[lid] – E’ stato presentato un Ordine del Giorno 9/00643-bis-AR/131, il cui primo firmatario è l’on. CARLONI Mirco, Venerdì 23 dicembre 2022, seduta n. 27.
Di seguito il testo «La Camera, premesso che:
il tema della delicata convivenza tra la fauna selvatica e l’economia basata su agricoltura e zootecnica appare di particolare attualità, anche alla luce della rinnovata attenzione della presenza di lupi nel nostro territorio nazionale;
il lupo è una specie «protetta prioritaria» ai sensi della direttiva Habitat (92/43/CEE)
recepita dall’Italia con decreto del Presidente della Repubblica dell’8 settembre 1997, n. 357, della Convenzione di Berna, e della legge n. 157 del 1992, e ne è proibita la cattura, l’uccisione, il disturbo, la detenzione, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione;
dalle recenti stime dell’Ispra, del 17 maggio 2022, su mandato dell’allora Ministero dell’Ambiente e della Transizione Ecologica sono stati rilevati circa 950 esemplari nelle regioni alpine, mentre sono quasi 2400 quelli distribuiti lungo il resto della penisola per un numero complessivo di circa 3300 lupi;
se si calcola l’estensione delle aree di presenza del lupo (41.600 mq nelle regioni alpine e 108.500 mq nelle regioni peninsulari), si può affermare che la specie occupa la quasi totalità degli ambienti idonei nell’Italia peninsulare. Quindi ovunque la popolazione di lupo è cresciuta e sulle alpi si è registrato l’aumento più significativo;
l’eccesso di tutela da cui consegue la mancata applicazione di interventi concreti non sta creando solo problemi agli allevatori ma si sta paradossalmente ritorcendo contro il lupo stesso, basti pensare all’inquinamento genetico dovuto dall’ibridazione con il cane domestico o al diffondersi di disdicevoli e pericolose iniziative private, per difendersi dagli attacchi predatori, come l’uso di esche avvelenate;
gli ibridi tra cane e lupo non sono riconosciuti in alcuna normativa nazionale né comunitaria, non esistono per la legge e la loro gestione cade in un pericolosissimo vuoto legislativo. Tecnicamente non sono fauna selvatica e non dovrebbero essere sottoposti alla legge 157/92, e i loro danni al bestiame non dovrebbero rientrare nelle leggi regionali di indennizzo. D’altra parte non sono nemmeno cani e non dovrebbero quindi nemmeno rientrare nella legge 281/91 che prevede la tutela del cane randagio e impone norme precise per il trattamento dei cani vaganti, con rimozione in recinti appositi a seconda della disponibilità;
il rapido incremento della popolazione di lupi e degli attacchi contro il bestiame, che si sta registrando continuamente, rende difficile per gli amministratori locali e nazionali agire in modo efficace e risoluto con gli strumenti attualmente a loro disposizione;
un recente studio sulla stima dei danni causati dalle predazioni del lupo nel periodo 2015-2019, a carico dello Stato è di circa 9 milioni di euro di risarcimenti, una media di poco meno di 2 milioni l’anno, per l’esattezza 1.801.367 euro;
la modalità di gestione adottata dal nostro Paese è, come la definiscono gli esperti, del tipo «benign neglect» (protezione sulla carta ma nessun intervento attivo), fatta eccezione per le leggi di indennizzo dei danni causati alle greggi che vigono in 14 Regioni (Legge 11 febbraio 1992, n. 157 e decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, modificato e integrato dal decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2003);
il Parlamento Europeo ha recentemente adottato una proposta di risoluzione che chiede alla commissione di «prendere in considerazione la modifica delle sue linee guida per gli aiuti di Stato in agricoltura per facilitare il risarcimento dei danni causati agli allevatori dai grandi predatori»;
attraverso la risoluzione, la plenaria di Strasburgo, mira anche a ridurre lo stato di protezione del lupo per comprimere lo status di protezione dei grandi carnivori;
modificare lo stato di protezione del lupo, nei confronti di una specie in costante aumento e non più a rischio di estinzione è una logica conseguenza all’evoluzione positiva che la specie ha avuto a livello conservazionistico;
occorre quindi consentire agli Stati membri di poter intervenire adeguatamente e con efficacia al fine di proteggere i settori più colpiti come quello degli allevamenti di greggi;
durante una discussione in sede di Conferenza Stato-regioni nel maggio 2018, i Governatori hanno dato parere favorevole ad un decreto del Presidente della Repubblica mai pubblicato in Gazzetta Ufficiale che modificava un precedente provvedimento attuativo della direttiva Habitat, condizionandolo all’inserimento di un provvedimento che avrebbe consentito alle stesse regioni di abbattere esemplari di orsi e lupi, quando necessario, per l’incolumità pubblica,
impegna il Governo
a valutare lo stato di protezione del lupo, compatibilmente con la disciplina eurocomunitaria, nella direzione di un Piano Nazionale di Gestione del Lupo che tuteli la specie ma anche i comparti agrosilvopastorali».
9/643-bis-AR/131. (Testo modificato nel corso della seduta) Carloni, Bruzzone, Zinzi, Benvenuto, Bof, Montemagni, Pizzimenti, Pierro, Davide Bergamini, Caretta, Ciaburro, Mollicone.