
(AGENPARL) – mer 11 gennaio 2023 Per i consiglieri regionali di opposizione “il fantomatico riequilibrio dei
posti letto tra Province si regge su premesse errate e dati non
aggiornati”.
(Acs) Perugia, 11 gennaio 2023 – “La Giunta regionale, in pochi mesi, ha
cambiato radicalmente rotta sul fronte della riorganizzazione sanitaria. Ad
ottobre ha annunciato la trasformazione di Castiglione del Lago e Norcia in
‘ospedali di comunità’, programmando la riduzione, ovvero,
l’ottimizzazione dei posti letto laddove l’inappropriatezza ospedaliera era
più evidente. Solo poche settimane più tardi, e pochi giorni dopo l’esito
della vicenda Stadio clinica di Terni, la situazione ha subito un
capovolgimento straordinario, prima con il mandato alla direzione regionale
sanità di riprogrammare il fabbisogno dei posti letto ex DM 70 stabilito nel
2016 e poi con la conseguente delibera di fine anno in cui gli ospedali di
Castiglione del Lago, Norcia e Città della Pieve che sono tornati ad essere
ospedali per acuti, e si annuncia l’incremento dei posti letto dell’intera
rete regionale. Tutto ciò avviene in barba ai parametri di contenimento del
DM 70 e non curanti della regressione demografica che la popolazione umbra ha
subito nel corso degli ultimi anni”. Questo uno dei punti focali della
conferenza stampa dei consiglieri regionali del Partito democratico Simona
Meloni (capogruppo) e Fabio Paparelli, che si è svolta questa mattina a
Terni.
Durante l’incontro con i media regionali, Meloni e Paparelli hanno poi
spiegato che “il fantomatico riequilibrio dei posti letto privati e
accreditati, tra province, si regge su premesse errate e alquanto
discutibili. Infatti non vengono spostati posti letto dalla Asl 1 alla Asl 2,
ma c’è un aumento di complessivo 95 posti privati che segna un passo
ulteriore verso la privatizzazione del sistema sanitario. L’escamotage
usato per far lievitare il numero di posti è quello di utilizzare come base
demografica quella relativa al 2015 e non i numeri della popolazione umbra
attuale. Tutto ciò senza una spiegazione plausibile. L’ultima delibera,
quella preadottata a dicembre, contiene forzature di natura amministrativa
che non possono essere taciute, perché illegittime, in quanto costituiscono
una palese violazione del mandato di un’istituzione pubblica. La Giunta Tesei
sta producendo atti di programmazione sanitaria senza il dovuto
coinvolgimento e autorizzazione da parte del Consiglio regionale”.
“L’Umbria – hanno rimarcato – fu nel 2016 l’unica regione italiana ad
aver fatto eccezione rispetto alle riduzioni dei posti letto previste
dall’entrata in vigore del Decreto ministeriale n.70/2015 in quanto aveva
già avviato da diversi anni un percorso virtuoso di miglioramento dei
livelli di appropriatezza di tutta la rete ospedaliera regionale. La delibera
di Giunta 212/2016 riguardò allora l’intera offerta ospedaliera regionale
senza legittimamente stabilire a priori l’offerta privata futura
accreditabile, per ovvi motivi di imparzialità, come imposto dalla
Costituzione italiana, ma anche di economicità del sistema. In questo il DM
70 è molto chiaro: è evidente che non possa essere il gestore pubblico a
forzare il soggetto privato a diventare parte integrante del servizio
sanitario. La modalità di interazione tra privato e pubblico è disciplinata
in maniera tale da rispettare la piena autonomia di iniziativa del soggetto
privato senza assoggettarlo in alcun modo alla programmazione pubblica. Alla
luce di questo non si comprende come mai nella delibera 1418 del 30 dicembre
2022 la Regione Umbria senta l’esigenza di stabilire a priori l’entità
dell’offerta ospedaliera privata”.
“Il risultato finale dell’operazione – hanno aggiunto Simona Meloni e
Fabio Paparelli – è un incremento nel numero complessivo dei posti letto
regionali di 43 unità, mentre il settore che riconosce il maggior incremento
numerico è quello dei privati che passa da 272 a 377 posti letto. Ovvero 100
posti in più. I dati che non tornano sono rappresentati sia
dall’incremento del numero complessivo di posti letto contrario al DM 70,
sia per il fatto che l’entità dei posti accreditabili non può essere
determinata a priori, ma è residuale rispetto ai fabbisogni cui il sistema
pubblico non riesce a corrispondere. In questa fase lo scenario è molto
diverso dal 2016 in quanto il parametro ‘popolazione residente’ che
concorre alla quantificazione dell’indicatore da utilizzare per stabilire la
dotazione di posti letto, ha subito nel corso degli anni una progressiva
erosione, come riconosciuto nello stesso atto deliberativo. Nonostante questa
consapevolezza l’istruttore ha agito basando arbitrariamente i propri
conteggi su un indicatore demografico vecchio ormai di 8 anni (popolazione ad
inizio 2015). Se l’istruttore dell’atto deliberativo avesse tenuto conto
della riduzione di circa 50.000 residenti intervenuta in questo arco
temporale, che di fatto contrae sensibilmente la massa di posti letto
disponibile (oltre un centinaio) questa ‘operazione speciale’
probabilmente non si sarebbe potuta fare”.
“Alcune questioni di contesto – hanno concluso i due esponenti
dell’opposizione consiliare – rendono del tutto impraticabile la strada che
la deliberazione 1418 del 2022 ha tracciato. L’andamento dell’attività di
ricovero negli ospedali della regione risulta in costante diminuzione, al di
là della dotazione di posti letto. Il decremento nel periodo 2013 fino al
2019 è stato di circa il 14% se si considera il 2020 l’anno della pandemia
il decremento sempre riferito al 2013 è stato di circa 32%. In una
situazione di questo genere prevedere degli ampliamenti di posti letto
complessivi, con meno posti letto pubblici e poi posti letto per privati
attraverso artifizi che poco hanno a che vedere con la tutela della salute
pubblica lascia molto perplessi. Altro elemento di contesto che rende
proibitiva l’espansione del numero dei posti letto è dato dall’andamento
economico finanziario della gestione sanitaria della regione dell’Umbria che
ha un disavanzo annunciato per quest’anno di oltre 200 milioni di euro.
L’ultima discriminante è rappresentata dal fatto che con 230 milioni di
debito mancano totalmente i fondi per il personale che si dovrebbe assumere
per gestire i posti letto in più. Restiamo sbigottiti dalla superficialità,
dall’approssimazione e dall’alto grado di opacità dei provvedimenti
esaminati che non lasciano sperare bene per il futuro della nostra regione.
Piuttosto di investire in posti letto, infatti, bisognerebbe investire
sull’offerta dei servizi di medicina territoriale”. MP/
link alla notizia: http://www.consiglio.regione.umbria.it/node/74385
Notiziario Regione Umbria News: http://goo.gl/xvFFdO