
(AGENPARL) – Roma, Martedì 9 Ago 2022 – Il peso dell’inflazione grava sulle famiglie la cui economia è minata dagli aumenti dell’ultimo anno che hanno raggiunto il 58% sui prodotti alimentari essenziali.
I dati analizzati da Coldiretti espongono una situazione in continua evoluzione; salgono i costi del pane (+58%) e della pasta (+34%). In salita di oltre il 10% anche i prezzi di carne, pesce, frutta e verdura. Sugli aumenti incidono inflazione ed elevati costi di produzione, caro energia.In un anno, i prezzi della carne e del pesce sono aumentati di oltre il 10%, la verdura del 14%, l’olio di semi di girasole costa addirittura il 37% in più, la frutta fresca 11% in più ed il trend è ancora in salita a causa dell’inflazione, del caro bollette e l’instabilità dei mercati in parte sono causati anche dalla guerra in Ucraina.
Gli aumenti dei costi di produzione incidono significativamente sulla spesa delle famiglie, costrette a subire i costi in salita del pane di grano duro (+58,7%), della pasta (+34,6%) e degli olii (+89,6%). Da segnalare la crescita dei prezzi anche per il pesce: le sogliole costano il 37,9% in più rispetto l’anno scorso, per i meloni gialli si spende il 33,6%, per le zucchine si raggiunge quota +33,3%.I produttori non stanno meglio schiacciati dall’elevato costo delle bollette, dei mezzi di produzione, dalla mancanza di manodopera specializzata, costo del lavoro, e cambiamenti climatici che distruggono intere produzioni sempre più sovente. Agricoltura precaria in tutti sensi.
Gli aumenti colpiscono duramente, l’intera filiera agroalimentare italiana, a partire dalle campagne, Coldiretti descrive un quadro disastroso: “Più di un’azienda agricola su 10 è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività, il 30% delle imprese si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo. In agricoltura si registrano, aumenti dei costi che vanno dal 170% per i concimi al 90% per i mangimi, fino al 129% per il gasolio”. Un dei problemi che da sempre vengono lamentati dagli agricoltori, e dalle loro associazioni consiste nella dipendenza alimentare dall’estero che a cui è assoggettato il nostro Paese; Solo nel 2022 le importazioni di prodotti agroalimentari quali grano per il pane e mais per l’alimentazione degli animali, sono cresciute di quasi un terzo, con un conseguente abbassamento degli standard di qualità e sicurezza alimentare. L’Italia, negli ultimi 25 anni ha perso un quarto della propria superficie coltivabile ed è adesso obbligata ad importare il 62% del grano per il pane, il 35% di quello necessario per la pasta, ma anche il 46% del mais e il 73% della soia. La situazione di criticità perdura già da troppo tempo, sono necessari, accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali le quali debbono incominciare a comprendere che non è per nulla scontata la produzione agricola sufficiente a soddisfare il fabbisogno dei mercati nazionali.
C’è il rischio che il nostro Paese che non si conduca una seria politica agricola, il fallimento inesorabile di migliaia di aziende porterebbe al conseguente accaparramento dei fondi, da parte di ricche multinazionali e speculatori esteri senza scrupoli. E’ a rischio il Made in Italy.
A causa del Land Grabbing o accaparramento delle terre che saranno trasferite in mano a pochi e grandi proprietari, la sicurezza alimentare e la sanità dell’ambiente, potrebbero essere messe ulteriormente a rischio. Pe evitare la catastrofe dobbiamo perseguire, precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi, che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede anche la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali ed alle speculazioni.