
(AGENPARL) – Riceviamo e pubblichiamo una lettera di alcuni genitori della scuola italiana Italo Calvino di Mosca.
La “Italo Calvino” è l’unica scuola italiana operante a Mosca (e in tutta la Federazione Russa).
Si tratta di una scuola non statale, che da quasi mezzo secolo svolge un’importante funzione a beneficio sia di famiglie della comunità italiana di Mosca, che di famiglie russe che apprezzano i contenuti e i metodi del sistema scolastico italiano.
Essa copre tutti i gradi di tale sistema, dalla materna al liceo, e da ormai parecchi anni ha ottenuto la qualifica di scuola paritaria.
In quanto non statale, pur operando sotto l’egida della Rappresentanza diplomatica italiana a Mosca, e in particolare sotto la supervisione istituzionale dell’Ufficio scolastico del Consolato Generale, essa si regge pressoché per intero su risorse finanziarie fornite dalle famiglie degli alunni che la frequentano.
Ricordiamo a tutti che la scuola si mantiene grazie ai contributi della maggioranza dell’utenza russa che apprezza e condivide il sistema educativo italiano da quasi 50 anni e vorrebbero continuare a mandare i loro figli a studiare alla Calvino, ma che non conta niente nella gestione della Scuola.
Nonostante goda del privilegio di essere l’unica istituzione scolastica italiana in Russia, e pur funzionando da ormai molti anni, la “Calvino” non è mai riuscita a diventare una realtà di consistenti dimensioni quanto a numero sia di studenti che di insegnanti soprattutto da quando è entrata sotto completa copertura delle Autorità italiane di Mosca sia per Covid e per ultimi episodi dovuti al conflitto in Ucraina che hanno intervenuto per posizionare ai vertici della Scuola le persone a loro comode e compiacenti.
La causa, certamente non unica, è dovuta alla quasi totale assenza di sostegno finanziario pubblico. Ma non è da escludere che la sua mancata crescita sia dipesa anche da una modalità di gestione che non ha saputo programmare e attuare obiettivi di lunga scadenza.
Almeno fino a pochi anni fa le sue modeste dimensioni non hanno impedito alla scuola di garantire comunque un servizio più che dignitoso, e il suo funzionamento era motivo di soddisfazione sia delle famiglie che dei docenti.
Definire critica la situazione attuale della scuola è dire poco.
Nel corso degli ultimi quattro anni la situazione della “Italo Calvino” è andata sempre più degradando: prima a causa dell’infelice scelta e dell’opera di un responsabile della didattica, che aveva anche l’incarico della gestione amministrativa; poi a motivo di una gestione amministrativa, separata da quelle didattica, da subito apparsa inadeguata e opaca, oltre che miopemente aziendalistica, che ha scontentato tutti (genitori e insegnanti) ed che ha avuto negative ricadute sulla qualità dell’insegnamento.
Certo, c’è stato di mezzo anche un biennio di pandemia, e, più di recente, l’avvio di una grave crisi nelle relazioni internazionali che ha la Russia come suo epicentro. Ma attribuire solo a queste circostanze lo stato di crisi profonda in cui versa oggi la scuola significa essere poco onesti, prima di tutto con se stessi.
I segnali di questa crisi sono evidenti.
– Nel corso degli ultimi anni la scuola è arrivata a perdere più un terzo dei suoi utenti: responsabili solo la pandemia, la crisi internazionale e le sue conseguenze economiche? Quando una scuola perde in poco tempo una quantità così alta di iscritti attribuire la causa a fattori solo esterni significa voler nascondere dietro un dito qualcosa di grosso, come, prima di tutto, l’insoddisfazione delle famiglie per la sua gestione e per la qualità della sua offerta formativa.
– Al termine di quest’anno scolastico un esodo di massa di insegnanti ha costretto all’indizione di una procedura comparativa per individuare e reclutare ben dodici nuove figure che sostituissero altrettanti docenti che hanno deciso di abbandonare la scuola. Anche questo esodo di massa ha avuto giustificazioni che da sole risultano poco convincenti: l’apertura per molti insegnanti di possibilità di lavoro in Italia, le preoccupazioni derivanti dalla variata situazione locale…. No, sappiamo per certo che una parte consistente di docenti ha deciso di abbandonare la scuola anche e soprattutto per altri motivi, riconducibili tutti a un sentimento di profonda insoddisfazione, di disaffezione e di frustrazione per un trattamento, da parte dei vertici gestionali e amministrativi della scuola, sempre più distante, impositivo e irrispettoso. Un’assoluta mancanza di comunicazione e di giustificazione di decisioni prese ha caratterizzato i rapporti tra l’amministrazione della scuola e i docenti. Le loro richieste di spiegazione sono state sempre o ignorate, o trattate come petulanti lagnanze di privilegiati. Ad “accordi”, corredati di “tariffari” ogni anno più micragnosi, e soprattutto mai concordati, si è sempre chiesto di apporre una semplice firma che implicava una integrale e incondizionata accettazione di quanto in essi contenuto.
Una corda troppo tirata a un certo punto si è spezzata. Eppure non pochi erano stati i segnali di malcontento che non si sono voluti cogliere. C’è da meravigliarsi non del fatto che in tanti abbiano deciso di dire no al rinnovo dell’incarico, ma che non siano stati di più, e che ciò non sia avvenuto prima.
E abbiamo motivo di credere che i pochi docenti reclutati dall’Italia che hanno deciso di rimanere non lo abbiano fatto perché “felici e contenti” di lavorare alla Calvino, ma nonostante lo scontento e la frustrazione, e in attesa della prima occasione buona per evadere anche loro.
Come genitori possiamo assicurare che, anche tra di noi, quanti hanno iscritto o iscriveranno ancora i loro figli alla “Calvino” non lo hanno fatto e non lo faranno perché soddisfatti della scuola, ma unicamente perché non hanno alternative per assicurare loro una formazione scolastica italiana.
Francamente non crediamo che sia un gran motivo di orgoglio per una scuola avere utenti e professori che continuano a sceglierla solo per assenza di alternative.
Già sembra certo che con molta fatica quest’anno si riuscirà a raggiungere, o a superare di poco, la quota di cento studenti alla “Calvino”, e che con maggiore fatica si riuscirà a reperire un numero di docenti che copra quello di quanto sono andati via.
E di fronte al calo degli iscritti e all’abbandono di tanti insegnanti l’amministrazione della Scuola non ha trovato di meglio da fare che aumentare in maniera consistente le rette, e ridurre per l’ennesima volta i compensi dei docenti.
C’è da chiedersi in mano a chi sia veramente la scuola. Ufficialmente in mano ad un Ente Gestore di cui fanno parte rappresentanti dei genitori e membri nominati dalla Istituzione diplomatica, con un Presidente (peraltro introvabile) espressione di quest’ultima; ma abbiamo motivo di credere che la gestione della “Calvino” sia impropriamente del tutto altre mani, e che obbedisca a interessi estranei alla scuola, estranei cioè alla finalità per cui è istituita, la formazione dei ragazzi che le famiglie ad essa affidano e di cui sostengono quasi per intero il peso finanziario.
Che la “Calvino” abbia perso la sua autonomia è un’impressione netta tra noi genitori, e tale impressione è stata prodotta da qualche pensierino che qualcuno di noi ha fatto sul modo e sui criteri reali con i quali due anni fa sono prescelti i vertici della Scuola, il coordinatore didattico e, soprattutto, la direttrice amministrativa, peraltro entrambi oggi dimissionari, e i cui ruoli dovranno essere ricoperti da nuove figure.
Speriamo, senza troppa speranza, che questa volta si operi in maniera diversa.
In questi giorni da organi di stampa on line abbiamo appreso notizie che ci hanno fatto riflettere sulla situazione della “Calvino”: siamo venuti a sapere che la Scuola Italiana di Lusaka (nel remoto Zambia) ha ben 400 studenti; che la Scuola Italiana di Pointe Noire (nell’altrettanto remota Repubblica del Congo) ha annunciato con soddisfazione un importante aumento di iscrizioni.
Per capire il valore di un simile istituto bisogna pensare che a Lusaka, in Zambia città con 1,3 milioni di abitanti, la scuola Italiana vanta la presenza di oltre 400 studenti, mentre la Calvino di Mosca a fatica supererà i 115 alunni.
Perché in due scuole italiane analoghe alla “Calvino”, peraltro collocate in realtà territoriali con problemi di molto più grandi di quelli che si possono vivere oggi in Russia, le iscrizioni di studenti sono così tanto numerose, e in crescita, mentre nella nostra scuola di Mosca si soffre di penuria di iscritti e da essa gli insegnanti scappano in una città con più di 15 milioni d’abitanti?
L’unica risposta che ci sentiamo di poter dare a questa domanda chiama in causa la sua gestione, la sua amministrazione. Che non può non essere chiamata in causa solo che si osservi il fatto che, mentre si decide di aumentare le entrate con un incremento dei costi di frequenza, si risparmia su tutto, non solo sui compensi dei docenti ma persino nella manutenzione e sostituzione di mal ridotti infissi ed elementi di arredamento essenziali (a partire da banchi e sedie), della dotazione elettronica (computer, LIM) non funzionante, e che, pur ospitando un liceo linguistico, è priva di un laboratorio linguistico.
Questa risposta produce in noi genitori un’altra domanda importante: qual è la reale situazione economico-finanziaria della Scuola? La reale situazione, non quella che compare nei bilanci annuali che molti indizi ci portano a credere di credere che siano di molto distanti dalla realtà.
Questo nostro appello-denuncia è dettato da una grande preoccupazione, quella (lo diciamo con chiarezza e amarezza) che il declino della Scuola vada avanti e che porti a una situazione irreversibile che potrebbe comportare la sua estinzione, con gravissimo danno per il futuro dei nostri figli.
Occorre, ed esigiamo, che si ponga rimedio a questa situazione, che si faccia di tutto per produrre una inversione della tendenza in atto, che si avvii un modo di gestire che segni una netta discontinuità rispetto a come è stata gestita negli ultimi anni.
I genitori hanno espresse più volte le loro perplessità su chi ha il controllo effettivo della Scuola Italo Calvino. Chi sceglie il Preside e il Direttore Amministrativo …. sempre tramite solite raccomandazioni impartite dall’Ambasciata e Consolato? Ricordiamo che ciò deve avvenire tramite il concorso pubblico esteso a tutti. Come vengono scelti i docenti e chi se ne occupa della loro permanenza a Mosca, e poi chi gestisce realmente la segreteria e la contabile che da anni fanno il bello e brutto tempo con noi genitori e docenti? Perché l’attuale presidente dell’Ente Gestore, che è stato nominato tra l’altro non rispettando le clausole dello statuto della Scuola, non risponde alle domande dei genitori sui fatti critici sollevati da essi sulla contabilità della Scuola? Insomma, chi realmente controlla i vertici della Scuola e la sua finanza dietro le quinte? Queste sono cose chieste dai genitori alle Autorità Italiane a Mosca e rimaste senza risposta.
Alcuni genitori hanno più volte tentato di comunicare dissenso e disponibilità ad aiutare, scrivendo alle Autorità italiane di Mosca ricevendo le solite risposte di circostanza in politichese, nonché il consiglio di stare al proprio posto.
E vorremmo raccomandare sia di evitarci le solite risposte vaghe, diplomatiche ed evasive, e le rassicurazioni ottimistiche come quelle che ci sono state date fino ad ora dall’Ambasciata d’Italia a Mosca, sia che ci si ripeta l’irrispettoso rimprovero: non è solo perché pagate che potete pretendere di …