motivazioni di natura giuridica. Il tema era discusso in molti Paesi e c’erano paesi che l’avevano regolato, altri nei quali pesava l’esperienza nazista Riteneva corretto che ci fossero regole, anche per evitare abusi, ma in Italia la legge mancava – una proposta era stata approvata solo da una delle due Camere, e la Provincia non aveva competenze. oltre alla salute era rilevante anche l’aspetto penale. Non appena disponibile una legge, la provincia era pronta ad agire, era già stata attivata un Comitato etico pronta ad agire, di cui faceva parte tra l’altro il dott. Bernardo, responsabile del reparto cure palliative. Valutando la questione, era importante assicurare garanzie per le persone interessate e per evitare abusi. La mozione come formulata però non poteva essere approvata. <strong>Sandro Repetto </strong>ha riferito che dei costituzionalisti gli avevano assicurato che era possibile approvare la mozione, in particolare relativamente al punto B, per il quale si doveva agire già prima della legge. <strong>Messa in votazione per parti separate, la mozione è stata respinta</strong> a maggioranza.</p>
<p><strong>Sven Knoll</strong> (Süd-Tiroler Freiheit) ha poi presentato la mozione <a href="https://egjaabf.r.bh.d.sendibt3.com/tr/cl/xSt0vnr480VtZwfMA19VxLW41nG6dBjPw5eEGxCeKNcFrc5mdkJXsABYM11_9z0V9VdLDNgB2hT_cxRxNqueliv4hpNMSqRuI-06OlwdQi39WLBaMFFHXKnQMn-06ZlNSt9R4ndnZfjPXcDVU370jsAWMPQCaCSpos7TcYEdP1DJ9K413JVs4Vb-07P76TDTKEc8VdpLatim2BFbLtg3BXXkforpe1CJpEqLZCl7Wx-4lO4n1sR274zMQicRRI43SvDzDDqIXO32j3BtubI8kXKIugxnynmhRWJAP70twHyizVidhMMEtPNYOXNOo4Y0oTgtZQCrCg48ewaLBmPHm_la5lFdPXUEe6DlCnuj964Sl3y3452Y20Ci5fVv0TR3iJoO4qLAyhgfmcGMJnWpvx7L2KiQ">712/23</a>, <strong>Insegnamento nella madrelingua </strong>(EMENDATA), con la quale, evidenziando che l’insegnamento nella madrelingua è uno dei principali pilastri dell’autonomia della provincia di Bolzano, e che i bambini di madrelingua tedesca hanno il diritto di frequentare le scuole in lingua tedesca, incluse quelle dell’infanzia, riferiva che, soprattutto nei centri urbani, questo diritto si sta gradualmente sgretolando e divenendo di fatto inapplicabile: in molte scuole tedesche vengono spesso iscritti bambini che non parlano una parola di tedesco, di famiglie italiane o straniere. Riferiva quindi che a Bolzano il 55% dei bambini è iscritto per il prossimo anno scolastico alla prima classe di una scuola elementare tedesca, ma nel capoluogo la popolazione di lingua tedesca arriva a malapena al 25%! Pertanto, gli alunni di lingua tedesca inseriti in classi nelle quali sono in minoranza sono svantaggiati sotto molti punti di vista: nelle materie insegnate in tedesco, il livello linguistico è adattato a quegli alunni che non conoscono abbastanza bene questa lingua e ciò fa sì che i loro compagni di madrelingua tedesca non siano sufficientemente stimolati; faticano invece a seguire le lezioni di italiano, perché gli insegnanti di questa materia tendono ad adeguare il livello alle conoscenze linguistiche della maggioranza degli alunni, che di norma sono migliori in italiano rispetto al tedesco. Inoltre le classi rimangono indietro con il programma. Infatti, se una gran parte dei bambini non comprende la lingua d’insegnamento, è inevitabile che l’attività didattica ne risenta e ciò va a scapito di tutta la classe. Da anni, inoltre, esiste un’ingiusta disparità di trattamento tra la scuola tedesca e quella italiana: già nel 2009 il funzionario provinciale Georg Tschager aveva evidenziato in uno studio che in una scuola italiana si spendevano 711 euro per ogni alunno, mentre in una scuola tedesca la spesa per alunno ammontava a soli 430 euro. La scuola italiana in provincia di Bolzano percepiva quindi quasi il doppio dei fondi per adempiere allo stesso mandato educativo: questa disparità di trattamento sussiste tuttora, come confermato anche dalle risposte della Giunta provinciale alle interrogazioni. Ricordando anche lo scalpore suscitato dal grido di aiuto di due insegnanti che, in forma anonima, si erano rivolti al pubblico per richiamare l'attenzione sulla crescente violenza e sull’insorgere di situazioni critiche in alcune scuole, evidenziando che soprattutto gli alunni stranieri creano spesso gravi problemi e ritenendo preoccupante il numero crescente di giovani e alunni con problemi psichici che necessitano di particolare assistenza e sostegno, per i quali non vengono messe a disposizione sufficienti risorse finanziarie e di persona, <strong>il consigliere chiedeva di (VERSIONE EMENDATA)</strong> invitare il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano a deliberare quanto segue: (1) si incarica la Giunta provinciale di garantire, in applicazione della norma di attuazione n. 301/1988, l’accertamento delle competenze linguistiche degli alunni prima dell’iscrizione a scuola. Qualora i requisiti linguistici non vengano soddisfatti, la domanda di iscrizione alla scuola di quel gruppo linguistico verrà respinta e l’iscrizione a una scuola dell’altro gruppo linguistico sarà possibile anche oltre il termine di legge; (2) agli alunni che non soddisfano i requisiti linguistici per l’iscrizione a una scuola del gruppo linguistico prescelto o che non hanno sufficienti competenze linguistiche in una delle lingue della provincia, verrà offerto un corso intensivo di lingua della durata di un anno, al termine del quale si valuterà nuovamente se i requisiti linguistici per l’iscrizione a una scuola del gruppo linguistico prescelto sono soddisfatti; (3) i fondi andranno distribuiti equamente fra la scuola tedesca, italiana e ladina in base al numero di alunni; (4) si incarica la Giunta provinciale di analizzare attentamente i problemi segnalati dai due insegnanti e di adottare misure mirate volte a prevenire l'insorgere di situazioni critiche in alcune scuole; (5) a tutela degli alunni e del corpo insegnante, si valuti la possibilità di allontanare temporaneamente o definitivamente dalla scuola gli alunni violenti. Si adottino inoltre provvedimenti volti a far rispettare il dovere dei genitori di educare i propri figli, riducendo o revocando a lungo termine i contributi pubblici in caso di aggressioni violente e danni alla proprietà. <strong>Knoll </strong>ha evidenziato che in molte scuole di lingua tedesca della città non si parla più tedesco, il che spinge le famiglie a iscrivere i figli nelle aree rurali limitrofe, e ha ritenuto incomprensibile che alunni autori di atti violenti potessero ancora frequentare le lezioni senza problemi: alunni e insegnanti non dovevano avere paura, e bisognava richiamare la responsabilità educativa dei genitori. In quanto agli alunni stranieri, andava bene che frequentassero la scuola in lingua tedesca, ma dovevano essere adeguatamente preparati.<br>
<strong>Alex Ploner</strong> (Team K) ha detto di trovarsi in difficoltà con la mozione, che andava in una direzione che non condivideva. Non era il caso di mettere i sistemi in competizione, anche se il problema effettivamente esisteva. Un’insegnante delle valli gli aveva riferito che aveva scolari sudtirolesi che non sapevano parlare il tedesco. la commissione paritetica potrebbe risolvere un problema contingente relativo a un caso singolo, ma non il problema nel suo complesso, che andava affrontato a partire dalle microstrutture e dalle scuole dell’infanzia. Non a caso si chiedevano strutture bilingui. I ragazzi andavano accompagnati, bisognava cercare un approccio anche in collaborazione con gli psicologi scolastici e interventi puntuali, senza attese . Spostare gli alunni nella scuola italiana, la cui lingua forse pure non capivano, non risolveva il problema.<br>
<strong>Brigitte Foppa</strong> (Gruppo verde) ha ritenuto perfido l’intento di Knoll: confondere requisiti reali con il tema delle lingue: cosa succede se un bambino non conosceva nessuna delle tre lingue? E, in quanto ai violenti, accoglierli a scuola era l’unico modo per arrivare a situazioni problematiche. I proponenti intendevano tutelare un solo gruppo di persone, trascurando tutti gli altri: a cosa portava un simile approccio lo dimostrava la storia. Inoltre, quanto proposto avrebbe comportato un esame per iscriversi alla scuola dell’infanzia o elementari, e prodotti ulteriori difficoltà ‘alle famiglie. Il mondo reale prevedeva per tutti i bambini e tutte le famiglie gli stesi diritti.<br>
<strong>Diego Nicolini </strong>(Movimento 5 Stelle) ha ritenuto che la mozione fosse la quintessenza del pregiudizio dei tedeschi verso gli italiani, con aggiunta di elementi razzisti nell’emendamento. Su 5.000 bambini che frequentavano le scuole, 1100 erano classificati come stranieri, e a fronte del 10% delle scuole tedesche, erano il 25% in quelle italiane. Knoll attaccava anche gli insegnanti di L2 italiano, che al contrario di quelli di L2 tedesco erano laureati e abilitati. In quanto alle cifre, il presidente Kompatscher aveva assicurato che erano le stesse, suddivise proporzionalmente per i tre gruppi, invece il buono libri era di entità inferiore nella scuola italiana. la scuola italiana viveva anche la difficoltà della mancata messa in ruolo dei docenti. i bambini avevano il diritto costituzionale a frequentare la scuola, baby gang comprese, nelle quali – tra il resto – il plurilinguismo pareva garantito. La mozione era un delirio, mischiava problemi reali con cose fanatiche.<br>
<strong>Myriam Atz Tammerle</strong> (Süd-Tiroler Freiheit), co-firmataria, ha evidenziato che la mozione originaria, che prevedeva l’insegnamento nella madrelingua, era stata integrata con problematiche segnalate dagli insegnanti. Il problema riguardava in particolare bambini che non conoscevano né l’italiano né il tedesco, come i loro genitori: come si poteva comunicare con queste famiglie? Questo era il nucleo della questione, e per questo andavano offerti corsi di lingua, era proprio ciò che si voleva. Per anni si era pensato a promuovere solo l’insegnamento di altre lingue, trascurando la madrelingua tedesca. la qualità e comprensione della lingua deve essere garantita anche per tutte le altre materie, altrimenti gli insegnanti devono rallentare e tutti gli alunni ne risentono.<br>
<strong>Riccardo Dello Sbarba </strong>(Gruppo verde) ha invitato i proponenti a chiarire cosa c’entra il bambino che conosce abbastanza la lingua della scuola con il bambino che entra a scuola con un coltello. Forse loro li ritenevano equivalenti? Intendevano la lingua come una questione di lotta armata? le due cose non avevano nulla a che fare l’una con l’altra, a meno che non si avesse una visione “non civile” delle relazioni umane e dei diritti delle persone. Inoltre, un bambino che non conosce la lingua – spesso nessuna delle tre – era un bambino che ha bisogno di istruzione, e non è che mettendolo fuori si risolve il problema. Inoltre, si tratta di scuola dell’obbligo, che è un diritto di bambini e ragazzi. <br>
<strong>Marco Galateo </strong>(Fratelli d’Italia) ha chiesto effettivamente cosa fare dei ragazzi che non conoscono né l’una né l’altra lingua, aggiungendo però che davvero esiste una problematica giovanile elevatissima con ragazzi con background migratorio, e anche la percentuale di stranieri nel carcere di Bolzano è evidente, anche se non va dato per scontato che questo c’entri con la scuola. Bisognava dare una risposta sulla sicurezza a bambini e famiglie perbene, anche stranieri. I giovani malmenati avevano il terrore di tornare a scuola e una mancanza di fiducia nel prossimo dannosa per tutta la società. Si capiva che c'era la volontà di lasciare nella scuola italiana tutti i problemi, ma lui aveva grande sensibilità per le difficoltà dei genitori di lingua tedesca che mandavano i figli alla scuola del proprio gruppo trovandosi praticamente al Cairo, ed era favorevole ai corsi di lingua. In quanto all’obbligo, non gli risultava di carabinieri che andavano a prendere bambini per portarli a scuola, piuttosto gli risultava che c’erano die contributi affinché i genitori li mandassero. Galateo si è detto quindi d'accordo su alcuni punti.<br>
<strong>Helmuth Renzler </strong>(SVP) ha detto di aver seguito con interesse la discussione, rammaricandosi che non si prestasse attenzione al punto più importante, ovvero il diritto degli alunni di lingua tedesca di avere l’insegnamento della lingua madre nei centri più grandi. Lo statuto garantiva tale insegnamento, pertanto bisognava trovare una soluzione: si trattava di tutelare una minoranza. Renzler ha detto di non essere d’accordo con la seconda parte della mozione, aggiungendo però anche se non si riesce a garantire l'insegnamento in lingua tedesca prima o poi ci potrebbe essere una conseguenza in termini di violenza. La minoranza di lingua tedesca era toccata dalla problematica, e si sentiva come un alunno di serie B; era necessaria una soluzione urgente.<br>
<strong>Magdalena Amhof </strong>(SVP) ha ricordato le tante misure a miglioramento del curriculum linguistico egli alunni attivare negli ultimi anni, all'aumento del contingente di insegnanti, alla volontà di rispondere alle sfide garantendo un'offerta aggiuntiva ad alunni e alunne di madrelingua diversa. far frequentare scuole specifiche, come proposto, non era la soluzione ottimale; come dimostrarono le speranze tedesche e austriache, una soluzione inclusiva era migliore. Misure in tal senso erano previste anche nella omnibus a breve in discussione in aula, che prevedeva sostegni speciali e un colloquio di consulenza. Inopportuno era non accogliere alunni in una scuola, perché la scelta doveva essere lasciata ai genitori, ma alunni e genitori dovevano essere preparati meglio. Ovviamente andavano tutelati anche gli alunni di madrelingua tedesca. La stesa costituzione prevedeva che i genitori accompagnano i figli, e in quest’ambito il colloquio accompagnatorio era una misura importante. La mozione non sarebbe stata sostenuta proprio perché la omnibus interveniva in merito.<br>
L’ass.<strong> Philipp Achammer </strong>ha ritenuto che la mozione mescolasse tanti temi, ed evidenziato che la scuola è uno specchio dello sviluppo della società. Spesso i bambini sono lasciati da soli, e le famiglie non si interessano questo non va, ma ciononostante si critica tutto quello che viene fatto dalla scuola come sbagliato. Questo comincia a disturbare. In quanto alle tematiche, in merito alla questione della lingua le norme di attuazione sono citate in maniera confusa: non si può rifiutare un’iscrizione dall’inizio; in quanto alle lezioni intensive di lingua, classi dedicate secondo il modello austriaco non sono possibili. Achammer ha evidenziato poi che viene aumentato il personale che si occupa delle questioni problematiche in suole complesse dal punto di ista complesso, e che sono in servizio 80 pedagoghi scolastici, così come c’è stato un aumento di 50 posti dei collaboratori all'integrazione, cui si aggiungeranno ulteriori 10 punti. In quanto alla divisione dei mezzi tra le tre scuole, essi sono effettivamente impari, ma la discussione non trova soluzione perché non ci si accorda sui costi di base strutturalmente vincolati: chiaramente una scuola piccola ha costi più alti. La distribuzione è ineguale, e le cifre non sono state adeguate alla fluttuazione degli alunni. Achammer ha poi contestato che gli insegnanti non potessero parlare per paura dicendosi aperto al confronto, e chiarito che la scuola può prevedere misure disciplinari di allontanamento per 2-3 giorni, ma non certo a livello definitivo. egli si era confrontato con i servizi sociali a Merano affinché si migliorasse la situazione, per gli alunni delle scuole medie non c’era un’offerta adeguata, perché un tempo il problema riguarda quelli delle superiori, che al contrario degli altri potevano per esempio accedere ai laboratori. Nelle scuole ci dovrebbe essere un unico profilo professionale oltre agli insegnanti, l'assistente sociale scolastico, che faccia da rapido collegamento con altri settori. In merito alla preparazione linguistica adeguata, la Giunta ha in elaborazione una delibera relativa a corsi intensivi prima dell'inizio dell’anno scolastico. <strong>Knoll </strong>ha ribadito che la commissione paritetica prevista del 1988 non è mai stata convocata, e quindi la relativa norma mai applicata. Si è chiesto poi dove vivano i verdi, rilevando che nella mozione non si diceva affatto di mandare via i giovani: ci si orientava alla realtà. Nel 1988 la situazione era diversa, c’erano 3 gruppi linguistici, mentre ora c’erano bambini che non capivano nessuna delle tre lingue: il diritto alla scuola nella madrelingua andava garantito a tutti e tre i gruppi – non si trattava di lasciare gli alunni a casa, ma di far frequentare loro un corso di lingua intensivo a scuola. Tanti studi dimostravano che se più di un quarto degli alunni non conoscevano la lingua di insegnamento, questo comprometteva l’apprendimento di tutta la classe. Qualcuno aveva chiesto di parlare coi genitori, ma molti insegnanti potevano confermare che tale comunicazione non era possibile. Se non si agiva velocemente, non ci sarebbe più stata una minoranza. In quanto alla violenza, bisogna decidere se garantire il diritto alla sicurezza di alcuni o il diritto alla frequenza di altri. Knoll ha quindi chiesto votazione per parti separate e nominale. messa in votazione,<strong> la mozione è stata respinta:</strong> le premesse con 4 sì, 21 no e 6 astensioni, i punti (1) e (2) ciascuno con 4 sì, 2 no e 5 astensioni, il (3) con 5 sì, 25 no e 1 astensione, il (4) con 9 sì e 2 no, il (5) con 4 si e 26 no.</p>
<p>I lavori sono ora sospesi. <strong>Alle 14.00 è in programma la presentazione delle risoluzioni del Parlamento dei giovani della Convenzione delle Alpi</strong> da parte di alunni e alunne dell’Istituto secondario per il turismo e le biotecnologie “Marie Curie” di Merano.</p>
**(MC)**
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