
[lid] – “Racket del caro-estinto, necessario aggiornare i regolamenti di Polizia Mortuaria: tutti diversi, e per lo più fermi ad anni addietro, mentre nel frattempo la società è mutata anche dal punto di vista del modo di gestire il rapporto con la morte”.
Lo afferma in una nota Maurizio Scandurra, giornalista radiotelevisivo e opinionista de ‘La Zanzara’ di ‘Radio24’, autore di una campagna d’informazione e sensibilizzazione su come difendersi nei luoghi di cura e dolore, leggasi ospedali ed Rsa, dal terribile commercio di salme. “La compravendita di cadaveri che va in scena giornalmente nelle camere mortuarie delle strutture di degenza e ricovero il cui numero è aumentato sensibilmente stante il progressivo invecchiamento medio della popolazione”, rileva Scandurra.
“Dopo i recenti fatti di Faenza e Ravenna, di Saronno e di Salerno, con l’interdittiva antimafia emessa proprio oggi dalla DIA a carico di tre imprese funebri legate alla malavita, urge una legge nazionale capace di dettare direttive univoche e severe per contrastare le aste dei corpi svenduti a fini di riciclaggio di denaro sporco della criminalità organizzata. Inasprendo le pene per questo tipo di reato, anche a tutela dell’onorabilità di medici, personale sanitario e parasanitario onesti che per nulla devono essere equiparati a chi si macchia di un simile crimine”, spiega lo studioso del fenomeno, autore di una video-inchiesta ripresa su Retequattro sabato 17 dicembre scorso dalle telecamere di ‘Confessione Reporter’, trasmissione di approfondimento giornalistico ideata e condotta da Stella Pende.
“La liberalizzazione delle licenze del 1998, incluse quelle funebri – chiosa Scandurra – ha permesso che sul mercato irrompessero senza controllo operatori scorretti e senza scrupoli privi dei requisiti minimi di dignità e professionalità per poter stare in piedi. Da qui l’incremento del fenomeno del racket del caro-estinto per cui, a fronte di una medesima media di decessi giornalieri molti soggetti, per ‘competere’, commettono delitti attuando altresì azioni di concorrenza sleale e favorendo la rimmissione in circolazione di proventi illeciti frutto delle mafie”.
Perché, precisa l’esperto “Il vero problema del mercimonio quotidiano di salme sta anche nella difficoltà a cogliere in flagranza di reato i colpevoli che per compiere i loro loschi affari ricorrono spesso all’impiego di chat informatiche anonime. Ed è così che, spesso, le inchieste prendono il via grazie al coraggio delle denunce di onoranze funebri oneste come nel caso di ‘Giubileo’ a Torino per i tre maxiblitz di Magistratura e Guardia di Finanza del 2001, 2007 e 2012 che fecero scoppiare il caso a livello nazionale, di ‘Zama’ per i fatti del novembre scorso, cagionando altresì un accollo di spese investigative private ingenti a danno di chiede solo di poter lavorare a contatto con un ambiente ospedaliero serio, onesto e sano”.

