
(AGENPARL) – lun 05 settembre 2022 [Apri nel browser](https://urldefense.com/v3/__https:/5ij0r.r.a.d.sendibm1.com/mk/mr/9tkBr6y7pbXX1yJVwNTmIYzFjraq4SxeIgRYnoc2FyIfYeCntJqqMUfBWQ0wtoo_uQU8Y3hoqK6p5L5QO4uQvzQ1s6-m4Rus1Kr58jjppD96meo72vSNhHH_L5TMOFQnzOpO7kUc__;!!BupLon6U!sZn1VnZJwNE_tC8LT7Ghz80zQ-Ioe_vWD58Qmm5nrLr2_6ScXoKCiSz1RMIjUfDUlqWWPKF_6KtHIo3dsP1zm2bCjg25cn5H$)
Settembre 2022 | Issue #3 | Crediti d’imposta e moneta fiscale
SUPERBONUS 110% – E ADESSO CHE SUCCEDE?
Da quando il Decreto Rilancio è diventato realtà nella primavera di due anni fa, il Superbonus 110% è sicuramente uno dei temi su cui privati e imprese hanno posto e continuano a porre grande attenzione.
Prima della recente crisi di Governo che ha portato alla caduta dell’Esecutivo, il Premier Draghi aveva annunciato l’impegno ad affrontare le criticità nella cessione dei crediti fiscali, riducendo però le percentuali del contributo. “Il problema non è il Superbonus, ma il meccanismo di cessione dei crediti disegnato senza discrimine o discernimento”, aveva dichiarato.
A questo punto la domanda è lecita: cosa ne sarà del Superbonus, data l’attuale situazione politica nel nostro paese?
Intanto, è doveroso sottolineare come la maxi agevolazione voluta dal Movimento 5 stelle abbia avuto le sue ricadute positive: dai 38,7 miliardi di euro investiti dallo Stato si sarebbero generati 124,8 miliardi di euro, cioè il 7,5% del Pil. Dati confortanti che però si scontrano anche con le numerose frodi che hanno caratterizzato il percorso di questo bonus. Sembra, quindi, molto probabile una stretta sulla misura anche se non si sa ancora come potrà operare un Governo relegato al disbrigo degli affari correnti e urgenti.
La detrazione del 110% dovrebbe rimanere fino alla naturale scadenza prevista e, intanto, Dario Costantini, Presidente Nazionale CNA, ha fatto sapere che verrà garantito il riconoscimento delle somme alle imprese che hanno già fatto i lavori e che hanno anticipato i soldi per conto dello Stato.
Intanto, nel DL Aiuti già lo scorso 17 maggio era stato previsto un allentamento del sistema di cessione del credito.
Il tentativo era quello di sbloccare il sistema ed estendere questa norma a tutti i crediti pregressi.
L’aggiunta di un’ulteriore operazione, oltre alle tre previste, è ammessa solo verso correntisti qualificabili come clienti professionali e partite Iva.
Per questa ultima categoria, vale soltanto per le somme derivanti da cessioni comunicate dopo il 1° maggio 2022.
Ciononostante, il mercato del credito è diventato una corsa ad ostacoli con banche sempre più esigenti poiché rischiano di non poter scaricare per intero le somme.
Altro nodo da sciogliere è la responsabilità in solido dei concessionari nella cessione del credito.
Nel caso in cui il cessionario abbia omesso il ricorso alla specifica diligenza richiesta, infatti, si configura la sua responsabilità in solido, la responsabilità in solido del fornitore che ha applicato lo sconto e dei cessionari per il pagamento dell’importo maggiorato di sanzioni e interessi.
A questo proposito l’articolo 2055 del Codice Civile disciplina la responsabilità solidale, stabilendo che se il fatto dannoso è imputabile a più persone, tutte siano obbligate in solido al risarcimento del danno.
Aspetto ripreso anche dall’articolo 121, comma 6 del Decreto Legge n. 34/2020 (Decreto Rilancio) a proposito di Superbonus 110%, dove la responsabilità solidale deve venire valutata caso per caso nella singola istruttoria.
Il livello di diligenza richiesto è legato alla natura del cessionario, in particolare intermediari finanziari e banche, per i quali è richiesta l’osservanza di una qualificata ed elevata diligenza professionale.
Ciascun cessionario, in conclusione, deve sempre valutare, quando compensa i crediti fiscali acquisiti, di aver preventivamente operato con la necessaria diligenza all’atto dell’acquisto.
Tirando le somme, al 30 giugno 2022 i dati del Superbonus 110% ci raccontano di un totale di investimenti ammessi alla detrazione di 35,2 miliardi di euro.
Si tratta di 4,6 miliardi di euro in più rispetto a maggio, mese in cui i fondi stanziati dal governo erano terminati.
L’auspicio è che il prossimo esecutivo non solo conservi la misura, ma estenda la cessione del credito alla luce dell’impatto decisivo che essa ha avuto sul mercato edilizio e non solo.
Moneta fiscale: come liquidare il credito d’imposta?
Un argomento fortemente discusso negli ultimi due anni è stato quello del credito di imposta, visto come equazione della moneta fiscale. Al fine di incentivare gli investimenti dei cittadini, lo Stato italiano ha adottato lo strumento del credito di imposta. L’iter è semplice: l’imprenditore o la persona fisica che realizza lavori di investimenti indirizzati verso uno scopo e una priorità, dettata dal governo del paese, matura nei confronti dello Stato un credito che gli consente, negli anni successivi, di risparmiare dalle tasse una percentuale variabile in base all‘agevolazione concessa. Dal momento che tali crediti sono trasferibili ad istituti bancari, intermediari finanziari ed altri enti, diventano, di fatto, moneta fiscale. Questa circolarità non permette soltanto di spingere gli investimenti, ma apporta benefici anche ad altre categorie operanti nel mercato di liquidazione dei crediti di imposta. Le motivazioni alla base della scelta del Governo di emettere moneta fiscale risiedono nelle agevolazioni destinate al cittadino al fine di incentivare gli acquisti: il valore del credito di imposta risiede nel fatto che una certa somma spesa oggi si trasforma in sconto fiscale, quindi in una certa somma di tasse risparmiata domani. Inoltre, imprese e famiglie avranno la possibilità di monetizzare il credito maturato nei confronti dello Stato, trasformandolo in liquidità. Da un punto di vista imprenditoriale la moneta fiscale può essere considerata a tutti gli effetti un mezzo semplice ed efficace per ottenere liquidità. Ai soggetti privati, noi di Finanza.tech consigliamo di prendere consapevolezza del potenziale insito in questa agevolazione. L’investimento effettuato comporta un esborso iniziale, che, a sua volta, genera un meccanismo virtuoso in grado di mettere in moto l’economia. Inoltre, il valore residuo dell’immobile su cui si è investito (si pensi ai lavori di ristrutturazione), a fronte dell’investimento, avrà un valore più alto rispetto a quanto lo stesso valeva prima.
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Come sta evolvendo la cessione del credito
Con cessione del credito si intende un accordo grazie al quale il creditore trasferisce il proprio diritto di credito a un terzo soggetto, che a sua volta lo riscuoterà dal debitore. Questo meccanismo è valido per tutti i bonus casa ed edilizi, come il bonus ristrutturazione e il Superbonus 110%. In questo caso il credito oggetto di trasferimento è di natura fiscale, dunque il debitore è lo Stato che restituirà il debito consentendo al soggetto creditore di risparmiare dalle tasse, negli anni successivi, una percentuale variabile in base all‘agevolazione concessa. Le politiche economiche nazionali sono da sempre uno degli elementi cardine su cui l’economia di un paese deve innestarsi e in questo contesto quella dei crediti d’imposta per l’edilizia è stata una delle più importanti messe in piedi dal nostro governo. Il Superbonus e la possibilità di poter cedere i crediti permettendo anche lo sconto in fattura, hanno quindi risollevato le sorti del settore dell’edilizia. La possibilità di cedere il credito genera, infatti, un circolo virtuoso per l’intero sistema che ripaga la spesa fiscale dello stato. Questo scenario ha purtroppo favorito, nel corso dello scorso anno, il manifestarsi di frodi relative alle detrazioni e alle agevolazioni fiscali edili e per questo motivo da novembre 2021 si sono susseguiti una serie di decreti che aggiustassero il tiro sulla possibilità o meno di cedere il credito d’imposta. A gennaio, ad esempio, il decreto Sostegni ter aveva stabilito il divieto di cedere il credito di imposta più di una volta. Questo nuovo provvedimento ha portato diversi istituti bancari a sospendere la cessione del credito del Superbonus 110% sulle nuove pratiche causando una frenata della spesa, con importanti ripercussioni anche sul gettito a favore dell’erario sotto forma di Iva, Irpef/Ires e Irap. Per questo motivo, poco tempo dopo, il Consiglio dei Ministri ha emanato un nuovo decreto che rivedesse e correggesse il decreto Sostegni ter, rendendo di nuovo possibili le cessioni multiple e introducendo limiti e sanzioni più dure per i “furbetti” del Superbonus. I bonus, inoltre, saranno riconosciuti solo a chi applica CCNL di settore stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative.Un’iniezione di fiducia nell’istituzione finanziaria che ha rimesso in moto il Superbonus 110% che, nonostante la caduta del Governo Draghi, dovrebbe rimanere fino alla naturale scadenza.
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Fabio Pisano
Marketing & Communication Manager
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Alfiero Rodi