
(AGENPARL) – mar 09 maggio 2023 Peppe Accardi, dirigente e agente di calciatori, è intervenuto a Radio Marte nel corso di “Forza Napoli Sempre” condotto da Gianluca Gifuni: «Il mio omonimo Pietro Accardi, ds dell’Empoli, è un direttore sportivo che ha dimostrato di essere capace, di avere grandi qualità per poter lavorare in club importanti. Ha avuto la capacità di scegliere giocatori importanti e, secondo me, ha un profilo adatto alla realtà di Napoli ove mai dovesse servire. Non siamo parenti ma è stato un mio giocatore per tutta la vita. Un direttore sportivo può sbagliare e può fare colpi da 90. Giuntoli, inoltre, negli anni ha creato, con la società, un progetto vincente, senza buttar via denaro, facendo una società capace di ragionare in termini economici e in termini di qualità. Se oggi devo vedere quelli che sono stati i “fallimenti” di Giuntoli dobbiamo anche pensare, però, che il Napoli per prendere i giocatori di cui abbiamo parlato negli anni ha dovuto crearsi anche una credibilità da top club. I meriti, dunque, vadano divisi tra il presidente, Giuntoli, l’allenatore, insomma tutti. Credo che Accardi possa venire a Napoli come direttore sportivo perché la società ha una struttura già ben collaudata e che vive anche se si cambiano le pedine. Per cui chi arriva lì, ed ha le competenze, può solo lavorare bene. Oggi Giuntoli sta subendo la reazione del tradimento, di una donna che ha tradito il marito e quest’ultimo reagisce in malo modo. Discutere oggi il direttore del Napoli fa un po’ sorridere. È ovvio che nel momento in cui De Laurentiis ha allargato la delega del mercato, dando la possibilità di poter determinare a Giuntoli, tutto è diventato più facile e veloce. Si è potuto approcciare prima con i giocatori e chiudere prima l’affare. Credo che questa sia stata una bella esperienza anche per il presidente, il quale ha capito che dare più libertà in futuro al direttore sportivo fa sì che le operazioni possano essere chiuse in tempo reale».
Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori, è intervenuto a Radio Marte nel corso di “Forza Napoli Sempre” condotto da Gianluca Gifuni. «Le immagini delle feste per la vittoria dello scudetto sono molto emozionanti. Le emozioni di un tutto insieme, società, città, tifosi, allenatore, squadra e tutto quello che c’è intorno. Una gioia collettiva che mi emoziona. Non voglio entrare nel merito della pec inviata dal presidente la scorsa settimana a Spalletti, nella quale ha esercitato la possibilità del rinnovo del contratto per un altro anno, senza parlare con l’allenatore. De Laurentiis è il presidente e sono sicuro che si incontreranno. Da questo connubio io credo che si possa andare avanti ed è l’augurio che faccio a tutti, a De Laurentiis, a Spalletti e ai tifosi. Spalletti mi darebbe maggiore sicurezza se continuasse col Napoli perché conosce l’ambiente, i calciatori ed è in sintonia con tutte le strutture della società. Se andasse via mi sembrerebbe uno sprecare e mettere a rischio tanto. Sono anche convinto che l’allenatore voglia rimanere e non lasciare da vincitore».
Riccardo Bigon,dirigente del City Football Group ed ex direttore sportivo del Napoli, è intervenuto a Radio Marte è intervenuto ai microfoni di Marte Sport Live, condotto da Dario Sarnataro, in onda su Radio Marte: «Non è neanche un pezzettino mio questo scudetto, ci mancherebbe, ma è tutto merito dell’attuale dirigenza, Giuntoli per primo, e poi presidente, allenatore e squadra. Sono solo felice di aver fatto parte del percorso del Napoli di De Laurentiis, in questo mi sento ovviamente parte in causa. Chi ha più meriti in questo scudetto? Il club è la parte più importante, perché sia l’allenatore che la squadra senza società non possono fare benissimo, ma è chiaro che senza allenatore e giocatori bravi non si va da nessuna parte. Il club resta la componente più importante, perché se lavora bene è conseguente il successo. E’ fondamentale instaurare il clima giusto, mettere quella pressione per avere la giusta produttività delle persone. La gestione dello scudetto è difficile, il successo ti cambia, è un nemico pericoloso, quando ottieni vittorie non sei più la persona di prima. Sono pochissimi i casi in cui si riesce a mantenere equilibrio, umiltà e concentrazione. Sarà difficile la gestione di questo scudetto straordinario, perché non è stata una vittoria normale. E’un’incredibile inondazione di emozioni, si sta vivendo questo successo in modo totale. Lo vedo anche in mio figlio Albertino, che ovviamente si chiama come il nonno, e che è tifosissimo del Napoli. Sono stato minacciato di morte da lui se non lo avessi portato allo stadio per la gara con la Salernitana: è stata una giornata meravigliosa anche se non si è conclusa con lo scudetto. E’ un tifoso sfegatato mio figlio, ha pianto dinanzi alla tv con la maglia di Osimhen addosso quando è finita Udinese-Napoli. La cosa bella di questo scudetto non è solo per i tifosi del Napoli: il titolo vinto dagli azzurri ha fatto vedere a tutti quanto questo sport sia in grado di dare emozioni alla gente. Qualche volta è un aspetto che passa in secondo piano rispetto ai risultati o alle polemiche. Invece i napoletani sono riusciti a mostrare a tutti quanto la felicità può travolgere, la passione pura per il calcio può riavvicinare la gente allo sport e agli stadi. Anche chi non ha passione per il calcio ha notato questa fiumana di gente con gli occhi felici. Noi addetti ai lavori non sempre siamo consci di avere una responsabilità così importante, quella di dover o poter dare gioia alla gente, Questo scudetto ci riconcilia con l’amore per il calcio».
Giovanni Ignoffo,ex azzurro e allenatore,è intervenuto ai microfoni di Marte Sport Live, condotto da Dario Sarnataro, in onda su Radio Marte: «Ho messo una piccola briciola di mattoncino per costruire questo castello, sono onorato di essere stato un giocatore del Napoli e di aver segnato il primo gol dell’era De Laurentiis. Quel Napoli-Cittadella del 2004 è indimenticabile, fu per noi una valvola di sfogo, in 10 giorni volevamo capire se eravamo già pronti per affrontare il campionato e onorare la maglia. Le emozioni di quello stadio e il sostegno dei tifosi sono sensazioni che ti restano dentro per la vita. I meriti maggiori dello scudetto? Per me Spalletti ne ha tanti, è uno dei più preparati a livello europeo, le basi sono state messe da un presidente lungimirante, che ha provato varie volte a vincere e non ci era riuscito per vari motivi. De Laurentiis ha messo le fondamenta, poi Giuntoli e la dirigenza hanno fatto il resto, insieme ai calciatori, ovviamente. La conferma per Spalletti per me è importante all’80%, perché ha creato il gruppo, conosce l’ambiente, è apprezzato, può giocare a favore in quelle eventuali difficoltà che potrebbero sorgere nel nuovo campionato in cui si riparta da zero. Avere consapevolezza di chi hai e di cosa cerchi per migliorare passa per la permanenza di Spalletti».
Alberto Savino,ex azzurro e allenatore,è intervenuto ai microfoni di Marte Sport Live, condotto da Dario Sarnataro, in onda su Radio Marte: «Giocare e segnare in Napoli-Cittadella nel settembre del 2004, la gara che ha dato inizio all’era De Laurentiis, fu una emozione incredibile, io poi l’ho vissuta da napoletano. La forza di quella squadra era il gruppo che è, se vogliamo, il segreto dell’attuale collettivo, unito come non mai. Siamo tutti felici per questo scudetto, da napoletano poi non ne parliamo, il Napoli ha fatto negli anni un percorso incredibile, una crescita entusiasmante, consolidandosi anno dopo anno. E’ stato uno scudetto meritatissimo, ha vinto la squadra più forte. Tutte le componenti sono state fondamentali, Spalletti ha però fatto la differenza, dando anima e identità alla squadra, che già aveva mostrato qualità nel periodo di Sarri. Spalletti ci ha messo le sue idee e ha costruito davvero una grande squadra. Giuntoli? Purtroppo sembra che vada via, sarebbe un grosso dispiacere. Arriverà un altro dirigente capace sicuramente, ma Giuntoli ha lasciato una traccia importante»