
(AGENPARL) – ven 10 febbraio 2023 [cid:image001.jpg@01D3604F.D1173BC0]
Anticorpi primitivi: ricercatori italiani scrivono un capitolo di storia della medicina
Si chiamano molecole dell’immunità innata, la prima linea di difesa del nostro organismo, e saranno sempre più utili per la diagnosi e il trattamento di infezioni, malattie autoimmuni e neurodegenerative.
Sul New England Journal of Medicine, la review del gruppo di ricercatori Humanitas sistematizza le conoscenze in questo campo a beneficio di chi è in prima linea negli ospedali e dei medici del futuro.
Le prime molecole dell’immunità innata furono isolate quasi un secolo fa e oggi sono usate in clinica come indicatori diagnostici e prognostici di infiammazione: il loro livello nel sangue, ad esempio, permette di misurare lo stato infiammatorio e di prevedere l’evoluzione della malattia. Grazie alla ricerca condotta negli ultimi decenni, e in particolare ad alcuni studi svolti proprio dai ricercatori dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, oggi sappiamo che queste molecole, una volta attivate dall’incontro con un patogeno, svolgono un ruolo di primo piano: combattono l’infezione, riconoscendo l’intruso, segnalandolo e ostacolandone l’azione come degli “anticorpi primitivi”, e coordinano la rigenerazione dei tessuti, perché la guerra che l’organismo scatena contro virus, funghi o batteri, come ogni conflitto, lascia dietro di sé molti danni.
«Abbiamo ritenuto importante mettere a fattor comune tutte le conoscenze sulle molecole della nostra prima linea di difesa a beneficio dei medici e delle future generazioni di clinici, che si trovano ad utilizzarle per diagnosi e terapie, a volte senza aver piena percezione del loro potenziale – spiega il prof. Alberto Mantovani -. Le molecole dell’immunità innata sono infatti protagoniste di alcuni importanti azioni di difesa quando l’organismo è sotto attacco infiammatorio, come avviene nella sepsi o in caso di grandi traumi, ma anche di malattie neurodegenerative o autoimmuni. Usando un’immagine tratta dal contesto bellico, potremmo dire che questa classe di molecole “sottrae materiale al nemico” per indirizzare gli sforzi dell’organismo verso la produzione di mezzi di difesa pesanti e la ricostruzione di quanto è “sotto le macerie” dell’infiammazione. Azioni che lasciano traccia e, se ben misurate, possono guidare l’azione dei medici».
La review sul New England Journal of Medicine si aggiunge alle tre che il prof. Mantovani ha scritto per Nature e The Lancet e che oggi rappresentano un punto fermo e di consenso sulla disciplina.
IN ALLEGATO IL COMUNICATO CON l’APPROFONDIMENTO
“La riscoperta degli “anticorpi primitivi”
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[https://5×1000.humanitas.it/](http://5×1000.humanitas.it/)
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Testo Allegato:
Prestigiosa review sul
New England Journal of Medicine
Anticorpi
primitivi
:
ricercatori italiani
scrivono un capitolo di storia della medicina
Si chiamano m
olecole dellâ??immunità innata
, la prima linea di difesa del nostro
organismo,
e
saranno sempre più
utili
per
la
diagnos
i
e
il
trattamento
di infezioni,
malattie
autoimmuni e neurodegenerative
.
Sul
New England Journal of Medicine
,
la review del gruppo di ricercatori
Humanitas
sistematizza le conoscenze
in questo
campo
a beneficio
di chi è in prima linea negli ospedali e
dei medici del futuro
.
Rozzano,
10
febbraio
202
3
â??
È stata pubblicata sul
New England
Journal of Medicine
la
review
sulle molec
o
le dellâ??immunità innata
curata da
Alberto Mantovani
, direttore scientifico di
Humanitas e professore emerito di Humanitas University, e
da
Cecilia Garlanda
, responsabile
del laboratorio di
Immunopatologia Sperimentale
di Humanitas
e
professore di
Humanitas
University. Il team,
che negli ultimi decenni ha
guidato
scoperte
come
quel
la
della
pentrassina
3 (PTX3
),
è stato chiamato a fare
il punto sul
le conoscenze
su
questa classe di molecole
e le
potenzialità che offrono per
la
diagnosi e
il trattamento di infezioni
,
patologie autoimmuni
e
ne
urodegenerative
.
Le prime molecole dellâ??immunità innata furono isolate quasi un secolo fa e oggi sono usate in
clinica come indicatori diagnostici
e prognostici di infiammazione
: il loro
livello nel sangue
,
ad esempio,
permette di
misurare lo stato infiammatorio
e di
preve
dere
lâ??
evoluzione
della
malattia
.
G
razie alla ricerca condotta negli ultimi decenni
,
e in parti
colare ad alcuni studi
svolti
proprio dai ricercatori
dellâ??
IRCCS Istituto Clinico Humanitas, oggi sappiamo che queste
molecole, una volta attivate dallâ??incontro con un
patogeno
, svo
lgono un ruolo di primo piano:
combattono lâ??infezione
,
riconoscendo lâ??intruso, segnal
andolo e ostacolandone lâ??azione
come
degli â??antic
orpi primitiviâ?
, e
coordinano la rigenerazione dei tessuti
, perché la guerra che
lâ??organismo scatena contro virus, funghi o batteri, come ogni
conflitto
danni.
enze sulle molecole della
nostra prima linea di difesa
a beneficio dei medici e delle future generazioni di clinici
, che
si trovano ad utilizzarle per diagnosi e terapie, a volte senza aver piena
percezione del loro
potenziale
â??
spiega
il
prof. Alberto Mantovani
–
.
Le
molecole
dellâ??immunità innata sono
infatti protagoniste di alcuni importanti azioni di difesa quando lâ??organismo è sotto attacco
infiammatorio, come avviene nella
sepsi
o in caso di
grandi traumi
, ma anche
di
malattie
neurode
generative o autoimmuni
. Usando unâ??immagine tratta dal contesto bellico, potremmo
dire che
questa classe di
molecole
â??
sottrae materiale al nemicoâ? per
indirizza
re
gli sforzi
dellâ??organismo verso
la produzione di mezzi
di difesa pesanti e
la ricostruzione d
i quanto è
â??sotto le macerieâ? dellâ??infiammazione
. Azioni che lasciano traccia e, se ben misurate, possono
guidare lâ??azione dei medici
»
.
(si veda
la s
cheda di approfondimento a seguire)
La review sul
New England Journal of Medicine
si aggiunge alle tre che il prof. Mantovani ha
scritto per
Nature
e
The
Lancet
e che oggi
rappresentano
un punto fermo e di consenso sulla
disciplina.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
La riscoperta degli â??anticorpi primitiviâ?
Le molecole
solubili
dellâ??immunità innata
â??
la prima linea di difesa del nostro organismo
–
sono un ampio gruppo di molecole dallâ??azione complessa e diversificata, non sempre facili da
studiare per la
loro
natura solubile
.
Operano
fuori e indipendentemente dalle cellule che le
hanno prodotte, muovendosi nellâ??organismo innanzitutto attraverso il sistema sanguigno.
Molte delle molecole
solubili
dellâ??immunità innata si trovano normalmente nei tessuti, dove
svolgono la loro attività di sorveg
lianza passiva in attesa che si
manifes
ti una situazione
di emergenza,
cioè
quando lâ??organismo riconosce la presenza di un p
atogeno e/o di un danno
ai tessuti
. Quando ciò avviene, una
cascata di messaggi chimici e cellulari
permettono al
segnale dâ??allarme di propagarsi
dal tessuto dove è stata riconosciuta lâ??anomalia
in tutto
lâ??organismo
, attivando un vero e proprio
stato di allerta sistemico
: la
â??Risposta di Fase
Acutaâ?
.
Le molecole solubili
dellâ??immunità innata
hanno
un ruolo fondamentale in questa risposta e
agisco
no in concerto con le cellule dellâ??immunità innata
(macrofagi, neutrofili, cellule
natural
killer,
ecc
.).
«
A di
fferenza di queste ultime però
â??
spiega
il
prof. Alberto Mantovani
–
le molecole solubili
dellâ??immunità innata sono state a lungo sottovalutate
.
L
ungi dallâ??essere il mero prodotto dello
stato di infiammazione che caratterizza la prima linea di difesa dellâ??organismo contro
unâ??aggressione, queste molecole
attivano alcune
azioni di difesa: si
fissano
ai microbi o alle
cellule malate
segnalandoli
alle cellule dellâ??immunità o
eliminandoli
direttamente;
producono cambiamenti metabolici e ormonali che ostacolano lâ??azione dei patogeni
(come
la riduzione del ferro circolante, una molecola per fondamentale
per â??gli aggressoriâ?
);
regolano
non solo lo sta
to di infiammazione, ma anche
il processo di coagulazione e di rigenerazione
che è fondamentale per ristabilire il funzionamento dei tessuti e degli organi una volta
neutralizzata lâ??infezione
»
.
Il potenziale terapeutico di questi anticorpi â??antichiâ?
«
Le
molecole dellâ??immunità innata sono uno strumento di diagnosi clinica ormai consolidat
o:
il
loro livello nel sangue
,
come an
che il Covid
–
19 ha dimostrato,
permette di misurare lo
stato infiammatorio
e ha grande valore sia diagnostico sia prognostico per mol
te malattie
infetti
ve, infiammatorie o auto
immuni
–
prosegue
la
prof.ssa
Cecilia Garlanda
–
.
I dati delle
ricerche di
questi anni
ci dicono però
che
queste molecole possono fare molto di più: non solo
come marcatori prognostici di precisione, ma come
target terapeutici ancora in larga parte poco
esplorati
».
A
llâ??inizio del 2022, il gruppo di ricercatori Humanitas guidati da Cecilia Garlanda e Alberto
Mantovani, in collaborazione con il team di Elisa Vicenzi
dellâ??
IRCCS
Ospedale San Raffaele,
ha
di
mostrato la capacità di una di queste molecole (MBL) di legarsi alla proteina Spike di
SARS
–
CoV
–
2 in tutte le sue varianti e di bloccare il virus.
Non solo: i
pazienti che
hanno
alcune
versioni mutate di MBL
avrebbero un
maggior rischio
di sviluppare le
forme gravi di
Covid
–
19.
«
Se è vero che lâ??
azione
dellâ??immunità innata
è meno specifica di quella messa in campo
dallâ??immunità adattiva
â??
la seconda linea di difesa dellâ??organismo, costruita su misura per la
minaccia da affrontare e di cui fanno parte g
li anticorpi
â??
oggi sappiamo che le molecole
solubili
dellâ??immunità innata
agiscono co
me dei veri e propri â??
anticorpi primitivi
â?
»
,
concludono i due scienziati.
Non a caso diversi studi clinici preliminari stanno testando
lâ??efficacia di queste molecole come
potenziali terapie di supporto per malattie infettive,
infiammatorie, autoimmuni e n
eurodegenerative.

