
(AGENPARL) – ven 02 dicembre 2022 Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano
[Lavori Consiglio: Edilizia abitativa agevolata, discussione articolata – 1](https://www.consiglio-bz.org/it/attualita/cs-consiglio-attuali.asp?art=Suedt671763)
Consiglio -Ampia discussione sull’articolo 1 del dlp sull’edilizia abitativa agevolata
L’articolo 1 del dlp [n. 116/22:](http://www2.consiglio-bz.org/it/banche_dati/atti_politici/idap_scheda_atto.asp?pagetype=fogl&app=idap&at_id=661520&blank=Y) Modifiche alla legge provinciale 17 dicembre 1998, n. 13, “Ordinamento dell’edilizia abitativa agevolata” riguarda Modifiche concernenti i contributi ai Comuni.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha evidenziato che nell’articolo c’è anche un riferimento alla “lex Vallazza”. Nel caso in esame, nessuna legge era stata violata, ma era stata interpretata a proprio vantaggio. In commissione legislativa, Renzler aveva proposto che il passaggio dei terreni ai famigliari non fosse più possibile, e questa era parsa una buona idea, ma poi era arrivata una proposta del cons. Locher, secondo la quale servivano 3 requisiti per non ottenere un contributo, vale a dire la parentela di primo grado (Renzler aveva previsto anche il secondo grado), la riserva del più del 60% dell’area all’edilizia abitativa agevolata, e che con la convenzione del 40% sarebbe stato possibile per il precedente proprietario realizzare un alloggio di 495 metri cubi. Lei ha proposto con emendamento di tornare alla proposta di Renzler, o in alternativa che si potesse assegnare il terreno, ma senza contributo: “In commissione si era d’accordo su questo”.
Franz Locher (SVP) ha descritto il suo emendamento ricordando la sua modifica si rifaceva a quanto proposto dal Consiglio dei Comuni, e che era stato trattato in Commissione. Riteneva che in molti Comuni i fondi delle frazioni fossero fondi di amministrazione comunale, e si era chiesto come procedere nella relativa assegnazione. Se il proprietario di un maso metteva un terreno a disposizione del Comune, il Comune non sapeva chi si sarebbe candidato per accedervi.
Riccardo Dello Sbarba (Gruppo verde) ha chiarito che si parlava di diritto di edificazione sul verde agricolo: “E questo non è per tutti, né è facile in Sudtirolo”: uno dei modi più frequenti per raggiungere questo obiettivo era passare attraverso l’edilizia agevolata, attraverso esproprio. Tante sentenze del TAR, tuttavia, sostenevano che per fare questo regalo ci voleva interesse pubblico, non privato, e che concedere il diritto di costruzione nel verde agricolo a un parente del proprietario premiava un interesse privato. Ci sono tanti casi, di cui 26 dalla Val Badia, per lo più di assegnazione a figlie, figli ecc. In più, c’era la ciliegina del contributo a chi riceveva il terreno, per il 50% pagato dal Comune o dalla Provincia, “e quindi da noi”. Questo era in aggiunta a una serie di altri diritti edificatori. Le condizioni poste da Locher erano certamente scritte da un avvocato che aveva studiato come aggirare le sentenze. Con la proposta di Locher, da ora in poi si sarebbe potuto procedere come in passato, solo che il proprietario avrebbe dovuto stare attento alla dimensione della superficie, per stare nelle condizioni: poiché in Sudtirolo l’espropriazione avveniva quando il proprietario andava dal Comune e metteva a disposizione il suo terreno, la relativa dimensione dipendeva proprio da lui. Il consigliere ha chiesto quindi di mantenere la proposta della Giunta provinciale. Ha aggiunto di aver visto troppe norme scritte fuori dall’assessorato, da avvocati, e quindi non orientate all’interesse pubblico.
Franz Ploner (Team K) ha apprezzato l’illustrazione di Dello Sbarba, e ricordato che in commissione ancora non si disponeva del parere del presidente del Consiglio dei Comuni: quanto proponeva questo era molto più breve di quanto proposto da Locher. Quanto prevedeva la legge all’inizio, e riproposto da Foppa con il suo emendamento, andava quindi mantenuto, non era corretto inserire tre requisiti come proposto.
Paula Bacher (SVP) ha proposto che Dello Sbarba si facesse direttore dell’edilizia agevolata, dato che sapeva perfettamente come dovevano essere fatte le leggi. Nella realtà, moltissimi cittadini si interessavano ai terreni edificabili, c’erano molte cooperative. L’articolo della legge aveva coinvolto molti sindaci e presidenti di commissioni al fine di trovare una regolamentazione che andava bene per tutti, senza vietare a nessuno di essere “parente di”. Bisognava tenere conto anche di situazioni diverse esistenti in Alto Adige, e andava considerato che anche i vicini erano molto attenti; non si poteva sempre pensare che si agisse per tornaconto personale. Erano stati ascoltati anche molti esperti.
Franz Locher (SVP) ha detto a Ploner che anche lui avrebbe potuto informarsi al Consiglio dei Comuni; a Dello Sbarba, ha detto che non era il proprietario a decidere sull’assegnazione, si passava da Giunta comunale, Commissione edilizia, Consiglio comunale, Commissione urbanistica ecc.; non decideva il proprietario. In Alto Adige c’erano tantissime microzone e tani paesi con verdi agricolo: si desiderava che soprattutto chi abitava in certe frazioni ottenesse quei terreni. Il grande problema di Dello Sbarba era principalmente la destinazione di terreni nel verde agricolo, non altro.
Franz Ploner (Team K) ha rinfacciato a Locher che fino a venerdì i consiglieri non avevano ricevuto alcun parere, e che lui aveva chiesto già per tempo di avere documentazione scritta per poterne discutere, ma non aveva avuto risposta favorevole, con la motivazione che esso non era ancora ufficiale. egli prendeva sul serio la sua funzione parlamentare.
Brigitte Foppa (Gruppo verde) ha chiarito che lei si occupava più di edilizia agevolata, Dello Sbarba di urbanistica, per questo ognuno era intervenuto sul proprio tema.
Gerhard Lanz (SVP) ha chiarito che c’era una legge permetteva ai Comuni di realizzare edilizia agevolata in zone miste o libere, e un’altra che riguardava graduatorie a punteggio. Si faceva fatica a impedire a una persona di accedere a contributi solo perché “parente di”: se la zona edilizia era piccola, era quasi scontato che l’assegnatario fosse un parente. Bisognava decidere dove porre il limite. Il sistema degli espropri avveniva di fatto sempre secondo un accordo comune.
Andreas Leiter Reber (Die Freiheitlichen) ha fatto riferimento alla “lex Vallazza”, segnalando che in provincia regnava l’ipocrisia, a partire dalla Giunta provinciale: qui si sta abusando dell’edilizia abitativa agevolata, che dovrebbe servire a garantire abitazioni a prezzi accessibili e viene invece utilizzata ad altri scopi. I rappresentanti dei contadini nella SVP avevano sempre detto che bisognava tutelare i proprietari terrieri, l’ambiente, le zone agricole, ma di fatto negli ultimi anni avevano portato avanti la dispersione edilizia. La legge sul maso chiuso era stato un grande successo della provincia, con elementi sociali, ma ora si stava esagerando, e questo faceva sì che nessuno rispettasse più i contadini. Si passava dal Comune per avere vantaggi per i propri famigliari, moltiplicando il valore dei terreni, chiamando la Provincia, e quindi i contribuenti, a pagarne la metà – c’era una differenza da una situazione in cui lo stesso Comune definiva un’area dove poi costruire le case per le persone, garantendo pari accesso a tutti. Questo modo di procedere danneggiava tutti i contadini; inoltre, le case costruite al fianco dei masi sarebbero state occupate domani da persone diverse dai parenti, e sarebbero nati dei problemi. Il tutto era iniziato con la legge sui fienili dei primi anni 2.000. Le zone rurali restavano in vita se c’era disponibilità di lavoro, strutture, negozi, non se si speculava con le cubature. Si stava esagerando a scapito della coesione sociale.
L’ass. Waltraud Deeg ha replicato che con la legge si voleva ottenere la certezza del diritto per le persone, sia per chi lavorava nell’amministrazione sia per i proprietari dei terreni e per chi costruiva nell’edilizia abitativa agevolata. Il testo redatto dopo un lungo iter garantiva questo diritto. Le sentenze del TAR citate da Dello Sbarba risalivano al 2015, e da allora la Giunta non aveva più erogato un contributoper queste zone. Le sentenze contenevano una descrizione molto chiara di ciò che non può succedere, riferendo di microzone le cui dimensioni permettevano di costruire una casa, mentre l’edilizia abitativa agevolata prevedeva la costruzione di più case, e che per questo la casa era stata “spezzata a metà”, una parte sul terreno libero e una parte sul convenzionato; nella graduatoria poi c’era una sola persona, parente di primo grado: era quindi diventato chiaro che ci voleva una modifica della legge per avere certezza del diritto, ed era ciò cui mirava la legge.
(Autore: MC)
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