
(AGENPARL) – lun 17 ottobre 2022 invito. Milton Friedman è uno dei colossi dell’economia novecentesca e la sua opera con
Anna Schwartz è stata commentata, discussa, criticata, elogiata tante volte e con tanta
autorevolezza, che essere chiamato a parlarne non può che rendere sgomenti prima
Tra tutti, Ben Bernanke, ex presidente della Federal Reserve appena insignito del premio
Per organizzare questo intervento come le mie forze mi consentono, ho pensato di
cominciare richiamando per sommi capi l’evolversi del clima di opinioni sugli argomenti
trattati da Friedman e Schwartz (F&S) nel loro classico libro, dal tempo in cui esso apparve
a oggi, dedicando qualche cenno particolare all’Italia. Sono cose note, ma può essere utile
ripercorrerle insieme. Successivamente, ho pensato di presentare, nello spirito di F&S,
qualche semplice evidenza da cui partire, se qualcuno che abbia più tempo e capacità di
l’evidenza preliminare stimola domande più che fornire risposte. Concluderò con alcune
Ringrazio, senza coinvolgerli nelle opinioni espresse, Emilia Bonaccorsi di Patti, Giuseppe Ferrero,
Federal Reserve Bank of Dallas.
La storia del pensiero economico è piena di va e vieni. Quando nel 1963 F&S pubblicarono
, la loro posizione era piuttosto isolata (seppure, ovviamente, tutt’altro
anglosassoni, il dominio quasi incontrastato del pensiero economico di ispirazione
maestra per ricostruire l’economia mondiale a partire dalle macerie ancora più rovinose
della guerra. Ne erano elementi centrali due convinzioni: (1) che, da solo, il sistema
economico non presenta alcuna tendenza naturale al pieno impiego delle risorse; (2) che
(1936) aveva presto fatto seguito la formalizzazione di J. Hicks del 1937
, che
, si era consolidata la convinzione dell’esistenza di un
Gli sviluppi teorici avevano rivoluzionato anche l’approccio pratico all’intervento dello
Stato nell’economia, tra l’altro stimolando, in modo assai più intenso che in passato,
l’impiego di economisti accademici in posizioni di consulenza dei governi per la
soprattutto in ambito extra-accademico, che gli “esperti” avessero a disposizione tutti
gli strumenti necessari per minimizzare la disoccupazione, anche nel lungo termine, per
In Italia, l’allineamento avvenne con qualche ritardo. Nell’immediato dopoguerra
dominava ancora l’ortodossia classica incarnata
in primis
diverse
curve, riferite a diversi periodi e con qualche
indizio che la relazione fosse tutt’altro che stabile. L’articolo si concludeva con le seguenti parole: “
These
unemployment, wage rates, prices and productivity”
. A più di sessant’anni di distanza, non si può dire che
l’auspicio dell’autore non si sia realizzato; i lavori empirici sulla “curva di Phillips” saranno almeno qualche
della curva e della sua sostanziale inesistenza nel lungo periodo (cfr. A. W. Phillips,
Unemployment and the Rate of Change of Money Wage Rates in the United Kingdom
, 1861-1957, Economica,
Volume 25, Issue 100, novembre 1958, pp. 283-299). – Ovviamente Phillips non è stato né il primo né
l’unico a occuparsi di relazione tra mercato del lavoro e dinamica salariale, questione comunque centrale
in un modello dinamico compiuto dell’economia; ma la straordinaria fortuna della sua “forma ridotta”,
che lui stesso riconosceva bisognosa di molti approfondimenti teorici ed empirici, rimane degna di nota.
Di Einaudi è ben nota la distanza che volle esplicitamente prendere dal Keynes pre-
Teoria generale
Il mio piano non è quello di Keynes
, pubblicato sulla Riforma Sociale (marzo/aprile 1933, pp. 129-142).
Nel saggio Einaudi criticava l’opera di Keynes
The Means to Prosperity
; poneva l’accento sulle cause
stabilizzazione della lira dapprima, e poi con l’adesione al mercato comune europeo,
la cornice istituzionale entro cui prese forma il “miracolo economico”. Ma più in là,
con una nuova generazione di economisti
propensione globale all’intervento di regolazione macroeconomica si aggiunse anzi,
in coincidenza con i mutamenti del quadro politico, un peculiare accento nazionale sulla
ben rendere testimonianza della totale impronta keynesiana dell’economia che si
insegnava allora. Era un keynesismo maturo, sistematico; aveva certo perso qualcosa
scuola; era conscio del proprio status di ortodossia accademica. Il clima di allora mi
, non solo in onore dell’occasione di oggi, ma anche perché si tratta
il sentimento di emancipazione che colse le generazioni precedenti quando salutarono come una
”…
è più facile discernere il grande spartiacque tra la scienza economica degli anni trenta e
quella degli anni successivi (p. 529)
quasi trent’anni dopo l’apparizione della Teoria generale
di Keynes, lo status dell’economia, in larga misura del tipo abbinato al suo nome e al suo indirizzo
dell’umanità, posizione senza precedenti nella storia e ineguagliata da qualunque altra delle
In realtà, una costruzione che pareva poggiare su fondamenta così solide già traballava
(forse anche in questo caso i movimenti interessarono l’accademia italiana con un certo
Lezioni di politica economica
, su cui
intere generazioni di economisti italiani si sono formati, cominciarono ad apparire nel 1966. Chi l’ha
più distanti dalle sue. Mi dice I. Visco, che cito col suo permesso: “Era in buoni rapporti con Friedman
al credito e al moltiplicatore: era un’eredità del governatorato di Einaudi, dei lavori di Mortara e del
50 anni di vita italiana
Eric Roll,
Storia del pensiero economico
, Boringhieri, Torino, 1977.
Tuttavia, nell’ultima fase di questo periodo, l’autorità delle opinioni degli economisti
comincia a essere messa in dubbio, al punto che l’incertezza incomincia a insinuarsi nelle
dichiarazioni degli economisti stessi sia nelle questioni pratiche sia sui limiti di percezione
tendenza, da un lato a frequenti inversioni di rotta (“
stop & go
”), dall’altro a un aumento
tentativo di sfruttare il presunto
L’inconvertibilità del dollaro, dichiarata nel 1971 (con cui si estinse il sistema di
Bretton Woods e venne meno l’ancoraggio che, per quanto imperfettamente, esso
contemporanea; misero radicalmente in dubbio la convinzione che la curva di Phillips
politico che quegli avvenimenti scatenarono. Esso assunse tra l’altro anche connotazioni
prezzi suona ovvio, e in certi casi (come quello della BCE) è sancito dall’atto costitutivo
sui tassi in caso di eccessivo aumento dei prezzi, questa tendenza era presto invertita quando
l’attenzione del pubblico si concentrava invece sulla dinamica della disoccupazione (M. Goodfriend,
, Journal of Economic Perspectives, Vol. 21,
No. 4, 2007; C. D. Romer and D.H. Romer,
and Schwartz,
NBER Macroeconomic Annual, Vol. 4, 1989). – Già nella
autolimitarsi” (p. 853). Ma allora era chiaramente una posizione di minoranza.
Sul piano pratico, l’inversione di tendenza si realizza negli Stati Uniti con l’arrivo di Paul
comporta un innalzamento repentino del livello e della volatilità dei tassi di interesse.
Questa azione fu e resta discussa
; ma costituì un precedente fondamentale soprattutto
per la risolutezza con cui fu portata avanti. In realtà, la Fed non fu la prima a muoversi.
I due riferimenti fondamentali sono gli articoli di Kydland e Prescott e di Barro e Gordon
. Sotto
Ben Bernanke’s Fed: The Federal Reserve after Greenspan
, Harvard University
Press, Boston, MA, 2008, p. 46) menziona una proposta di legge mirata a forzare un allentamento
dimissioni per Volcker da parte di membri del Congresso, e numerosi tentativi da parte del pubblico
principale della Riserva a DC da parte degli agricoltori nel 1979. La Federal Reserve di Volcker rimase
ferma anche in questo clima di tensione; questa capacità di resistere segnò un precedente che verrà
Il picco del tasso di crescita annuale dell’indice dei prezzi al consumo fu del 13,6 per cento nel giugno
del 1980; l’indice scese al 2,9 per cento nel giugno del 1983. Risalì leggermente più avanti, per attestarsi
tra poco meno del quattro e poco più del cinque nei dieci anni successivi (fonte:
Bureau of Labor
Statistics
Si vedano, come esempio di punti di vista contrastanti,
What Remains from the Volcker
Experiment,
Federal Reserve Bank of St. Louis Review, Vol. 87,
marzo/aprile Parte 2, 2005
Woods (O. Issing,
Federal Reserve Bank of
St. Louis Review, marzo/aprile Parte 2, 2005). – Non tutto il successo della Germania nel combattere
indicizzazione salariale, per dirne una, fu un elemento importante; così come lo fu la rivalutazione del
F.E. Kydland e E.C. Prescott,
of Political Economy, Vol. 85, No. 3, 1977; R.J. Barro e D.B. Gordon,
banca centrale e tutelarne l’indipendenza. Sono questioni ben note e non occorre discuterle
scuola. Altre banche centrali rivendicano l’indipendenza della funzione come cardine per
: che dunque la
(sebbene si tentasse di ricuperare qualche
sul 1975 il Governatore
. Nel 1981, Governatore Ciampi, in una condizione politica e sociale
Considerazioni Finali
curioso parallelo nella risposta di William Harding, presidente della Federal Reserve nel 1919, a chi
rimproverava l’istituzione di non avere alzato il tasso di sconto quando sarebbe stato necessario (la
in Italy from the early 1970s to the adoption of the euro: a review
Molti (Toniolo, lo stesso Carli) pongono l’accento sul contesto: le condizioni di eccezionale tensione
politico-sociale allora prevalenti nel Paese non avrebbero comunque consentito scelte diverse di
in relazione ai mutamenti del contesto politico-sociale, contenuto in un nostro recente intervento
Banca d’Italia, 2021). Tuttavia, che la scelta fosse consapevole,
usata da
Gaiotti e Secchi mutuata da Sargent), “
under the constraints imposed by private demand for government bonds and the need to ensure the
Considerazioni Finali, Anno 1975,
e Tesoro, che abolì l’obbligo della Banca d’Italia di agire da acquirente residuale dei titoli
I principali lasciti di quell’epoca furono dunque la rinnovata attenzione alla stabilità dei
per quanto riguarda le forme in cui essi si esplicavano, negli anni successivi alla grande
sembrò perdere gradualmente rilevanza: nell’evidenza empirica, nella teoria, nella prassi.
Le cause del venir meno di questa relazione sono discusse. Ne fanno presumibilmente
i costi di produzione accrescendo il contenuto di lavoro a basso costo incorporato nel
intertemporale tramite accorgimenti istituzionali che garantissero l’indipendenza e la
Nel 1989, la banca centrale della Nuova Zelanda adotta per prima una strategia di
; molte altre seguiranno, in una forma o in un’altra
. Anche negli Stati Uniti,
Così il Governatore Ciampi: “Il ricupero del bilancio pubblico come strumento di politica economica sta
Considerazioni Finali, Anno
M. Woodford,
NBER Working paper,
Si veda, per esempio,
J.B. Taylor,
in Carnegie-Rochester
Conference Series on Public Policies, Vol. 39, North-Holland, 1993
. Si veda anche la prefazione di Taylor
Per una rassegna si veda L
Leidermann, L.E.O. Svensson (eds.),
(inizialmente “sotto il 2 per cento”), in linea con le principali altre banche centrali, gli
sistematicamente di più del tasso di riferimento; la dinamica dei prezzi rimane invece
2 per cento” e riduce il ruolo del “primo pilastro” a quello di un “
occorrerebbero un altro Friedman e un’altra Schwartz, e chi vi parla non è certo pari al
Prima di procedere, però, gioverà un breve sunto delle modalità operative con cui la
In un sistema monetario moderno, la banca centrale fornisce due tipi di moneta: contante
(circolante) e riserve. La quantità di contante fornita a famiglie e imprese è interamente
determinata dalla loro domanda: le banche centrali soddisfano la domanda di contante
Lavori di qualità però non mancano, anche se nei tempi più recenti il focus sugli aggregati si attenua.
intermediari ogni volta che i depositi bancari vengono trasferiti o viene restituita
strumento per fornire riserve al sistema bancario. Fino a ottobre 2008, l’Eurosistema
di liquidità delle banche basata sulle consistenze pregresse dei depositi. Da ottobre 2008
che dal 2008 le banche possono richiedere qualunque quantità di riserve, a condizione
Nel gennaio del 2015, con i tassi di interesse ormai in prossimità del loro limite inferiore,
l’Eurosistema (come altre banche centrali) passa a un’esplicita strategia di accomodamento
attraverso cui operano questi programmi è la riduzione dei tassi di interesse a medio e
lungo termine tramite l’acquisto di obbligazioni pubbliche e private a varie scadenze.
Tuttavia, quando la banca centrale acquista un’attività, crea contemporaneamente
riserve. Se i titoli venduti alla banca centrale erano precedentemente nei portafogli delle
famiglie o delle imprese, l’aumento delle riserve è accompagnato anche da un aumento
dopo l’adozione della strategia di
[Figura 1]. Le riserve di banca
centrale crescono di circa il 400 per cento durante la crisi del debito sovrano e del 1700
per cento tra gennaio 2015 e maggio 2022. La dinamica dei depositi di famiglie e imprese,
Una parte consistente degli acquisti di attività nell’ambito dell’APP e del PEPP non ha coinvolto
presenza di ampie variazioni, che non è ovvio come debbano essere trattate analiticamente
in questo contesto. A titolo puramente esplorativo, i colleghi che mi hanno aiutato a
preparare queste note hanno riportato nella Figura 3 un insieme di correlogrammi che
per due diversi sotto-periodi. Essi confermano tanto l’esistenza di una correlazione nel
periodo più recente, quanto la sua instabilità nel corso del tempo. La correlazione tra la
sono dunque dati da prendere come evidenza di rapporti causali. I movimenti delle
variabili, specie nel periodo più recente, sono inusualmente repentini e risentono di
solo che è stata poco utilizzata, a torto o a ragione, nei tempi più recenti. Presentarla non
vuole essere altro che uno stimolo a compiere analisi meglio fondate e più approfondite.
nasca con Friedman
In un senso banale la relazione è ovviamente vera: poiché il livello assoluto dei prezzi
parlare. In un’economia di puro baratto esistono solo prezzi relativi. Appena meno
banalmente, per quanto complessi e mal compresi siano i meccanismi che generano le
di transazione. In particolare, esse sono ponderate per i loro tassi di rendimento, che sono indicatori
Con un approccio comune a numerosi lavori sulla moderna teoria del ciclo economico, le correlazioni
incrociate non vengono qui calcolate sulle serie temporali grezze ma sulla loro componente ciclica.
Measuring Business Cycles: Approximate Band-Pass Filters for Economic
Time Series,
medie mobili e alcuni risultati della teoria della frequenza per estrarre dalle serie grezze le componenti
cicliche relative alle frequenze a cui si è interessati. A ogni buon conto, utilizzando le variazioni percentuali
Che la enunciò peraltro non nel libro con A. Schwartz, ma altrove, sebbene nello stesso anno:
Il problema nasce quando dall’identità si intende ricavare una teoria e una prescrizione
la conclusione del libro di F&S è triplice: (1) che la velocità è “estremamente” stabile
(o, diremmo piuttosto noi, inerziale, nel senso che si muove molto lentamente
e regolarmente alle basse frequenze: pp. 923ss.); (2) che nonostante i profondi
nonostante il diverso impatto delle tante vicende – economiche e istituzionali, di pace
natura esogena della moneta, implicita nella versione completa della frase di cui sopra:
solo da un più rapido aumento della quantità di moneta rispetto a quello del
” (sottolineatura mia). Come abbiamo visto, a seconda delle circostanze storiche
. Anche se è la curva
La questione dunque non è tanto se la banca centrale
le quantità, quanto se le quantità
abbiano senso
La questione dell’equivalenza tra regole basate sul tasso di interesse e regole basate sulla quantità
Storia
contemporanea razionalizzazione teorica dell’opportunità di avere un banchiere centrale
secolo, se la strategia iniziale della BCE continuava a contemplare formalmente un primato
informativo degli aggregati parve attenuarsi e l’attenzione scemò. Per vent’anni del
, può venire il dubbio che una disattenzione totale
tutt’altro che “estremamente” stabile; che essa dipenda (oltre che dal ciclo, come anche
) dalla tecnologia, dal costume, dal costo-opportunità e da cento
altri fattori che non comprendiamo bene. Ma proprio perché non li comprendiamo bene,
e perché abbiamo osservato forti variazioni in una direzione, non possiamo escludere che,
shock ai prezzi dell’energia può scatenarlo all’improvviso.
chiaramente a scanso di equivoci, è stata essenziale in quel momento per evitare una
per via esogena repentini aumenti dei prezzi dei beni e dei servizi, va scongiurato il
in senso causale, è generalmente “
V ad esempio pp. 757ss., 924-25. Nonostante la loro conclusione generale prima succintamente
di V non facilmente riconducibili a morivi ciclici. Si vedano per esempio, con riferimento al periodo
stato (in Europa) il prezzo dell’energia e delle
un libro di teoria né un manuale prescrittivo di politica. È un libro di storia economica.
Dirò di più: è un libro di storia tutta narrata, in cui l’elemento quantitativo è rappresentato
fa impressione – in un testo che contiene le impegnative conclusioni generali di cui ho appena
su un’estesa, direi monumentale, base di fonti. Guerre e trattati di pace, leggi e movimenti
ipotesi su che cosa sarebbe potuto succedere se un certo personaggio non fosse morto
prematuramente o se un certo dispaccio fosse partito un giorno prima.
Tutto questo rende la lettura appassionante (almeno a tratti: non arrivo a sostenere che
status epistemologico delle conclusioni che si traggono da una massa di dati e osservazioni
enorme, ragionata ma non super-sistematica, e ribelle a un vaglio quantitativo rigoroso? Non
prevalente, ma considerato imprescindibile per raggiungere conclusioni, positive o normative
obbligano a formulare ipotesi in modo preciso e coerente, e consentono di sottoporle al test
etto all’evidenza narrativa.
Si potrebbe concludere banalmente che entrambi gli approcci sono utili e necessari,
e che entrambi sono fecondi nelle mani dei grandi, e magari sterili in altre. Ma poiché
quantitativa a cui ho fatto cenno durante questa presentazione meriterebbe forse un po’
comunque mente aperta, attenzione ai fatti concreti, e magari un po’ di eclettismo:
del quale, del resto, l’arte del banchiere centrale non ha mai potuto del tutto fare a meno.
Tassi di crescita annuali (%)
Tassi di crescita annuali (%)
Cross-correlazione tra la crescita annuale di M3-Divisia (t) e quella dell’IACP headline