
(AGENPARL) – mar 08 novembre 2022 Anteprima elezioni americane: i tre possibili scenari post-voto
Commento di Marco Oprandi, Head of Cross Asset Solutions, Cirdan Capital
Il risultato delle elezioni midterm americane determinerà la possibilità per l’attuale presidente Joe Biden di concorrere alle prossime elezioni presidenziali del 2024 e allo stesso tempo influenzerà le risposte dell’amministrazione USA per i prossimi due anni rispetto ai crescenti rischi di recessione e oltre a quelli dei mercati, in particolare per gli asset più volatili come il settore azionario e quello dei tassi di cambio.
Non ci sono presupposti positivi per la riconferma dell’attuale presidente e né tantomeno per il partito democratico; le elezioni midterm sono generalmente viste come un referendum sull’efficacia di un presidente e del suo partito durante i primi due anni del suo mandato, ma, nonostante la popolarità data dalle manovre in favore della green economy negli ambiti della tecnologia e delle infrastrutture, la crescente attenzione verso l’indebolimento dell’economia, l’aumento del costo della vita, i tassi di interesse più elevati dovuti all’apprensione dell’elettorato possono determinare un ritorno alle prossime elezioni presidenziali dell’ex presidente Donald Trump o addirittura portare al ribaltamento di consensi per il Senato e per la Camera dei Rappresentanti.
Il Senato appare l’organo politico più conteso, data la sua composizione vicina al 50-50 tra i due partiti, pertanto, la vittoria dei democratici avverrebbe con la conferma della situazione attuale mentre ai repubblicani basterebbero pochi seggi per ottenere la maggioranza.
Secondo molti siti americani che analizzano dati e previsioni politiche, sarebbe molto probabile la vittoria dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti (con una probabilità tra l’80% e il 90%).
Partendo da queste basi, individuiamo tre possibili scenari e conseguenti ripercussioni sui mercati: 1. I Repubblicani vincono alla Camera e i Democratici mantengono il Senato; 2. i Repubblicani vincono alla Camera e al Senato; 3. i Democratici mantengono Camera e Senato.
Nel caso di divisione tra le due Camere, con il Senato in mano ai Democratici, aumenterebbe l’attenzione del Presidente verso gli affari internazionali e in particolare verso la Cina, conducendo nei confronti di quest’ultima una politica commerciale più aggressiva con effetti positivi sul dollaro.
Dal punto di vista di tassi e azionario, con il Congresso al partito repubblicano, e quindi meno disposto alle politiche fiscali e di green economy, i tassi di interesse potrebbero dimostrarsi più efficaci ed essere quindi ridotti nel medio termine con effetti positivi per il settore azionario. La vittoria in entrambe le Camere da parte dei repubblicani potrebbe essere tradotta dai mercati in un aumento dei rendimenti degli asset, con l’aumento del rischio dei bond, e con una più marcata riduzione dei tassi d’interesse, con effetti valutari più difficili da prevedere. Un Congresso completamente controllato dai repubblicani incoraggerebbe il partito a proporre una legislazione sull’energia a favore della propria piattaforma politica, con proposte per aumentare le attività di petrolio e gas in vista del consolidamento del dominio energetico degli Stati Uniti e cogliere i profitti dalle esportazioni.
La vittoria dell’attuale schieramento in carica, una vera sorpresa per l’esito dei sondaggi, comporterebbe una maggiore difficoltà per il raggiungimento degli obiettivi previsti per l’inflazione al 2% e verrebbe percepito dai mercati come la prospettiva di una minore crescita, un rischio al ribasso per l’azionario con un impatto ad aumento sull’inflazione delle misure ambientaliste e quindi con più alti rialzi dei tassi del medio termine.
(Opinione di Cirdan Capital, gli investitori sono pregati di consultarsi con i loro private banker, consulenti finanziari prima di investire).